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Spettacoli

ETERNA FRANÇOISE

MANIGLIO BOTTI - 13/06/2014

La leggerezza dei toni (non sempre), le gag, anche le canzonette non sono odierne prerogative di seriose trasmissioni tv che le prendono spesso a pretesto per stemperare (solo un poco) il dibattito politico. È storia e non leggenda, per esempio, che una delle più belle canzoni della seconda metà del Novecento – il giudizio è del tutto personale –, “Tous les garçons et les filles”, venne presentata dalla giovane autrice – Françoise Hardy – alla fine dell’ottobre del 1962, durante una trasmissione tv, mentre si attendevano i risultati di una consultazione elettorale decisiva: il generale De Gaulle aveva infatti indetto il referendum che avrebbe portato, in Francia, all’elezione diretta del presidente della Repubblica.

Si parla di ben più di mezzo secolo fa, dunque. Il 1962 fu un anno importante per la Francia. Quando la giovane Françoise intonò “Tous les garçons…” con la sua gradevolissima e sensuale voce erano trascorsi solo alcuni mesi dall’indipendenza conquistata dall’Algeria, dopo un conflitto che aveva lacerato i due Paesi. Oltre Oceano, tra la Russia e gli Stati Uniti, si erano appena sciolte le tensioni della “crisi di Cuba” con il pericolo dello scoppio della terza guerra mondiale.

Da noi, più spensierati forse, le cose andavano un po’ meglio, anche se i segnali della fine del boom ormai cominciavano a manifestarsi. Non si parlava ancora di vera e propria crisi economica – il boom del resto s’era retto sulla grande volontà degli italiani di rifarsi e anche sui bassi salari concessi agli operai – ma di “fase congiunturale”. Da poco era stato eletto il quarto presidente della Repubblica, il sassarese Antonio Segni. Sicché, in breve, prese a furoreggiare la barzelletta che i comici dell’epoca tenevano pronta nel loro repertorio: un francese entra in un negozio di alimentari, fa larghi acquisti e quando esce pronuncia un nome, De Gaulle, il commerciante scatta sull’attenti e il cliente esce indisturbato e senza pagare; una cosa analoga succede in Germania in un negozio di Monaco; il cliente entra, compera e quando infine deve mettere mano al portafoglio dice: Adenauer, il nome del cancelliere tedesco, e se ne va via intonso; idem in Italia – né poteva essere diversamente nella neonata Europa –: gli acquirenti – una bella famigliola con mamma papà e due bambini – svuotano gli scaffali, ma al momento di pagare dicono: Segni, ed escono tutti liberi e felici…

Della nostra sfacciataggine, d’altra parte, s’era già discusso e i suoi limiti s’erano già bene evidenziati. Tra l’altro proprio il 1962 fu l’anno in cui Dino Risi presentò nelle sale cinematografiche il suo film capolavoro: “Il sorpasso” con Gassman e Trintignant, un film che sottolinea un momento storico per noi universale, magari anche un modo di essere e di vivere, cogliendo – secondo il rito del “carpe diem” – tutto quello che c’è da cogliere, sempre rimandando i problemi a un domani chi sa quanto ancora lontano.

La bellissima canzone di Françoise Hardy è una canzone di amore e di solitudine. Ricordiamo – un po’ a cenni – il testo: una giovane vede passeggiare “tutti quelli della sua età” mano nella mano, occhi negli occhi; soltanto lei è sola, sola per le strade: i miei giorni e le notti sono sempre uguali, senza nessuno che mi sussurri all’orecchio “ti amo”.

C’è la malinconia, senz’altro, ma molto probabilmente anche il desiderio di essere diversi, di distinguersi, magari anche un briciolo di snobismo e – chi sa – di rancori sopiti. Da lì a qualche anno, proprio in Francia, verranno erette le barricate del maggio Sessantotto.

 “Tous les garçons…”, che come s’è detto fu cantata per la prima volta in Francia nell’ottobre del 1962, ottenendo un successo dirompente, da noi arrivò alcuni mesi più tardi. Fu la canzone regina dell’estate del 1963, a lungo in classifica (in agosto e in settembre anche al primo posto) sia nell’edizione originale della Hardy, sia nella cover italiana, “Quelli della mia età”, che avevano inciso la stessa Françoise Hardy e la giovane cantante e attrice belga, da noi molto nota, Catherine Spaak.

Un altro bell’anno “albo signando lapillo”, dal punto di vista delle canzonette, e non solo, il 1963. Avemmo il privilegio – in quell’estate travolgente e lontana – di imparare le parole e il senso della canzone da una giovanissima parigina, Danielle, tredici anni, che veniva a trascorrere le vacanze a Masnago: suo padre era un funzionario francese e gli zii, che ospitavano lei e la sua folta famiglia, lavoravano all’Euratom di Ispra; arrivavano con una vettura nera: la famosa Traction Avant della Citroen che – lo scoprimmo molto tempo dopo – era stata pensata e disegnata proprio da un masnaghese, Flaminio Bertoni; un’auto “anzianotta” già per quegli anni ma così ampia da accogliere Danielle, il papà alla guida, la mamma, una sorella, un fratello grande e un infante, oltre ai bagagli. La targa con il numero iniziale 75 era l’indicazione inequivocabile dell’area di Parigi.

La giovanissima Danielle accennava le prime parole di “Tous les garçons…”: il caschetto di capelli neri, gli occhi verdi, il viso “cosparso d’efelidi leggere”, le calze bianche e corte e le sue forme incipienti di donna… Mi capita spesso di ripensare a lei, specie quando alcune nostre radio private ritrasmettono quella canzone intramontabile. E penso a come sarà ora: la vedo come una bella ed elegante signora – così come molto bella è rimasta Françoise Hardy – forse mamma e nonna, mentre gironzola pensosa in qualche boulevard: “sola nelle strade”.

Il tempo è inesorabile. Non siamo più ragazzi e non è più quell’età. Chi scrive, tanto per non sbagliare, associa un po’ la sua figura – più tristemente – al personaggio Lucius Atherton, il “fante di cuori” così descritto nell’Antologia di Spoon River: “Quando avevo i baffi arricciati / e i capelli neri, / e portavo calzoni attillati / e per bottone un diamante, / ero un ottimo fante di cuori e i miei colpi riuscivano. / Ma quando il grigio cominciò a mostrarsi / nei miei capelli – un nuovo mondo di ragazze / mi prese in giro, / e non mi temé più…”.

 

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