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Cara Varese

LA RECLUTA, UN AZZARDO

PIERFAUSTO VEDANI - 04/12/2015

Stefano-MalerbaUna lettura delle prime mosse della partita a scacchi che ha come premio finale la poltrona di sindaco fornisce elementi di particolare interesse come la novità delle elezioni primarie nel Pd e l’annuncio della candidabilità di Stefano Malerba, cittadino che ha le qualità della maggior parte, anzi siamo vicini al cento per cento, dei varesini. E’ infatti una persona per bene, inoltre ha un buon carattere, insomma è umanamente affidabile, porta con onore anche un cognome che ricorda il contributo dato personalmente e dalla sua famiglia allo sviluppo del pianeta lavoro di casa nostra.

Insomma politicamente un esordiente in assoluto, come lo era Raimondo Fassa, primo sindaco leghista di Varese, oggi ricordato con generale simpatia. Quel Fassa che io definii un “pacco” rifilato da Maroni a Varese: una delle mie perle che ho collezionato le volte in cui mi sono dimenticato della fallibilità sempre in agguato nel mio mestiere.

Tanti anni dopo non dirò che Malerba è inadatto, non ho né indizi né prove, però posso raccomandargli di avere molta attenzione nei rapporti con la parte politica che lo onora oggi avendolo individuato come aspirante sindaco, pronta sicuramente domani a teleguidarlo silenziosamente, a lasciarlo solo in caso di bufera, a “punirlo”, magari con eleganza, come accadde con Fassa, nel caso non si inginocchiasse.

Il progetto di Stefano Malerba primo cittadino sarebbe stato varato se il bilancio della guida leghista della città fosse stato brillante? Con la candidatura di un bosino accettabile

si vuole ammorbidire l’eventuale cambio della guardia a favore degli alleati? Se ne possono fare molte di ipotesi pensando alle varie ammaccature rimediate nel tempo dal Carroccio, è un fatto che non sembrano numerosi eventuali candidati a una prestigiosa leadership, sempre

che non si pretenda di avere sindaco Roberto Maroni.

Il coinvolgimento di una recluta simpatica per guidare una grande battaglia è un azzardo. Per rilanciare Varese occorre gente collaudata, che già conosca la macchina della cosa pubblica, le sue necessità, la sua forza attuale, che già abbia dimostrato di avere doti di comando. Probabilmente avrà già detto di no, ma un gestore di questo livello, coraggioso, innovativo, soprattutto capace sarebbe stato Massimo Ferrario che come presidente della Provincia oscurò Palazzo Estense in termini politici e soprattutto di risultati e di immagine.

E se con Fontana finirà l’era leghista e a sostituirlo ci sarà un “azzurro”? Non potrà essere un semplice cittadino perché ci sono da anni in circolazione squali della politica vecchi sì ma non sdentati o intorpiditi, gente di lunga navigazione, bene affiancata da alleati piccoli, anche loro tali nei risultati ottenuti per far crescere o almeno difendere una Varese da decenni strapazzata regolarmente in Regione, a Roma e anche nel Sud del Varesotto, dove ci sono i veri centri del potere di casa nostra.

Una soluzione dei problemi del Centrodestra potrebbe venire proprio dagli unici storicamente sempre vincenti, i protagonisti del mondo del lavoro. Si muovono sul piano nazionale, potrebbero essere decisivi per il recupero di Varese. L’argomento è delicato, vanno capite certe resistenze alla luce della piccola storia varesina, di sollecitazioni, contributi di idee, fattività che sono finiti in cantina o destinati a incredibili surplace come la nuova linea ferroviaria Arcisate-Stabio.

A chi ha la responsabilità del lavoro dovrebbero affiancarsi coloro che hanno quella della cultura. Anche l’Università è un grande patrimonio che ha bisogno di cure e motori sempre caldi. La Lega ebbe dalla gente dell’Insubria assessori di serie A, ebbe il torto o l’incultura di credere che i risultati fossero attribuibili al primo cittadino, che al secondo mandato affondò sé stesso e Varese.

Sul fronte opposto ci si avvicina alle primarie, alle elezioni che designeranno il candidato sindaco del Pd.

Conosco appena due dei quattro candidati, tutti con una eccellente preparazione di base. Tempo fa ho ricordato un cattolico, Dante Trombetta, e un pci, Renato Morandi: impegnati sul fronte della sanità cittadina lavorarono con grande sensibilità sempre anteponendo gli interessi della città a eventuali rigidità ideologiche.

Questa sensibilità per “la nostra gente” nel tempo e ancora oggi l’ho incontrata in Marantelli e Zanzi. Hanno in comune il nome, Daniele, e averne due nell’arena di Palazzo Estense potrebbe essere qualcosa molto più importante di una curiosità. Non è una indicazione di voto, è la segnalazione di due persone attive e intelligenti. Come il kamikaze Stefano Malerba.

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