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Attualità

CANZONI DA SPIAGGIA

MANIGLIO BOTTI - 28/07/2017

tamoDel rapporto tra estate e canzonetta s’è già parlato. Non è un caso che alcune delle principali manifestazioni canzonettistiche in voga negli anni Sessanta presentassero come sostanza e contenuto (e alcune addirittura come titolo) la stagione dell’estate. Pensiamo al Cantagiro, al Festivalbar e – appunto – al Disco per l’estate. E anche ad alcune canzoni (o canzonette) che sono ormai nell’immaginario e nel ricordo collettivo: da Sapore di sale di Paoli a Abbronzatissima di Edoardo Vianello a Sei diventata nera dei Marcellos Ferial, passando per Ho scritto t’amo sulla sabbia, di Franco I e Franco IV, o per l’Estate sta finendo dei Rigueira o per Un’estate al mare di Giuni Russo. Tutte, nel caso, abbinate a vacanze e a momenti particolari di presenze sulle più rinomate e popolari spiagge italiane.

Era il momento del boom economico, della vacanza per tutti. A volte a prezzi modici e controllati, a volte no. Le manifestazioni canzonettistiche suddette, per altro, erano tutte ampiamente promozionate dalla Radio e dalla Tv, e naturalmente dai “concerti” (ma più spesso incursioni e scorribande) nelle principali località turistiche, costiere e no, tenuti dai protagonisti usciti con la corona d’alloro dai vari Cantagiri, Festivalbar, Dischi per l’estate…

Le presenze erano occasione per rimpolpare la borsa (ma in quell’epoca abbastanza remota il guadagno e la notorietà si basavano soprattutto sulla vendita del “45” in vinile, che poteva anche aggirarsi attorno al milione di copie); e pure – in aggiunta – si trattava di una forma di rappresentanza come per dire: io ci sono, e canto per voi.

Chi scrive, che ha avuto da sempre una stagionale frequentazione marittima di quel periodo aureo e nella zona costiera adriatica, ha un ricordo preciso. E non già delle apparizioni – molto quotate – nei locali più “in” della riviera, tipo l’Embassy di Rimini o La stalla di Riccione, frequentate per lo più dal pubblico adulto, ma dei concerti, diciamo così, in locali più noti come balere che come siti di grande intrattenimento. E non sempre battuti dai personaggi di primissima fascia. E spesso da complessi ignoti che però basavano il loro repertorio sulle canzonette più famose del momento.

E pure si potevano incontrare i Franco I e Franco IV ai dancing Villa dei Pini o Garden di Viserba, i Gens al Confidential di Rimini, Vasso Ovale in una quasi anonima balera di Bellaria-Igea Marina, i Ricchi&Poveri – quand’erano ancora in quattro – al Serenella o allo 007 di Miramare e di Riccione.

Il complesso dei Nomadi, modenesi, per lungo tempo si spalmò sulla riviera adriatica: tant’è che la loro voce leader, Augusto Daolio, prendeva casa in viale Cormons di Rimini, a Marina Centro, facendone il suo quartier generale per le incursioni sulla costa. Non erano tempi di golette attrezzate e di indagini antialghe, tant’è che al Bagno 29 di Rimini si poteva incontrare in minislip un Lucio Dalla non ancora famosissimo, e per di più – lui piccoletto e ricoperto di pelo quasi scimmiesco – addirittura affiancato da alte e bionde stangone.

Che i tempi siano cambiati, così come la filosofia dei concerti e della fruizione musicale nelle discoteca – luoghi di perdizione o di divertimento? – è innegabile. Il concerto per antonomasia – quello dei 220mila al parco Ferrari di Modena di Vasco Rossi, già entrato nella storia per i suoi record e per il significato di più grande happening musicale, fa testo. Il pub in stile britannico Rose & Crown, da più di mezzo secolo a Rimini – il primo in Italia ha organizzato, per autocelebrarsi, un nuovo “summertime festival” sul lungomare Tintori. Dieci giorni in musica: partenza con i Nomadi (versione 2.0), chiusura con il gruppo autoctono Bound For Glory, musica irlandese, un po’ di Bob Dylan, un po’ di jazz, un po’ di country… Sempre in quattro o cinquemila, tra aficionados e curiosi, ad applaudire e a ballare.

Eppure, anche Rimini, qualcuno ha detto che il grande Vasco Rossi abbia fatto una capatina pochi giorni prima della sua grande performance di Modena. Sarebbe sceso – chissà, forse soltanto come buon auspicio – al Grand Hotel, approdandovi in elicottero. Nessuno l’ha poi visto passeggiare sul lungomare. Ma si racconta così. È la vita dell’estate che cambia.

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