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Noterelle

TEMPI DI PANDEMIE

EMILIO CORBETTA - 31/07/2015

Durante la “spagnola” nel 1918

Durante la “spagnola” nel 1918

Ai nostri giorni la facilità di comunicazione unita alla facilità di spostamenti crea una generalizzazione di fenomeni che un tempo sarebbero rimasti confinati in una singola località o regione o che,nella migliore o peggiore delle ipotesi, si sarebbero espansi a livello più ampio (interregionale o anche mondiale) molto più lentamente. Questa non è una constatazione originale: tutti ce ne rendiamo facilmente conto, tanto che è luogo comune ripeterla.

Un evento drammatico viene a nostra conoscenza; anche se è avvenuto in luogo lontano sconvolge la nostra coscienza, la nostra emotività, ci preoccupa, lo viviamo in prima persona, ovviamente se siamo sensibili. Nessuna preoccupazione invece se facciamo parte di quelli che non s’accorgono mai di nulla, di quelli che non vedono nulla anche se gli casca in testa il mondo, come ama dire un vecchio detto varesino.

Questa globalizzazione dei fenomeni crea a livello medico – scientifico la preoccupazione di dominare le pandemie, che si espandono con estrema velocità e la medicina moderna mondiale si sforza e cerca di proteggere l’umanità da questi eventi. La recente esperienza dell’ebola è stata di insegnamento ma ancora l’HIV o la MERS, che si cerca di controllare, sono una costante preoccupazione.

Solo all’inizio del secolo scorso eravamo quasi impotenti di fronte a questi eventi pandemici: la famigerata Spagnola fu un dramma che terrorizzò per qualche anno l’umanità provocando migliaia di morti. I singoli cercarono di proteggersi e superare il pericolo con le più disparate manovre, talvolta ridicole. Rammento un mio vecchio zio che raccontava di aver succhiato aglio in modo continuativo per mesi, sperando (lui diceva che era quasi sicuro) che lo proteggesse quando si muoveva nella vita quotidiana e curava i parenti ammalati. Vien da pensare invece che il suo alito lo proteggesse da qualunque contatto, essendo inavvicinabile da tutti, anche dai portatori sani del virus. Lo zio si sposò anni dopo la “spagnola”. Aveva smesso l’uso dell’aglio.

Accantoniamo i problemi sanitari e consideriamo l’eterna pandemia della ignoranza e della violenza umana, resa drammatica dalla facilità con cui si ammazzano i fratelli grazie alle attuali armi tecnologiche e alla facilità con cui si viene in possesso di esplosivi.

Papa Francesco qualche mese fa ha sottolineato che ci troviamo di fronte ad una strisciante guerra mondiale. È vero ed è logico quindi correlare il fenomeno drammatico degli spostamenti delle masse di “poveracci” (mi si passi il termine) che viviamo in questi giorni con appunto i conflitti in corso.

Ci troviamo realmente di fronte a una tragedia che deve interessare tutti perché non risolvibile se non impegnando a fondo la nostra buona volontà, la nostra scienza e coscienza. Le esperienze passate hanno dimostrato che le frontiere, le dogane, i muri non hanno mai risolto nulla, ma esasperato i dolori e chi doveva o voleva passare, rischiando la vita, passava. L’epidemia della violenza e dell’ignoranza non ha un vaccino e mi vien da definire criminale chi la sfrutta, alimentando paure, generando odi e violenze per trarre vantaggi personali in campo politico, ma non solo in questo.

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