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Cara Varese

POLITICA VECCHIA E GRAVI ERRORI

PIERFAUSTO VEDANI - 30/10/2015

sedieQuando ero ragazzino c’era un gioco quieto, molto praticato, che facevamo con le biglie, alcune pregiate, di terracotta o di vetro, e delle quali c’era addirittura un florido mercato. Accadeva che i giocatori a volte venissero sorpresi da uno o più “anziani” che si impadronivano di tutte le biglie dopo aver pronunciato la paralizzante parola “rebù” che comportava l’immediato obbligo di sottomissione, con resa e consegna di tutto il malloppo.

Di rebù ne ho subito qualcuno, non ne ho mai fatti, ma mi diverte, settant’anni dopo, accostarli oggi addirittura a situazioni del mondo piccolo bosino.

La politichina di Varese in questi anni infatti tra i suoi grandi record negativi può annoverare un paio di rebù che addirittura si è autoinflitta: il depotenziamento ciellino del nuovo ospedale e la recentissima occupazione del Molina. È stato un rebù, questo, addirittura all’interno dello stesso partito cristiano che già gestiva con indiscutibili risultati la casa di riposo tanto cara ai varesini. Per giustificare l’invasione e il “sequestro” del Molina da parte del commando ex democristiano si è parlato dello stipendio elevato del manager Segrini che in questi anni ha raddrizzato le gambe all’azienda in collaborazione con il nuovo presidente Ermolli, cattolico di nobile passato nel campo sociale.

Il partitino che si è impadronito della casa di riposo si è confermato tipica espressione della vecchia politica e dei suoi criteri: assunzioni per sostituire il direttore e posti non remunerati pure per gli alleati, la Lega e gli azzurri. Il tutto accompagnato da una campagna di “sensibilizzazione”, chiamiamola così, nei confronti di alcuni mass media.

Sarà interessante constatare come verrà valutata la procedura dell’insediamento del nuovo presidente e del nuovo consiglio adottata dal sindaco Fontana. Secondo lo statuto del Molina le cariche scadono assieme al sindaco del capoluogo, quindi si esauriranno tra pochi mesi, sembra invece che il sindaco di Varese abbia proceduto a una nomina della durata di cinque anni. Quasi il tempo necessario agli amministratori esordienti per conoscere a fondo l’istituzione.

In queste conquiste della vecchia politica assolutamente non c’è nulla di illegale e non è detto che in assoluto siano preclusi traguardi soddisfacenti, resta il fatto che c’è molto di annoso che alla fine potrebbe negare un futuro di qualità e gli obiettivi indicati da cultura e sistemi legati a sostanziali rinnovamenti e sviluppo che erano già in atto.

Insomma meriterebbe massima attenzione il nuovo che sta emergendo ovunque e che può contare su gente ricca di possibilità e speranze, su generazioni che rendono abissali i distacchi da chi moderno è stato tanti e tanti anni fa. Guardare nello specchietto retrovisore è una misura di prudenza, essere passatisti porta ai box, se non addirittura al garage. La Lega nacque e si diffuse in nome di un passato già da archivio. Anche per questa scelta si possono capire gli anni di grigiore amministrativo, il lungo sonno della città, gli obiettivi mancati, l’assenza di una corsa al futuro.

E non solo la Lega ha promosso la cultura del sonno. I suoi alleati non hanno fatto di meglio e se a volte lo hanno fatto si sono scelti altri palcoscenici.

Le mancate soluzioni coraggiose, le rottamazioni accuratamente evitate, costano oggi a Varese una classe politica vecchia, inattuale, che difende i privilegi, che non si apre alla città, ai professionisti giovani e anziani, ai tecnici già proiettati oltre la metà del secolo. Troppi i partiti che credono ancora nell’infallibilità ideologica. Solo a sinistra qualcosa si muove e si può capirne le ragioni: sono gli unici che hanno rottamato davvero pagandone il prezzo e continuando a commettere errori. Alfieri, leader regionale del PD, nei giorni scorsi con una interrogazione ha messo in un angolo il centrodestra costretto ad ammettere che è già finito il grande sogno del polo pediatrico all’ospedale Filippo Del Ponte, ma resta un mistero l’eterno silenzio del Pd a Palazzo Lombardia sulla vicenda del sottodimensionamento dell’ospedale di Circolo – duecento posti letto in fumo – perseguito tenacemente dai formigoniani dopo l’annuncio ufficiale di una dotazione che avrebbe garantito accoglienza e assistenza ai malati del territorio almeno sino agli Anni Trenta.

Un esempio, drammatico, di vecchia politica che non può essere premiato da chi andrà alle urne anche solo per rinnovare il Consiglio comunale. La presenza di liste civiche, il richiamo alle armi di nobili categorie professionali eviterà una particolare politicizzazione del voto. Insomma sarà più facile scegliere per il bene di Varese. E metteremo in pensione la politica come soccorso a coloro che la fanno nuotando silenziosamente in vecchi stagni. E pronti sempre al rebù.

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