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Cultura

TRAMONTO DELL’OCCIDENTE

LIVIO GHIRINGHELLI - 15/09/2017

oswald-spenglerGrande clamore suscitò all’uscita in due tempi in due volumi (1918, 1920) l’opera presaga di Oswald Spengler “Der Untergang des Abendlandes” (Il tramonto dell’Occidente): erano i momenti difficili e cruciali di una Germania sconfitta, moralmente ed economicamente distrutta.

L’autore (1880-1936), studioso di matematica, scienze naturali ed economia politica, si era laureato nel 1904 con una tesi su Eraclito. Seguiranno nel 1932 i veementi attacchi contro la Repubblica di Weimar da posizioni conservatrici e l’anno successivo il giudizio positivo espresso sul nazismo (v. la Prefazione a Anni decisivi, 1933). Del 1931 L’uomo e la tecnica. Contributo a una filosofia della vita.

Spengler si richiama al vitalismo di Simmel come allo storicismo di Dilthey. Contesta le interpretazioni naturalistiche della storia condotte sulla base del nesso causale, mentre per lui la storia è fatta da organismi vitali. Ogni popolo possiede un’energia che lo spinge verso uno sviluppo attraverso età disposte in una successione regolare, come avviene per gli individui. Le diverse civiltà seguono un corso analogo; ad ogni epoca dell’una corrispondono epoche simili delle altre, in periodi diversi, a seconda della diversa origine nel tempo.

Spengler distingue in queste storie tre ambiti distinti: spirituale, artistico e politico. Tre le epoche: preistoria, Kultur (momento di massima vitalità), civiltà, allorché il movimento si esaurisce e si cristallizza in forme statiche, dando inizio a una decadenza irreversibile. Dal punto di vista politico un popolo si presenta via via come primitivo (senza Stato, né politica; vedasi ad esempio il periodo carolingio), poi gruppi di popoli acquisiscono un sentimento unitario del mondo e si uniscono in nazioni (periodo dall’età del gotico alla Rivoluzione francese), per giungere quindi alla civilizzazione, allorché si dissolvono le nazioni, ormai compenetrate dello spirito delle grandi città in masse deformi. Si delineano la metropoli e la provincia; il quarto stato (la massa) inorganico e cosmopolita.

Ecco davanti a noi il tramonto dell’Occidente. Lo sviluppo predeterminato si configura come un destino, l’azione dell’individuo non ha alcun rilievo. A noi non è data la libertà di realizzare una cosa anziché l’altra. Ci troviamo invece di fronte all’alternativa di fare il necessario o di non potere fare nulla. Ducunt fata volentem nolentem trahunt.

La civiltà occidentale è solo una tra quelle esistite. Ogni civiltà ha le sue caratteristiche specifiche; non si può partire da generalizzazioni. Ogni fatto va ricondotto nell’ambito particolare in cui è sorto. L’opera esaltata dal nazionalismo e dal fascismo, è caratterizzata dall’organicismo. Il vitalismo evoluzionistico di fondo rivela accenti nietzschiani (sopravvivenza del più forte e preminenza della politica e della potenza sull’economia e sulla giustizia). “Nella storia l’essenziale è sempre e soltantola vita, la razza, il trionfo della volontà di potenza, non il trionfo della verità”.

La storia mondiale è il tribunale del mondo. La storia ha condannato a morte gli uomini e i popoli, per i quali le verità è sempre stata più importante dell’azione e la giustizia più essenziale della potenza.

Spengler muove dal relativismo, affermando la specificità delle diverse culture, ma inserendole in una interpretazione globale della storia dell’umanità. Ogni società è un organismo vitale, che ha una propria evoluzione: stadio primitivo, di maturità, di decadenza. Poi lascia posto a un’altra che ripercorre lo stesso andamento ciclico. Comprendere il passato significa previsione del futuro. Troeltsch e Meineke ritengono invece che valori assoluti conferiscano al divenire storico un teleologismo di fondo.

A differenza della logica meccanica delle scienze naturali Spengler mette in risalto la logica organica, che coglie il complesso delle manifestazioni di una Kultur come organismo biologico. Il mondo come natura è concepito come un insieme di fenomeni sparsi nello spazio, legati tra loro da nessi causali, onde una morfologia sistematica. Il mondo come storia si riconduce a fenomeni unici e irripetibili, che indicano una direzione nel tempo, un destino, onde una morfologia fisiognomica. Il mondo originariamente è colto soltanto dall’Erlebnis (l’esperienza immediata della vita). Ogni Kultur è un organismo indipendente, completamente chiuso entro il suo orizzonte e la Zivilisation è uno stato che precede il tramonto. Spengler esclude ogni possibilità di comunicazione tra le civiltà.

 In Occidente lo slancio iniziale, millenario, si è esaurito; alla religione succede il socialismo, come irreligione, l’economia non è più diretta dalla politica e il denaro è punto di riferimento per ogni realizzazione. Poche le metropoli, il resto è provincia.

La tecnica stessa, l’espressione più propria dell’uomo faustiano, non è più il privilegio di uomini superiori. E si assiste alla rivolta delle masse e dei popoli di colore. La tecnica si trasforma in bruta strumentalità, privandola del suo carattere aristocratico. Dovrà pertanto succedere una civiltà russa. Prima della ricaduta nella barbarie dovrà precedere il cesarismo. La necessità storica percorre il suo cammino anche contro la volontà del singolo. Inutile è ogni resistenza. Nonostante le arguzie feroci di Spengler su Hitler, i nazisti e la loro scarsa intelligenza ecco i motivi del loro largo suffragio.

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