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Attualità

LA FESTA RIUSCITA

GIANFRANCO FABI - 16/10/2015

EXPOTra pochi giorni l’Expo 2015 chiuderà i battenti anche se, con un rituale tutto italiano, sono cresciute negli ultimi giorni le richieste di una proroga dato il forte successo di pubblico delle ultime settimane. In effetti l’evento è stato un crescendo di interesse e di partecipazione oltre ogni aspettativa, almeno stando a quanto detto e scritto prima dell’avvio e nelle stesse prime settimane dopo l’apertura.

Si può dire che la conoscenza di base, quella impostata sul passa parola, sull’esperienza diretta, sulla comunicazione personale, ha avuto la meglio sui grandi mezzi di informazione in cui veniva dato ampio spazio alle riserve e alle critiche e in cui anche gli elementi positivi venivano fatto passare con il tono retorico dell’ufficialità.

La gente ha cominciato a venire, ne ha parlato come di un’esperienza interessante, è tornata o ha convinto amici e parenti a passare una giornata o anche solo poche ore facendo comunque un pezzo di viaggio intorno al mondo.

Il successo di pubblico è stato certamente determinato dal fatto che l’evento non fosse solo una manifestazione didattica e nemmeno un’esposizione propagandistica. L’Expo è stato, e in parte è diventato, una festa di paese con i tradizionali canoni dei banchetti gastronomici, delle bande musicali, dei figuranti in costume. Ma nello stesso tempo è stato un luogo dove si sono presentate le tecnologie più avanzate non solo quelle legate al tema dell’alimentazione e dell’agricoltura, ma anche quelle che possono interessare ciascuno di noi nella vita quotidiana. E peraltro ha giustamente colpito il fascino di un viaggio attorno al mondo per conoscere abitudini e costumi diversi, per confrontare stili di vita e di tempo libero, per sperimentare ed assaggiare i piatti esotici.

Il tema “nutrire il pianeta, energia per la vita” è forse rimasto sullo sfondo. Ma se è vero che hanno avuto forte successo padiglioni spettacolari come quelli del Kazakhstan, del Giappone o del Qatar, hanno suscitato grande interesse anche i padiglioni che più direttamente invitavano alla riflessione sulle esigenze della solidarietà e della responsabilità nell’uso delle risorse naturali. In questa prospettiva possono essere uniti il padiglione del Vaticano (“Non di solo pane…”) e quello della Svizzera dove le quattro torri con sale, acqua, mele e caffè invitavano tutti a riflettere sulla necessità della condivisione e della sobrietà.

E peraltro l’Expo è stato anche un esempio riuscito di iniziativa economica progettata e gestita secondo i criteri della sostenibilità: rispetto dell’ambiente, valorizzazione delle risorse, risparmio energetico, riutilizzo dei materiali, impegno contro lo spreco dell’acqua e del cibo.

E’ stata attuata una vera e propria strategia contro la logica dello scarto. Raccogliendo nel concreto uno degli inviti più pressanti di Papa Francesco. Non solo raccolta differenziata dei rifiuti e impianti di depurazione, ma anche una gestione corretta e programmata delle rimanenze alimentari quotidiane in tutti i luoghi di ristoro. Ogni sera i volontari del Banco alimentare, che già nell’arco di tutto l’anno si impegnano in questa logica, ritirano il cibo non utilizzato per affidarlo poche ore dopo agli enti di assistenza, alle mense dei poveri, alle iniziative caritative e di aiuto che non mancano in una grande città come Milano.

Sarebbero tanti gli elementi che si possono portare per dimostrare il grande successo dell’Expo. I critici non mancano mai, e le critiche possono essere anche costruttive. L’Italia ha comunque in questa occasione saputo dare una dimostrazione di efficienza, di spirito di iniziativa e di fantasia, e soprattutto di partecipazione popolare. E Milano è diventata un po’ più moderna. Ovviamente senza necessità di fare alcun paragone con Roma, la Capitale.

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