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Cara Varese

OSPEDALINO DI PROVINCIA

PIERFAUSTO VEDANI - 21/07/2017

Protesta per la soppressione del punto nascite a Castelnovo (RE)

Protesta per la soppressione del punto nascite a Castelnovo (RE)

È altamente improprio consolarsi se anche in Emilia Romagna la sanità non è più, al pari della Lombardia, la grande grancassa promozionale dei partiti che governano le due regioni. Infatti il ridimensionamento della spesa per la cura della salute pubblica inevitabilmente comporta, oggi e nel tempo, pesanti conseguenze per l’ampia fascia di cittadini che negli ultimi anni hanno visto l’ago della propria bussola puntare in direzione dell’indigenza, non più verso una condizione sociale accettabile.

In aggiunta ai risultati del “buon governo” nazionale, anche oggi bersaglio di feroci critiche, la sanità nordista certamente deve pagare le anomalie e gli sperperi di altre regioni. Ma alle difficoltà si aggiungono errori riconducibili a situazioni politiche locali.

Fa già storia oggi in tema di sanità il Pd emiliano che si intestardisce nel tentativo di piegare gli abitanti dell’Appennino reggiano perché non accettano l’abolizione del “punto nascite” del loro ospedale, 40 chilometri da Reggio Emilia e una serie di strade che appassionano solo i motociclisti.

I “montanari” in oltre 30 mila abitano una vasta porzione di territorio e hanno in Castelnovo la loro bella e ben attrezzata “capitale”. Comprensibile che non vogliano perdere come riferimento per le problematiche della maternità l’unico ospedale del loro non facile territorio:è una struttura che nei mesi della neve e del ghiaccio può richiedere un’ora e passa di tempo per essere raggiunta da chi abita oltre i 1000 metri di altitudine.

Da un punto di vista strettamente scientifico la scelta dei politici regionali in ordine al punto nascite da trasferire ha un suo fondamento, resta il fatto che da tempo si tenta di imporla per motivi in realtà meno nobili come la riduzione delle spese per la sanità. Ha avuto quindi buon gioco un locale combattivo “comitato delle Cicogne” a ricordare che sino a oggi intere generazioni di montanari sono tranquillamente nate in quell’ospedale adesso additato come “pericoloso”

Oltre alle Cicogne, in Regione assolutamente non cede anche tutta l’opposizione: il Pd, da decenni

padrone assoluto dell’elettorato, oggi è in difficoltà e dovrà accettare di chiedere l’autorizzazione ministeriale alla prevista deroga per una situazione nascite significativa come quella di Castelnovo.

Piove pure sul bagnato per gli arroganti Dem reggiani – contano anche sull’incredibile disinteresse di un loro potente ministro – perché già ci sarebbe qualche falla nella loro campagna per l’abolizione di alcuni punti nascite.

Sono infatti da verificare indiscrezioni, al momento credibili, secondo le quali dopo la chiusura di un punto nascite della pianura ci sono stati ben sette parti in ambulanza prima che le mammine arrivassero al nuovo ospedale loro assegnato.

Avendo toccato con mano più volte la sensibilità sociale dei comunisti emiliani,il loro tradizionale rispetto per la donna e la famiglia,l’attenzione costante per i più deboli mi chiedo spesso perché questa anima bella del loro vecchio partito stia evaporando nello stretto rapporto politico in atto con i vecchi grandi avversari, a loro volta un tempo credibili specialisti dell’amore per il prossimo.

Forse non è errato ipotizzare che l’antico spirito dei due partiti sia preda di un’altra specialità della casa, la passione sfrenata per la burocrazia, mostro dell’ottusità che ormai si è impadronito di buona parte del Paese.

La prova di questo fenomeno l’abbiamo proprio all’interno delle regioni Emilia e Lombardia, sempre nel settore della sanità. Da noi la burocrazia ha cacciato in cantina clamorosamente l’attenzione per la libertà caratteristica fondamentale di chi nutre amore per il prossimo e che evidentemente oggi non è più compatibile con la nuova cultura della politica adottata per una sanità. Tragico errore intendere sempre e comunque la sanità come azienda perché per legge e in base a principi economici e gestionali non ci si può ammalare o curare con efficacia.

A Varese, avanguardia di una piena, totale dittatura burocratica, l’ultimo gravissimo episodio – inutilmente silenziato anche dalla stampa debole – è stato il pesante, vergognoso ridimensionamento di uno storico ed eccellente reparto pilota del “Circolo”, riservato a trapiantati e dializzati,ammalati che necessitano di cure e attenzioni delicatissime.

Una vera e grande sconfitta “militare” sul campo ai danni non solo della popolazione, ma anche di un Centrodestra che da anni maltratta la sanità dell’intero Nord Ovest del Varesotto.

Formigoni da tempo se ne è andato, ma i suoi adepti, ancora padroni della sanità e della

burocrazia regionali, stanno distruggendo un servizio alla comunità costruito dai varesini con razionalità e dedizione e soprattutto con un esemplare fattivo spirito di collaborazione con la mano pubblica. Le follie burocratiche di Lombardia contano sulla passività di una Lega che, grazie a Salvini, puntando ad affermazioni nazionali affonda i luoghi natii. Mai come oggi il “Va pensiero” verdiano, doloroso e nostalgico canto di uomini battuti,si adatta perfettamente al Carroccio che impropriamente l’aveva adottato come inno.

Sul dimezzamento della Nefrologia di Varese c’è stato un grande silenzio istituzionale, come avviene per altre situazioni ospedaliere che vedono un incontenibile declino del servizio alla comunità, declino che coinvolge pure l’Università.

La marcia, il ritorno a un ospedalino di provincia sarà un colpo duro anche per i docenti e soprattutto gli studenti (e i loro famigliari) della Facoltà di Medicina e Chirurgia. I segnali sono continui, recenti ed evidenti. E non ci sarà una svolta sino a quando non verrà fermato lo strapotere organizzativo e decisionale del clan formigoniano.

Nei giorni scorsi si è parlato della possibile partenza del professor Gianlorenzo Dionigi per Messina. Se lascia Varese si apre una nuova falla a Chirurgia: siamo a un passo dal forte ridimensionamento di un reparto strategico per l’Università e per la popolazione. Ritorneremo all’ospedale come era prima del 1911?

Manca sempre una informazione chiara e dovuta, alla quale la comunità ha pieno diritto. Come ha il diritto costituzionale alla salute. Si lavora sott’acqua, quasi sempre. Risultati? Zero o poco più. La barellaia al Pronto Soccorso non è stata mai chiusa, le code ci sono sempre, i ricoveri nei reparti spesso rinviati, anche quelli programmati, perché non ci sono posti letto. Medici e infermieri del PS, anzi di tutto l’ospedale, sono sempre sotto tiro, molti pazienti per cure normali vengono dirottati in altri ospedali, al nuovo centro pediatrico Del Ponte, che tanto ha fatto gonfiare il petto dei politici, i burocrati stanno già sottraendo due fondamentali specialità pediatriche. Si prendono in giro medici, politici e 24 mila cittadini che hanno sottoscritto la loro vicinanza al nuovo ospedale pediatrico.

Nessuno ha firmato le dimissioni dopo la vergogna di Nefrologia e nessuno ne parla: un silenzio inaccettabile e che sa di complicità per chi ignora lo strapotere della lobby lombarda della sanità.

Visto che il Consiglio comunale non si attiva e prima che si muova lo Stato, anche se stretto c’è un margine per recuperare in parte la situazione generale del “Circolo” e dell’azienda sanitaria. Recupero importante tanto più che è alle viste una vicenda giudiziaria, quella legata al “Corvo”, che potrebbe trovare una via d’uscita per i protagonisti (liberi di arrivare e un accordo) ma forse non per istituzioni maldestre.

Questo margine dovrebbe vedere attivo il vertice regionale leghista prima di consolidare una alleanza che, storia sanitaria e fatti alla mano, a Varese non è sembrata tale.

Reggio Emilia e Varese due vicende di deliri burocratici e politici, di partiti che non hanno ancora capito che la gente oggi è molto meno condizionata dall’ideologia e da chi la rappresenta. Le comunità se inascoltate sono disposte a ricambiare con gli interessi chi le tratta con arroganza.

A Varese è già accaduto. E avremo un bis se non ci saranno chiarezza e svolte importanti nella gestione di un servizio come la sanità.

A Palazzo Estense oggi c’è un sindaco di sinistra: il sole sorge ancora, i problemi piccoli e fastidiosi non sono stati risolti, per alcuni di quelli grandi c’è qualcosa di concreto all’orizzonte,ma per la sanità è meglio che il Comune sia molto vicino alla gente. I problemi sono gravi. Lo erano anche prima, ma nelle file della maggioranza c’erano troppi servizievoli incapaci: sostenevano a volte che le difficoltà del mondo della sanità locale fossero invenzioni dei giornalisti.

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