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Cara Varese

CONTRO IL DECLINO

PIERFAUSTO VEDANI - 09/12/2016

Una mensa per i poveri

Una mensa per i poveri

“Arrivati alla cottura nella preparazione del piatto, con un po’ di garza ungere le pareti della padella”. “Come condimento potete usare l’olio misto :125 grammi di olio d’oliva, 25 grammi di semi di lino uniti a freddo e mescolati con un cucchiaio di aceto, una presa di sale e una puntina di zafferano, il tutto successivamente bollito in un litro d’acqua per 25 minuti e infine filtrato con garza sarà un accettabile olio per minestre, sughi e intingoli. Non adatto a friggere”.

Questi consigli sono presenti nel manuale per le famiglie “La cucina del tempo di guerra” scritto da Lunella De Seta, stampato il 5 marzo 1942 ed edito dalla Adrano Salani di Firenze. Ristampato dalla Vallardi nel 2011 è un ricettario-culto della cucina nazionale perché saccheggiato o citato da numerosi scrittori di gastronomia. E anche perché di recente è stato consultato da un grande numero di italiani.

Uno dei motivi di questo ritorno al passato: impazza, ma non siamo vicini alla saturazione, nei mass media, in particolare nelle tv, la “cucina spettacolo”. con ricette, concorsi, preparazione e assaggio di cibi in diretta o documentari sui luoghi di produzione di alimenti e vini.

Ogni giorno è un vero assedio che ha un suo valore culturale e sociale, anche se più italiani sono entrati a far parte di coloro che sono classificati poveri. Lo hanno confermato le recenti statistiche frutto di analisi nazionali dei redditi, sta di fatto che la cucina presentata dai mass media non sempre è alla portata di tutti e se quella del tempo di guerra oggi non è ancora un riferimento,dal momento che al peggio a volte non c’è mai fine, certamente è interessante sapere come se la cavavano le famiglie durante il secondo conflitto mondiale. Lo provano le ricerche su internet, il revival editoriale del manuale di Lunella De Seta e soprattutto i grandi sforzi del volontariato per la raccolta e la distribuzione dei cibo non consumato nei ristoranti o di prodotti deperibili, invenduti nei supermercati, ma che possono essere ancora utilizzati nella confezione dei cibi.

Dell’esistenza di questo problema era facile avere riscontri e le ultime conferme sono arrivate anche da lettere ai giornali che avevano risvegliato i miei ricordi di bambino relativi alle difficoltà alimentari della popolazione alla quale infatti venivano misurati, con apposite tessere,tutti i generi di prima necessità. E pure la stoffa per confezionare abiti.

All’inizio degli Anni 40 non potevo certamente valutare la condizione delle donne, vere protagoniste, come scrive la stessa Lunella De Seta,della resistenza interna, della lotta per le loro famiglie condotta instancabilmente ogni giorno quasi senza avere il diritto alle lacrime perché in molti casi esse avevano anche perso il papà, il marito o i figli nei disastri militari che nel 1942 già erano stati numerosi.

Oggi, diversa per le cause ma uguale per le difficoltà, una condizione così difficile la ritroviamo anche nella solitudine vissuta dagli anziani, ricchi solo di dignità e orgoglio che li inducono a mascherare le loro sofferenze e a confidarsi, non sempre, solo con i parroci.

Il Natale in un periodo di crisi suggerisce una più meditata attenzione, almeno nel giorno sacro anche alla famiglia, a chi è meno fortunato di noi. Fra le tante iniziative possibili mi viene indicato un piccolo banco alimentare appunto natalizio a favore di chi può mangiare ogni giorno grazie alle mense gratuite, per esempio quelle delle suore di via Luini e dei frati di viale Borri; si potrebbe chiedere ai nostri parroci e ai protagonisti del volontariato riuniti in più associazioni, come aiutare in modo particolare, rispettando la loro dignità, i nostri anziani soli e senza disponibilità economiche.

La città vuole uscire dal limbo nel quale si ritrova oggi perché in Regione e a Roma continuano a pensare a una Varese ancora vincente quando invece siamo da un pezzo in zona retrocessione. E’ giusto che oggi si progettino grandi opere e si pensi al futuro, ma mano pubblica e privati possono essere decisivi in una battaglia da non sottovalutare : si combatte infatti il declino anche aiutando gli ultimi, molti dei quali furono operose formiche nella realizzazione della rimpianta Varese dei record.

Questi piccoli aiuti sono utili per ritrovare lo spirito e l’affiatamento di una comunità che ha scritto una bella storia e oggi può ripartire meglio se riesce a essere squadra totale. E che come tale non dimentica chi vi ha militato in silenzio, con generosità e senso del dovere.

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