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Cultura

SEMPLICITÀ DELLA BELLEZZA. E VICEVERSA

LUISA NEGRI - 07/01/2012

Bellezza e semplicità. Qualcuno ha osservato che c’era soprattutto questo nella ricerca di Steve Jobs attorno alla sua fatica quotidiana e all’intero progetto di una vita. Bellezza di quanto proponeva al destinatario: il prodotto doveva essere assolutamente appetibile, l’idea vincente offerta come una caramella del desiderio avvolta in un involucro seducente e perfetto. E semplicità: perché proporre soluzioni complicate avrebbe vanificato ogni sforzo di comunicazione.

Personaggio dall’ esistenza drammatica e avventurosa, messo al mondo nel 1955 da una giovane donna in difficoltà che l’aveva affidato ad altri appena in fasce, perché gli fosse concessa almeno la possibilità di studiare, Jobs ha applicato la ricerca del binomio del bello e del semplice come fa un’artista vero con ogni sua creatura.

E forse tale soprattutto è stato Jobs, un artista supremo, arrivato al massimo della creatività cui può tendere chi s’inerpichi per i sentieri dell’arte. Affamato di conoscenza e di sogni impossibili – stay hungry stay foolish è la chiave del suo testamento – Jobs ha avuto dell’artista la sete e l’impazienza, l’inquietudine e l’insofferenza umana, al limite della spietatezza, di fronte ai timori e alle cautele di chi gli lavorava accanto. Ma anche la determinazione e la capacità di credere contro ogni speranza, contro chi non aveva fantasia sufficiente per immaginare, oltre la collina, nuovi cieli.

Steve arrivava a vedere, per poi mostrare agli altri, quello che aveva intravisto prima ancora che si realizzasse. Ma, se vinceva, non chiedeva sottomissione. Il risultato e lo sbozzamento di ciò che stava nascosto, come la statua nel masso di marmo per lo scultore, erano il suo premio. E inseguiva l’essenziale, come ogni artista che sa che alla verità si arriva per via di levare. Una pratica professionale esercitata anche nel suo modus vivendi. Uomo ricco e arrivato era capace di frugalità estreme.

Ora che Jobs ha lasciato le colline abitate dalla fitta trama del mondo visibile, ora che ha staccato la connessione con la rete di occhi e di voci e di mani che l’hanno seguito per un’ intera esistenza, la sua fame e il suo lucido sogno di follia si moltiplicano per infinite vite. E la linfa vitale della sua genialità scorre nei mille rivoli del web, quasi fossero vene di un gigantesco corpo umano dai tratti michelangioleschi.

C’era soprattutto, nella grande fame di Steve, la ricerca di una risposta d’Amore, quella che gli artisti inseguono nel loro percorso. Ed è ben vero che il segno e la parola tracciati dalla sua genialità hanno toccato una pluralità di intelligenze e di cuori vogliosi di sogni, un po’ folli, come a lui piaceva. Il computer è stato il suo scalpello e anche la pagina bianca su cui imprimere parole, la tela da dipingere e far fiorire di colori. Gli utilizzatori della rete, i fans della comunicazione saranno per sempre il suo pubblico innamorato, e la risposta d’amore continuerà a scorrere per sempre nell’infinito flusso di parole e di contatti.

Addio allora, e onore, a Steve, sommo maestro del web, scomparso lo scorso ottobre e uomo simbolo del nuovo millennio. Ma soprattutto inquieto e magnifico artista. Proprio questa è stata la sua massima lezione, aldilà di ogni considerazione degli addetti ai lavori: la ricerca della perfezione dell’arte e della vita racchiuse in un unico, geniale e testardo percorso.

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