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Cara Varese

MANICHE RIMBOCCATE

PIERFAUSTO VEDANI - 14/11/2014

La grande pioggia non è un lavacro dal quale si può uscire rigenerati o almeno con fermi propositi di un riscatto collettivo. Anche quando il sole si ripresenterà faremo fatica a sorridere perché gli eventi, tutti o quasi, non solo quelli meteorologici, hanno confermato la crisi non solo economica ma anche morale della comunità nazionale che ha perso slancio ed efficacia in tutti i settori delle attività indispensabili per dare impulsi di qualità alla vita.

Proprio i disastri ambientali di questi giorni hanno visto crollare miti del buon governo di regioni “rosse” da sempre additate come esempio. Ci sono infatti terremoti, alluvioni, tempeste che sono invincibili, ci sono invece situazioni meteo pur pesanti, ma che possono essere contenute con una buona gestione del territorio.

Questa attenzione non c’è stata e la natura, non rispettata, ha presentato il conto ad amministratori che evidentemente non sono stati previdenti. È bene precisarlo: non siamo ai livelli di regioni del Sud dove il territorio presenta illegalità mostruose, per esempio chilometri di coste che sono una collezione di costruzioni abusive, però si è abbondato nel costruire dove non era consigliabile, mentre si ignoravano urgenze, necessità assolute nell’imbrigliare le acque di corsi d’acqua che già avevano creato problemi.

La presunta superiore capacità amministrativa della Sinistra ha conosciuto, a spese dei suoi elettori, una brutta sconfitta che può essere per certi versi illuminante anche qui da noi dove si stanno disperdendo i fumi della ubriacatura leghista di massa e dove dovremo scegliere, tra meno di due anni, nuovi timonieri ai quali affidare Varese.

Raccontando da cronista le vicende bosine mai ho dimenticato che una minoranza efficiente è una garanzia per la città, con lo stesso sereno metro di giudizio guardavo all’attività di chi doveva guidare la città.

Oggi il continuo e facile “tiro all’Attilio” (ovviamente Fontana, il sindaco) – quasi uno sport, a volte però anche esigenza politica – non deve allontanare la nostra attenzione dal problema di un possibile cambio della guardia alla prossima consultazione elettorale. La rielezione di Fontana fu possibile per il prestigio, l’integrità della persona, tanto reali e sostanziosi da far dimenticare le varie scemenze dei presunti puri del Carroccio, ma a determinare la continuazione dell’era leghista forse è stato anche il tragico, eterno frazionismo della Sinistra, affiorato come sempre al momento sbagliato. È molto probabile che sia accaduto a Varese, di certo a Roma in un paio di occasioni, con il risultato di consegnare il governo a Berlusconi.

A Varese i problemi più urgenti hanno aspetti pratici, riguardano presente e futuro della comunità, il recupero della qualità della vita, il reale coinvolgimento e il rispetto della comunità nelle scelte e relative gestioni.

La nostra è emergenza che richiede maniche rimboccate. Primum vivere deinde philosophari: nella Varese di oggi anche in politica e nella cultura bisogna lavorare, “sporcarsi le mani”. Elucubrazioni e teorie possono aspettare.

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