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Cara Varese

SCEGLIERE UOMINI NUOVI

PIERFAUSTO VEDANI - 02/06/2017

La presentazione della  "Lettera alla città"

La presentazione della “Lettera alla città”

La “Lettera alla città”, scritta da chi nella nostra comunità vive, promuove e difende i valori del cattolicesimo ha avuto grande eco per il suo contenuto che ha visto la particolare attenzione di tutti i mezzi locali di comunicazione.

La presentazione ufficiale dell’iniziativa all’Università ha sottolineato il riconoscimento della qualità e dello spessore di una inconsueta scelta sociale e culturale relativa ai problemi della comunità, alle sue tradizioni e a un futuro da affrontare con valori e idee molto chiari.

La “Lettera alla città” non è una forma di invocazione di soccorso, neppure è l’allarme di chi teme per sé: il cattolicesimo varesino è solidissimo avendo alle spalle anche una costruttiva esperienza di servizio civico costruita con l’ apporto di una religiosità trasparente, molto sentita, non invadente.

E che può contare, costante nel tempo, anche sull’azione di un clero che ha contribuito ad assicurare a Varese traguardi di prestigio,da tutti accolti con silenziosa soddisfazione e come risultato di un vera missione.

Si può anche dire che oggi la lettera possa essere avvicinata a una chiamata alle armi morali dato che si è anche mosso il cattolicesimo che ha svelato e valorizzato il grande cuore di Varese per il tramite di personaggi che dal Dopoguerra hanno ricoperto importanti ruoli.

Oggi si deve dunque riflettere di più sul pericolo del costante generale arretramento di una città e di un territorio che devono far fronte a un mondo difficile, diventato tale per l’accavallarsi delle crisi sociali e culturali che, in assenze di risposte adeguate e di certezze, fanno affiorare involuzioni pesanti.

L’appello ai varesini può trovare però un limite nello scarso funzionamento di un indispensabile apparato collettivo quale è la politica, altra immagine sconsolante della caduta nazionale e locale.

Se allora c’è un campo d’azione nel quale si deve passare dalla teoria alla pratica è proprio quello politico. Il popolo cattolico di Varese ha dato in passato alle istituzioni personaggi preparati e affidabili, messi poi in disparte dalle follie nazionali, ma soprattutto regionali, di una politica che si è ubriacata di potere, supponenza e arroganza, concausa di un declino che in parte veniva da molto lontano ed era legato anche a trasformazioni mondiali.

Oggi a casa nostra il riscatto può avviarsi con un apporto “politico” diverso, particolare e innovativo nei confronti di riti e leggi della partitocrazia. Come a dire che le indicazioni dei forti e liberi dell’area cattolica della nostra società civile suggeriscono di superare insani e decrepiti recinti.

È largamente possibile che il metodo sia poi adottato anche dalle aree laiche e induca i partiti a non pensare più alle nostre istituzioni come a terre di conquista dove si insegna a chi ha perso le elezioni “come si fa”, ma non si risolvono i problemi.

Gli uomini nuovi a Varese ci sono, continua cioè la tradizione di una società civile sana: vanno allora recuperati e motivati.

Essi già oggi nelle loro vicende quotidiane di imprenditori e professionisti affrontano e risolvono i problemi ispirandosi ai valori che in passato hanno appunto permesso a diversi loro colleghi di servire con efficacia la città.

È un recupero che deve andare oltre le barriere delle divisioni politiche e partitiche e lasci alle spalle anche modelli recenti causa di inattese inadeguatezze e di fallimenti.

Andreotti diceva che il potere logora chi non lo ha. Una battuta smentita spesso dalla storia.

In Lombardia, a Milano, sede del potere regionale, quattro legislature consecutive hanno visto la deriva di uno dei movimenti cattolici più interessanti. Oggi il movimento per iniziativa di dirigenti molto responsabili è stato addirittura ritirato dall’agone politico.

Affondato a Milano, macchiato in Lombardia. Varese era un suo grande riferimento: abbiamo la consolazione di avere avuto persone che non hanno mai tradito né i loro ideali né la nostra gente.

La “Lettera alla città” apre una fase nuova, è un segnale luminoso, ricco di speranza, che tutti aldilà delle bandiere possiamo raccogliere perché ci riporta ai tempi della concretezza, di quando l’impegno del governo della cosa pubblica dalla politica veniva condiviso con i cittadini che si erano affermati come guide capaci.

Si avvicinano le elezioni politiche, ci saranno le regionali, sono alle porte quelle amministrative che a casa nostra interessano centri minori.

È la prima occasione per ispirarsi alla lettera. Il che non significa votare un determinato partito, ma scegliere uomini nuovi, affidabili. Che abbiano dimostrato di rispettare i valori che sono i veri pilastri della società.

Questi uomini Varese li ha avuti. E il colore dei loro partiti era ben diverso.

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