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Apologie Paradossali

REFERENDUM/4 CI METTO LA FACCIA

COSTANTE PORTATADINO - 02/12/2016

Lavori in commissione parlamentare

Lavori in commissione parlamentare

(S) Anche tu! Devi proprio aggiungere l’ultimo appello per il referendum? Come se non ce ne fossero abbastanza? Come se non avessimo già capito che sei per il no, in contrasto con tanti tuoi amici autorevoli, Lupi per esempio.

(C) Né lupo, né pecora, consentimi la battuta. Insisto nell’esprimermi, perché ho visto troppe pecore, per il sì o per il no, cioè troppe persone spaventate, o troppi pastorelli che gridano troppo spesso: “Al lupo, al lupo”. Si sa come va a finire, non si è più creduti. Quindi non farò un appello, ma toccherò un argomento solo, quello della funzionalità del Parlamento. Faccio solo un rimando ad una persona più competente a proposito di un altro tema, un tema ‘strano’, appena arrivato sul tavolo, quello della bocciatura della legge Madia a causa del contrasto con la parte della Costituzione, che proprio per questo motivo verrebbe emendata, che tratta del rapporto tra Stato e Regioni: chi ritiene plausibile l’argomento può vedere l’articolo del costituzionalista Stelio Mangiameli su www.ilsussidiario.net del 29 novembre. In breve, l’errore di procedura e il contrasto con la Costituzione sussisterebbero anche dopo l’approvazione della riforma.

Quanto a me, mi limito a ciò che so per esperienza, a come funziona il Parlamento e mi tengo lontano da qualsiasi congettura o fantasia su quali catastrofi avverrebbero con la vittoria del sì o del no.

La funzionalità del Parlamento è un tema serio, il resto ha un impatto trascurabile o è una concessione al populismo che, al limite, doveva essere cavalcato dalla maggior parte delle forze politiche che si esprimono per il no. La funzionalità del Parlamento sarebbe migliorata grazie all’abolizione del famoso PING-PONG, il rimandarsi il progetto di legge tra Camera e Senato. Per prima cosa devo ricordare che in seconda lettura, quando cioè il testo ritorna alla prima Camera modificato dalla seconda, ciascuna delle Camere può intervenire solo sulle modifiche apportate dall’altra, quindi la cosa finisce presto, ovviamente se c’è un minimo di coerenza nella maggioranza, in ciascuna delle Camere.

A memoria ricordo un solo caso di dissenso che abbia provocato una vera sfiducia e l’interruzione anticipata della legislatura, si tratta di un caso un po’ speciale che merita di essere ricordato. Era la primavera del 1976 (non ero parlamentare) e si discuteva della legge che legalizzava l’aborto. Non era un argomento che rientrasse nel programma di governo, anzi la legge era stata approvata alla Camera da una maggioranza ben diversa da quella che sosteneva il governo presieduto da Moro. Al Senato questa maggioranza ‘alternativa’ non c’era e la legge fu bocciata. Come conseguenza l’appoggio esterno dei partiti laici e socialisti fu ritirato e quindi le elezioni anticipate divennero inevitabili. Ma è evidente che la ragione non fu un ping-pong, né una cattiveria del Senato (Senatores boni viri, Senatus mala bestia) ma una seria e insuperabile questione di coscienza personale che provocava su un singolo tema una differenza di valutazione tra le due Camere.

Vediamo ora come funzionerebbe il nuovo sistema, pur in presenza di una identica maggioranza tra Senato e Camera che, detto per inciso, non è affatto assicurata in linea di principio dalla riforma. Anzi, allo stato attuale delle cose tale uniformità sarebbe possibile (sulla base di mie dilettantesche previsioni, quindi fallibili più di un sondaggio professionale) solo nel caso di una vittoria del PD (ed eventuali alleati) alla Camera, ovviamente grazie al premio di maggioranza, mentre al Senato il risultato è molto difficilmente prevedibile.

Infatti la sola sfera di cristallo mi induce a ritenere possibile, ma non probabile, il raggiungimento di una maggioranza PD solo grazie all’apporto dei senatori a vita e di diritto attuali e di quelli nominati pro tempore dal Presidente della Repubblica. Un’eventuale altra maggioranza che si affermasse alla Camera non raggiungerebbe sicuramente pari risultato al Senato. E a questo punto il ping-pong ricomincerebbe su di una quantità di materie, guarda caso quelle più delicate, che non si è avuto il coraggio di escludere dalla competenza, sia pure subordinata, del Senato. Ma anche ammesso che questa fortunata eventualità si realizzi, vediamo come funziona il ping-pong riformato.

Premesso che la qualità dell’attività legislativa è molto più importante della velocità, per un’eventuale necessità di urgenza rimane il decreto-legge, di cui da quarant’anni si fa abuso, ma che non è peggiore dal punto di vista democratico e parlamentare di quello di esprimersi (alias: approvare) a data certa sulla proposta del governo. Osservo solo che ambedue i sistemi servono poco a superare l’ostruzionismo dell’opposizione, ma molto di più a tenere in riga i parlamentari della maggioranza.

Vediamo ora le varie fasi e le modalità operative del Parlamento dopo la riforma.

  • L’attività legislativa ordinaria viene svolta soprattutto nelle Commissioni sia in sede referente, cioè preparatoria della redazione di un testo da discutere in assemblea, sia in sede legislativa (significa che l’approvazione definitiva è delegata alla Commissione, senza impegnare l’assemblea): con l’abolizione del passaggio nella seconda Camera diventa del tutto improbabile che l’opposizione conceda alla maggioranza l’approvazione di leggi soltanto in Commissione, in sede legislativa. Questo fatto carica necessariamente l’unica assemblea deliberante di una mole di lavoro molto pesante. Inoltre una parte importante e dispendiosa in termini di tempo per le commissioni è costituita dalla fase preparatoria (indagine conoscitiva, audizioni delle parti sociali, interventi dei singoli parlamentari). Che questo non possa essere fatto dalle commissioni del Senato non dimezza i tempi ma li raddoppia. In pratica si rinuncia all’attività legislativa in parallelo non della sola assemblea del Senato, ma di altre dodici sedi di lavoro legislativo che normalmente agiscono contemporaneamente.
  • La sottrazione di materia legislativa alle regioni, causata dalla modifica del titolo V, comporterà un ulteriore aggravio di lavoro all’unica Camera deliberante.
  • Ricordiamo che la riforma ammette la richiesta da parte di un terzo dei componenti del Senato di poter esaminare qualsiasi disegno di legge approvato dalla Camera, con trenta giorni per deliberare proposte di modificazione: se non una manna, una buona opportunità per esercitare azioni ostruzionistiche. È vero che la manovra dell’opposizione si esaurisce in un tempo relativamente breve, ma devo ricordare che il “palleggiamento” plurimo o ping-pong da una Camera all’altra non dipende mai dal fatto che le Camere siano due, ma sempre da dissensi interni alla maggioranza.
  • Ostruzionismo parlamentare. Accade ad esempio che la minoranza presenti migliaia di emendamenti per fermare l’approvazione di un testo o per costringere la maggioranza a mediare: l’eliminazione di una Camera non elimina questo pericolo, già curato oggi con drastici interventi regolamentari (Canguro!), nell’incapacità di trovare mediazioni. Noto che l’ostruzionismo, esistente dai tempi più lontani del parlamentarismo inglese del ‘700, fu esercitato con successo per la prima volta in Italia negli anni ‘ 70 da 4 (quattro) deputati radicali.

In conclusione: dalla mia seppur passata esperienza ricavo un punto fermo: ammesso e non concesso che la velocità dell’iter parlamentare abbia un impatto sulla capacità del Governo di attuare il programma e quindi di incidere sull’economia del Paese, la riforma rallenta i tempi e peggiora la qualità, quindi ha sicuramente un impatto negativo non solo sulla legislazione, ma pure sull’economia.

(O) Se è come dici, il rimedio sarebbe peggiore del male. Anzi, la vittoria del sì sarebbe per Renzi una vittoria di Pirro, che gli procurerebbe più guai che vantaggi.

(C) Su questo ci metto la faccia! Bada bene che non dico che il male non ci sia, ma che è di tutt’altro genere e consiste principalmente nell’incapacità di trovare intese orientate al bene comune tra forze politiche diverse. Sinteticamente: occorrerebbe una riforma della politica, prima di una pur necessaria ‘manutenzione’ delle sue strutture formali, non necessariamente costituzionali. Così, invece, il Parlamento diventa un ‘decretificio’.

(O) Intanto, però votare è necessario e hai un bel dire di votare senza farsi condizionare dalla paura o, al contrario, dall’aggressività, Bisognerebbe votare al referendum non pensando di dover poi votare, a breve, per le elezioni politiche, ma come se fossimo noi, ciascuno di noi un membro dell’Assemblea Costituente. Io ci rifletterò, ma non sono sicuro di esserne capace.

(S) Ma va! Chi credete di essere, De Gasperi, Einaudi, Togliatti, Moro? Paura o non paura, io voterò badando al concreto, allo spread, alla borsa, al Monte dei Paschi, alla ripresina zero virgola, alle poltrone eliminate, sempre meglio che niente.

(C ) Non te la prendere, Onirio: oggi il mondo è dei semplificatori e noi non siamo stati capaci di farci capire e forse neppure di farci leggere.

 

(S) Sebastiano Conformi (C ) Costante (O) Onirio Desti

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