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Cultura

IN MARCIA SULLA LINEA CADORNA

ROSALBA FERRERO - 17/12/2011

 

un tratto della Linea Cadorna

La Linea Cadorna è un imponente manufatto dell’arte militare del ‘900 che non ha eguali in Europa: opera di alta ingegneria militare, costruita per raggiungere la displuviale, così da permettere a chi doveva difendersi di non trovarsi in una situazione di minorità. Si snoda lungo il perimetro delle Alpi da Etroubles al Monte Legnoncino: in una logica legata al tatticismo ottocentesco in cui era fondamentale la strategia di difesa dei confini, doveva essere realizzata per impedire possibili invasioni da parte di paesi limitrofi.

Fu realizzata tra il 1915 e il 1917; il progetto originario, accantonato per la mancanza di fondi e per il succedersi degli eventi a livello europeo, risale già al 1862, quando lo Stato Maggiore Italiano progettò la fortificazione delle frontiere tra Piemonte e Lombardia e la Svizzera (il Veneto diventerà parte dell’Italia solo nel 1866!) per tutelare da una possibile invasione revanchista dell’Impero austroungarico attraverso il territorio elvetico; fu abbandonata dopo l’ultimo conflitto mondiale quando le nuove tecniche belliche ne decretarono l’obsolescenza.

Riveste oggi notevole interesse storico-culturale e negli ultimi anni la Provincia di Varese ha iniziato l’opera di tutela del tratto che è presente sul nostro territorio, in sinergia con l’attività volontaristica dei rappresentanti dell’ANA (Associazione nazionale alpini), in particolare di Cuasso, che si adoperano per tenere in ordine i camminamenti e rendere agibili i manufatti. Ora si punta a un ulteriore passo nella valorizzazione di questa ricchezza storica del territorio. È obiettivo di primaria importanza per la forte vocazione turistica del Varesotto, in questo particolare momento di congiuntura economica, attraverso una lodevole iniziativa della Provincia, che con i rappresentanti dell’NRDC-Ita (Nato rapid deployable corps-Italy) di stanza a Solbiate Olona e con gli Alpini della Sezione di Varese, presenti coi gruppi di Varese e di Cuasso, ha organizzato la marcia sportiva Provincia di Varese, proprio lungo il percorso della Linea Cadorna. È un’occasione d’oro per fare conoscere ai militari della NATO partecipanti alla gara e allo staff organizzatore, per buona parte di nazionalità internazionale, questo preziosa realtà presente sul territorio.

Per i militari della caserma Ugo Mara la marcia è una forma di addestramento che, come spiega il generale Servillo, ha lo scopo di esercitare un contingente a muoversi in un territorio di montagna, è una tappa del lungo iter di addestramento del personale che potrà essere impegnato in missioni di pace fuori area, in territori con caratteristiche ambientali simili a quelle delle aree pre-alpine e alpine; inoltre affina il grado di preparazione individuale. L’esigenza di trovare congrui spazi di allenamento, ha portato il comando NATO a privilegiare l’itinerario della Linea che si snoda in soli sei chilometri su di un dislivello di settecento metri: la difficoltà della marcia non sta nella lunghezza – il tempo di percorrenza è comunque fissato in quattro ore – ma nell’alternanza dei dislivelli che si incontrano in un tratto relativamente corto e costituiscono un saliscendi continuo molto impegnativo, inoltre i marciatori portano sulle spalle lo zaino di tipo alpino affardellato con un peso simile a quello previsto per le marce in montagna, non essendo un’attività di tipo “operativo” l’equipaggiamento non prevede armamento né munizionamento né altri elementi di protezione individuale.

Lo scenario che si offre ai marciatori è suggestivo: la linea si affaccia per buona parte del suo tracciato sul crinale cui fa da sfondo il lago di Lugano e li immerge in un ambiente naturale la cui flora pre-alpina offre nella stagione autunnale una grande varietà di colori. Così oltre duecento persone, molte delle quali di stanza alla Caserma NATO e di provenienza internazionale, hanno partecipato all’esercitazione ripercorrendo idealmente le tappe che un secolo fa hanno portato i militari alla realizzazione della Linea OAFN. L’Occupazione Avanzata Frontiera Nord, conosciuta come Linea fortificata Cadorna, si snoda per oltre settecento chilometri di strade, mulattiere, camminamenti, gallerie, tra settantadue chilometri di trincee e novanta postazioni di artiglieria, tra ospedali da campo, baraccamenti, caserme, osservatori, zone logistiche, lungo la traiettoria che segna il confine con la Svizzera, dal Verbano alle sorgenti dell’Adda, passando da un’altezza di settecento metri sino agli oltre duemila metri.

Nel 1915 il progetto iniziale, già rimaneggiato nel 1882, tornò alla ribalta quando lo scoppio del primo conflitto mondiale riproponeva la necessità di mettere in sicurezza la pianura padana e i centri industriali strategici di Milano, Bergamo e Brescia da un’invasione del temibile impero tedesco, che aveva già realizzato l’invasione del neutrale Belgio e lo sfondamento nella pianura francese; l’esigenza di fare presto crebbe ancor più quando si sparse la voce di un accordo segreto tra l’Impero tedesco e la Confederazione, da tempo d’orientamento politico germanofilo, che avrebbe consentito il transito delle truppe della Triplice Alleanza nel territorio elvetico. Il generale Luigi Cadorna caldeggiò la difesa che ci poneva al riparo da una simile eventualità e i lavori iniziarono nel 1915 a ritmo serrato: la realizzazione fu ultimata nel 1917 con l’impiego di grandi risorse umane, oltre ai militari del Genio e ai riservisti, molte furono le donne e i ragazzi sotto i diciotto anni – poiché gli uomini abili erano al fronte – e molte furono le ditte di Varese che parteciparono all’esecuzione e che successivamente verranno chiamate a fortificare le postazioni del Veneto, molti i materiali, cemento acciaio pietra, impiegati, molti gli accorgimenti studiati dal Genio che resero l’opera davvero innovativa, come le opere di canalizzazione delle acque sorgive e i bacini di raccolta di quelle pluviali, che rendevano la Linea autosufficiente dal punto di vista idrico e sicura da frane e smottamenti. La base del comando fu istituita a Varese, prima a villa Albertina e poi a villa Pfitzmajer, e furono operativi i generali Porro della famiglia indunese dei Porro-Pirelli e Mambretti.

Alla fine del primo conflitto mondiale l’opera fu inserita nel progetto del Vallo alpino, opera destinata a difendere i mille ottocentocinquantun chilometri del confine nord dell’Italia dai paesi del nord Europa, in particolare ancora la Germania e poi dopo il 1936, l’Austria. Ma anche questa funzione venne meno quando la tecnica bellica mutò e le guerre divennero guerre di movimento e non più di posizione. Dal 4 aprile 1949 come tutte le fortificazioni italiane entrò a fare parte del patrimonio del Patto Atlantico, per qualche tempo fu utilizzata per le esercitazioni militari e poi dismessa.

Oggi le Linea Cadorna è un museo a cielo aperto, da studiare e conservare come traccia di un passato a noi molto vicino. È auspicabile in quest’ottica che la marcia sportiva militare venga negli anni futuri aperta agli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori, che avrebbero un duplice giovamento, partecipare all’attività dell’NRDC-Ita e conoscere dal vivo la storia recente del nostro Paese.

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