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Cara Varese

GLI INCONTENTABILI

PIERFAUSTO VEDANI - 23/10/2015

Oggi si impongono percorsi di studi richiesti dall’era del web e delle scienze, ma è sempre utile ricordare e approfondire la storia dei comportamenti umani, immutati sin dai primi secoli della civiltà occidentale.

Oggi non ci sono belle azioni o difetti che non abbiano precedenti, anche millenari. Il che vuol dire che l’uomo non si è fatto furbo. Tra i difetti inguaribili l’incontentabilità, che di questi tempi ha fatto massiccia invasione di campo nella politica, anche in quella, piccola, di casa nostra.

La politica della città, ma tra chi progetta la conquista del palazzo ci sono divergenze: come e con quali uomini raggiungere l’obiettivo? Siamo addirittura a contrapposizioni e ostacoli non da poco: se dovessero rimanere tali potrebbero pregiudicare il traguardo.

Insomma non ci si accontenta di avere una interessante base di consensi, si vuole primeggiare, avere la guida di una coalizione dove si discuta, ma sia importantissimo soprattutto seguire chi ne detiene la leadership.

Siamo appunto alla pura incontentabilità e vale la pena di sottolineare che sul fronte dell’incontentabilità politico-amministrativa non c’è uniformità di schieramenti: in Regione il Centrodestra ha problemi, ma non ha intenzione di cedere il passo, a Milano poi appare deciso a riconquistare il Comune dopo il flop di avversari che si sono visti sbattere in faccia i risultatoni dei sindaci Albertini e Moratti, il trionfo dell’ Expo demonizzata e criticata da sinistra, insomma traguardi ai quali nella città del lavoro si sono contrapposti il progressismo e le sue problematiche dei rapporti umani e l’attenzione alle tasse del sindaco Pisapia, splendida persona che ha comunque scelto di non ricandidarsi.

Il mondo della politica di norma appartiene in misura minore al giornalismo di provincia considerato fondamentalmente come servizio alla comunità e quindi ha obiettivi considerati erroneamente non di primaria importanza.

È una scelta editoriale abbastanza diffusa quella del distacco dalla politica e che prevede però delle licenze: nello sport è accettata una “partecipazione” sentita dei giornalisti che quindi un po’ di tifo ufficiale se lo permettono Oggi qualsiasi cronista di quegli anni ricorda con orgoglio l’età dell’oro varesina di calcio e basket: allora forse tutti noi scribi abbiamo peccato addirittura di incontentabilità perché a vincere non ci si fa mai l’abitudine, ma poi abbiamo accettato il declino delle nostre squadre e la loro attuale dimensione che peraltro nel basket è ancora molto buona. Anche in questi giorni dedicati alla politica si può parlare di sport.

Credo che l’amore dei tifosi e di tutti gli appassionati per i colori biancorossi sia molto importante dal punto di vista sociale, possa essere un esempio molto positivo, stimolante per la politica perché è fatto di offerta pura, senza oscure contropartite e interessi meschini.

Domenica scorsa la squadra di basket è stata trascinata alla vittoria dal pubblico. Un momento di sport e di amore per la squadra e per la città davvero commovente. Chissà quando la Varese della politica, elettori ed eletti, capirà che ci può essere una incontentabilità positiva da parte di tutti, che può nascere dalla vera partecipazione e dalla buona gestione. Si tratta solo di cominciare, di provare una nuova esperienza, di coinvolgere veramente i cittadini nei progetti e nelle realizzazioni: sia un impegno di tutti i candidati e dei partiti. Si tratta anche di rivitalizzare l’istituzione. Negli anni 60-70 le riunioni dei consigli comunali erano interminabili,si discuteva di tutto e di tutti, un vero sciupio in nome della democrazia; con la riforma Bassanini è accaduto che i tempi ma anche i controlli del consiglio comunale siano stati ridotti all’osso, tutto o quasi avviene nelle commissioni, tutto o quasi viene miniaturizzato come informazione alla città.

Adesso poi nelle aule si fanno le battaglie politiche nazionali, per esempio sulla nuova famiglia, insomma a volte le città, come in passato vengono dopo. Detto con chiarezza: in una Varese che ha bisogno di rinascere se gli spartiti da suonare saranno quelli di competenza di altre istituzioni sarà possibile non suscitare entusiasmi, anzi. La maggioranza dei varesini ha sempre dimostrato grande incontentabilità nella difesa di valori antichi: tentare di metterla a stecchetto potrebbe essere il classico fine corsa.

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