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Cara Varese

ESERCITO, LA GRANCASSA ELETTORALE

VINCENZO CIARAFFA - 22/05/2015

Varese, la sede della Questura

Varese, la sede della Questura

A seguito di alcune riflessioni sottoposte all’attenzione dei politici varesini dal direttore di questo settimanale, il signor Fausto G. ha fatto pervenire il suo punto di vista sull’opportunità / necessità di richiedere la presenza dell’Esercito a Varese per assicurarne l’ordine pubblico. Ebbene, i concetti espressi dal signor Fausto la dicono lunga su ciò che pensa di una tale iniziativa il cittadino medio varesino: «Come è possibile che i politici invochino l’Esercito, roba da paese sudamericano per operare come forza di prevenzione, controllo, soccorso pubblico, che compete alle forze di Polizia, le quali godono di grande stima da parte di tutti i cittadini, per il modus operandi di grande professionalità. Viene da pensare che ancora una volta si cavalca l’onda emotiva dei cittadini che effettivamente percepiscono un disagio in questa piazza lasciata in balia degli immigrati per buttarla di nuovo in politica. Basterebbe un’azione mirata per fare pulizia generale e per far questo bastano Polizia e Carabinieri con le giuste deleghe».

Infatti, se riuscissimo a depositare i tromboni e le grancasse elettorali, potremmo senz’altro capire che la soluzione del problema dell’ordine pubblico nella città giardino, come, d’altronde, in qualsiasi altra parte d’Italia, è da ricercarsi nel bilanciamento di «un’azione mirata» e delle «giuste deleghe» così felicemente abbinate dal lettore di RMF. La ricerca di un tale bilanciamento, però, ci porterà fatalmente a ritornare sulle manchevolezze della classe politica che, quando inizia ad ustionarsi col fuoco da essa stessa acceso, pensa bene di ricorrere ad altri per lo spegnimento. Nel caso il pompiere dovrebbe farlo l’Esercito. In verità l’inclinazione alla fuga dalle proprie responsabilità non è soltanto della classe politica varesina e, comunque, non soltanto dei nostri tempi come ben si capisce da un paio di esempi. Quando nel cosiddetto biennio rosso 1919 – 1920 i socialisti misero in subbuglio il Paese e bloccarono le ferrovie che allora erano l’unica strada per il collegamento rapido tra le varie regioni italiane, alcuni politici proposero che i militari andassero a sostituire i facchini delle stazioni in sciopero. Nello scorso mese di gennaio, il sindaco di Porto Sant’Elpidio ha richiesto la presenza dei militari per debellare la prostituzione sul suo territorio. Fossimo stati dei romanacci impenitenti avremmo detto che quel sindaco si era certamente “acciuccato” per chiedere le ronde anti prostitute ad uno Stato nella cui capitale il sindaco è intenzionato a creare delle zone a luci rosse appositamente per loro.

Credete, ci rende davvero il cuore pesante dover prendere atto che, per assicurare il buon vivere sociale dei cittadini, e dopo quasi cento anni, la classe politica non ha saputo fare altro che passare dai militari facchini alle Sturmtruppen anti prostituzione: ci mancava soltanto il portierato armato della Piazza Monte Grappa! Suvvia, siamo seri e diciamo ai cittadini che, se non “governata”, l’immigrazione diventerà destabilizzante e che ciò lo dica, in modo molto più folclorico in verità, anche Salvini non deve preoccupare perché, ormai, lo dice perfino Matteo Renzi: «… non tutti quelli che arrivano sui barconi sono innocenti».

Ma allora perché «all’azione mirata» e alle «giuste deleghe» del signor Fausto G. non ci ha pensato nessuno di quei signori che oggi vorrebbero Varese militarizzata? E, poi, a che cosa servirebbero i militari senza leggi chiare da cui far discendere i loro compiti? E d’altronde, se esistessero leggi chiare basterebbero e avanzerebbero le forze di polizia. Giunti a questo punto è il caso che, per il bene delle nostre contrade, s’inizi a trovare un minimo di concordanza su di un problema che riguarda tutti, sennò non si andrà da nessuna parte, neanche se a Varese arrivasse la Brigata “Folgore” a ranghi completi. A chi compete fare leggi e deleghe (regole d’ingaggio) per espletare un servizio delicato come quello dell’ordine pubblico? Certamente non al Prefetto, non alle forze di polizia, non alla magistratura che, ognuna per la propria parte, può soltanto applicare le leggi ed i discendenti regolamenti varati dal Parlamento e dai competenti ministeri. Come non è neppure colpa loro se la classe politica sul delicato tema della sicurezza latita da anni e siamo senz’altro d’accordo col signor Fausto G. quando afferma che le forze di polizia «… godono di grande stima da parte di tutti i cittadini». Purtroppo, la stima da sola non serve a fermare le pallottole, a far camminare le Volanti, a trovare i soldi per finanziare le ronde notturne di Poliziotti, Carabinieri e Guardia di Finanza.

Prima di proseguire, cerchiamo di capire che cosa debba intendersi per quell’ordine pubblico di cui, ormai, tutti i politici di Varese si riempiono la bocca, magari ricorrendo alla Treccani: «… quella parte d’un ordinamento giuridico, che ha per contenuto i principî etici e politici, la cui osservanza e attuazione sono ritenute indispensabili all’esistenza di tale ordinamento e al conseguimento dei suoi fini essenziali». Ebbene, se le cose sono come dice la somma enciclopedia italiana, egregi signori della politica, non potete sottrarvi a un’ennesima domanda: dove erano i vostri «principi etici e politici» mentre all’orizzonte si annunciava ciò che oggi sta succedendo?

Diciamolo pure: eravate a dar di bianco ai sottopassi ferroviari di Varese per offrirli a quei campioni di legalità che sono i writer e, nel contempo, a varare una legge comunale che appioppasse ai negozianti l’onere di far ripulire i muri imbrattati dai writer. Eravate anche impegnati a sostenere un campionato del mondo di ciclismo su strada il cui comitato organizzatore, pur avendo fruito di 72 milioni di euro di fondi quasi tutti statali, e 9 provenienti dal Canton Ticino, ha lasciato un buco di 2 milioni di euro, tanto che se ne è interessata la magistratura. Da cotanti stakanovisti, ovviamente, non ci si poteva aspettare che si accorgessero della voragine di 51 milioni di euro che si stava formando in Provincia. Insomma, non eravate per niente a difendere quella legalità il cui rispetto adesso vorreste ottenere in quattro e quattr’otto mediante l’impiego dell’Esercito. E, poi, come aggravante, bisogna anche ricordarvi che per vent’anni la classe politica più inconcludente della nostra storia repubblicana ha avuto una forte connotazione lombarda e varesotta in particolare.

A questo punto il nostro modesto suggerimento è di lasciar passare le prossime elezioni amministrative a, poi, mettersi intorno ad un tavolo, tutti insieme, non per chiedere l’arrivo del 7° Cavalleggeri ma per fornire adeguato supporto amministrativo, legislativo e logistico alle truppe (le migliori in Europa se…) che già operano sul nostro territorio: la Prefettura, la Questura, i Carabinieri e la Guardia di Finanza. Il resto è ciarpame, roba da suk magrebino.

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