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Cara Varese

I DELUDENTI AL POTERE

PIERFAUSTO VEDANI - 12/06/2015

webMa senza computer come sarebbe stata la pensione dei giornalisti? Ricordo i miei “nonni” della professione impegnati in conferenze e testimonianze su viaggi e persone famose oppure presentare ricerche storiche dalle dimensioni e dagli obiettivi più diversi e ancora reportage di guerra, vite di atleti e vicende sportive che si capiva già destinate alla leggenda. Nulla di più e di diverso di quanto oggi è alla portata di tutti grazie al mondo web, solo che allora questo tipo di rivoluzionaria comunicazione nessuno la immaginava. Se nemmeno aveva grandi numeri la lettura dei giornali, gli ascolti radiofonici erano invece importanti. Già la dittatura fascista aveva fatto dell’etere un formidabile mezzo di persuasione, la radio della democrazia era ancora più coinvolgente perché profumava di libertà anche se denunciava ancora la presenza di prudenziali steccati che solo con il tempo si sarebbero dissolti.

Attenzione grande ebbe al suo esordio la tv: a partire dalla metà degli Anni 50, la sua crescita sarebbe stata determinante per vari aspetti della vita degli italiani. Oggi la tv con centinaia di canali a disposizione alterna qualità a spazzatura, fedele specchio di un’Italia sofferente e tradita.

Internet si è annunciato come paradiso della libertà, infatti liberi tutti di partecipare, anche chi per natura inquina tutto. Come a dire che al peggio non c’è mai fine, resta il fatto che la scelta di temi e notizie è tale che basta un pizzico di buon senso per evitare le paludi, operazione però non è semplice per chi è molto giovane.

Della rete che avvolge e condiziona tutto e tutti ci sono aspetti che non mi convincono: il bunker che protegge gli anonimi, una concezione di libertà di espressione e di giudizio che va ben oltre i confini del rispetto delle persone, infine il linguaggio spesso inappropriato, una cultura della violenza verbale, o meglio in video, da brividi. Vere bordate di missili che spesso partono appunto dal bunker di un sostanziale anonimato.

Ci si muove per arginare questa situazione, per ricordare che la tutela dei diritti di tutti è la migliore garanzia di libertà che si possa offrire ai cittadini. Ci si muove, ma è una situazione non facile da recuperare anche se già ci sono leggi dedicate al mondo dell’informazione e della comunicazione che regolano presenza e servizio alla comunità del giornalismo. Leggi che a quanto pare non sempre vengono richiamate o imposte quando si tratta di cronache o commenti sul web.

Sulla rete spesso e volentieri incredibilmente si passa il segno nel concedere spazio a commenti, protetti dall’anonimato, che nessun giornale pubblicherebbe.

La violenza, la prepotenza che affiorano ogni giorno nella collettività nazionale nascono anche là dove si sta smarrendo il buon senso. Perdere i valori della misura e del rispetto anche in un commento o in una polemica di modesta portata contribuisce a minare un presente e un futuro già gravati da altri pesanti problemi.

Questa è la nota negativa di un web che allieta sorprendentemente le mie ultime primavere e mi fa pensare a che cosa sarà il futuro della Rete quando saranno uomini maturi i mocciosetti che, con invidia stratosferica, guardo smanettare sui computer a velocità del suono e senza sbagliare un colpo. Anche perché non ho dimenticato che quando iniziai la scuola elementare sino a febbraio mi fecero riempire quaderni di aste, circolini, quadratini, barrette prima di farmi scrivere le lettere dell’alfabeto.

Oggi il computer non ha segreti per i ragazzini. Provo invidia, ma valutando altri comportamenti di coloro che vivono gli anni giovani, ho anche qualche preoccupazione. E spero che alla fine sia sempre l’uomo
saggio a dominare l’invisibile rete che circonda il mondo. Come facciamo noi oggi a Varese, gruppo di amici, che in una emittente piccola e adorabile come RMFonline, portiamo esperienze che vengono da lontano, da anni in cui magari si era su percorsi non simili, mai da avversari. E oggi con la nostra preziosa diversità ci ritroviamo saldi e uniti a tentare di farci sentire dai più sordi, quelli cioè che non vogliono mai ascoltare gli altri, eppure sono concittadini inviati nelle istituzioni a proteggerci, ad aiutarci. Ma poi finiscono sempre per deluderci. Ho il sospetto che, computer, web, tablet, smartphone a parte, per il resto, anche come gruppo di alleati, da anni gli eletti di casa nostra siano in linea perfetta con il passatismo storico e dialettale degli anni ruggenti del Carroccio.

Cioè nei fatti, nei risultati, siano ancora alle aste e ai quadratini.

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