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Noterelle

TANTA QUIETE

EMILIO CORBETTA - 13/01/2017

La clinica La Quiete

La clinica La Quiete

Senz’altro sarebbe una nuova penalizzazione per la popolazione di Varese il fatto che la clinica “La Quiete” cessasse la sua attività, con conseguente inevitabile degrado successivo della struttura.

Varesini decisamente demoralizzati che accettano in modo rassegnato quanto avviene nell’ambito della sanità? O indifferenti, con una salute di ferro che permette loro l’indipendenza da medici e da ospedali, e quindi il disinteresse verso i problemi sanitari? Rassegnati, scoraggiati, indifferenti, pronti però a disperarsi e lamentarsi quando gli eventi li spingono alla ricerca di aiuto dal medico di famiglia o li costringono ad andare al Pronto Soccorso, o a cercare un appuntamento, che spesso appare remoto, presso specialisti del Servizio Sanitario per approfondire o risolvere le patologie.

Il software sanitario è mutato molto negli anni sia per il miglioramento delle tecnologie che per lo sviluppo scientifico. Nel frattempo il nostro Ospedale, che è anche sede Universitaria, ha realizzato reparti ad alta specializzazione e di eccellenza sanitaria, ma non ha letti per i post acuti ed ha perso i cosiddetti “letti solventi” che si sta cercando ora di recuperare, ma con grosse difficoltà organizzative.

La Quiete, per sua organizzazione, aveva mantenuto questi letti e ultimamente ricoverava anche post acuti, ovviamente per il tempo limitato dalle regole regionali. Il posto letto ospedaliero costa molto per cui sorge la necessità da parte degli Assessorati della Sanità di centellinare sul territorio questi costi, ma le malattie ci sono, le sofferenze non sono cancellabili.

In questa realtà operano tecnici, economisti, igienisti, statistici mentre precipitano nel drammatico “buco nero” economico strutture come la nostra Quiete. A Milano, che era dotata di molte cliniche a regime privato e che ha visto chiudere molte di queste strutture, restano presenti e floride solo quelle in regime di convenzione.

A Varese i malati, superato il momento della fase acuta, che si risolve con una certa eleganza in Chirurgia, devono migrare lontano per le altre necessità terapeutiche, che non possono essere affrontate in ambito domiciliare. Ora nell’ambito della struttura della Quiete ci sarebbero gli spazi per rispondere più che bene a queste esigenze, ma problematiche di gestione amministrativa nel passato e di rapporto con la Regione anche attualmente, ci hanno condotto al presente stato di cose, con rischio concreto di perdita grave di posti lavoro e di attività nei confronti della salute della popolazione varesina.

Una nuova organizzazione della Quiete potrebbe risolvere i problemi sia della clinica stessa che per i cittadini, l’augurio è che il difficile caso trovi soluzione positiva. Per intanto la data dello sfratto è stata posticipata mentre i dipendenti continuano meritoriamente a svolgere le loro prestazioni.

Varese sempre più povera, Varese sempre più emarginata nel suo territorio e penalizzata nelle sue necessità ed esigenze di un valido livello di vita? Le problematiche legate al complicato “affare sanità” ci stanno contro, ma un aggiornamento moderno ed un quadro sanitario più adeguato potrebbero fare rifiorire questo complesso che ha caratteristiche uniche.

L’organizzazione e lo sviluppo del software sanitario come ogni operato umano richiede intelligenza, fatica, sacrificio economico e scintillante onestà. Speculazioni, imbrogli, cattiva conduzione, (la così detta “mala sanità”), affiorano quasi quotidianamente nella nostra realtà e si fatica a comprendere come non si possa rispettare la sofferenza, la dignità, la persona del malato che molto spesso si sta avviando verso la conclusione del suo esistere, che è unico ed irripetibile.

In questi giorni ci hanno mostrato il caso di degenti curati per terra e addirittura un tentativo di rianimazione cardiaca sempre fatto a terra per mancanza di elementari attrezzature. Questo non ad Aleppo, ma in un ospedale italiano. Evidente l’incuria, la dabbenaggine, l’incoscienza, la criminalità dei responsabili.

Nel passato, anche recente, molte sono state le discussioni sulla sanità gestita sia da strutture pubbliche che private: il lato economico affiora con prepotenza. Senza soldi non si può fare nulla, ma il rapporto tra economia e sanità diventa immorale se il business viene a prevalere nei confronti della sofferenza e delle lacrime, per cui il confine tra Sanità pubblica e sanità privata si riduce, quasi scompare, come l’apparente indifferenza del varesino dovrebbe annullarsi.

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