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Noterelle

QUESTA SETE

EMILIO CORBETTA - 29/09/2017

seteAbbiamo un’infinita sete di parole di vita.

Tutto il genere umano ha da tanti secoli questa sete; da infinito tempo ha sofferto e soffre di questa sete. Le sue fauci spirituali hanno avuto nel passato e hanno nel presente bramosia di soddisfare questa sete.

La storia umana ci parla di questo bisogno. La troviamo sui graffiti tracciati sulle rocce della Val Camonica, nelle immagini disegnate sulle pareti delle grotte abitate nella preistoria, nelle coppette scavate sui massi erratici che troviamo nelle nostre zone, nei reperti venuti alla luce negli scavi dei geologi, nei caratteri cuneiformi degli antichi babilonesi che da poco abbiamo imparato ad interpretare, nei geroglifici dei papiri e dei monumenti egizi, negli ideogrammi orientali, negli incunaboli dei libri antichi stilati dagli amanuensi nei secoli, nel pensiero di filosofi, teologi e letterati che dal passato giungono a noi.

Concludendo: la storia ci parla di questo bisogno, talmente vivo ed impellente che, quando è stato irrazionalmente affrontato, ha portato e porta a commettere errori. In tempi recenti sotto la guida di violenti o fanatici, si è giunti a immensi orrori di morte piuttosto che a risultati di pace e di vita.

Nelle preghiere, talvolta sublimi, ma anche talvolta povere ed impregnate di errori, che pronunciamo nelle nostre funzioni, invochiamo che sorgano nei nostri giovani vocazioni sacerdotali. Che cosa chiediamo poi a loro? Sacerdoti che molto spesso lasciamo soli a combattere, a correggere errori dolorosissimi, salvo poi scandalizzarci profondamente quando loro stessi ne vengono travolti Cerchiamo parole di vita! Invochiamo parole di vita!

Un paradosso: cosa cerca l’ateo nella sua negazione di Dio? Una vita che non trova, che non sa vedere, che spesso non può cogliere nelle parole che ci vengono trasmesse dalla bocca dei religiosi.

A quante guerre la religione ci ha portato nel passato, e ci porta nel presente? Al posto di vita ci porta morte. A questo punto l’ateo trova logico negare le religioni e il loro messaggio, il contenuto che loro proclamano: Dio, il Trascendente!

Prima delle notizie che siamo riusciti a racimolare nelle tracce delle parole della storia, l’uomo aveva questo bisogno? Il genere umano viene da lontanissimo nel tempo, ci dicono i reperti geologici, ma ha raffinato la capacità di scrittura solo in un tempo recente, se rapportato alle migliaia di secoli che ci restano ignoti. Da quanto tempo ha avuto la capacità di capire di esistere? Il concetto di vita da quanto tempo c’è nell’essere umano? Da quanto e da quando la dote dei suoi neuroni è stata capace di avere la virtù della memoria? Da quando il condizionamento dei suoi riflessi si è staccato dalle necessità di compiere atti di mera sopravvivenza elaborando atti che lo hanno differenziato dagli altri animali? Quando ha cominciato a forgiare ed usare utensili di pietra? Quando ha incominciato a elaborare pensieri. E i pensieri hanno portato felicita? E il pensare …. ed ecco la necessità: parole di vita!

Le povere parole delle preghiere delle nostre religioni devono portarci a chiedere, a far nascere tra di noi dei fratelli che ci portino parole di vita, parole d’amore, parole di pace.

Che cosa ce ne facciamo delle grandi scoperte del genere umano se l’uso di queste scoperte non ci porta a vivere al meglio la infinitesima piccolezza della scintilla della nostra vita e a darci la speranza di finire nell’amore di chi ci ha chiamati a vivere?

Un cervello di uno di noi ha elaborato il concetto di relatività del tempo. Se i miei sensi stanno vedendo nello spazio due astri, dotati della stessa velocità che passano nel cielo, quello più vicino mi sembrerà più veloce di quello più lontano. Oh cavoli! Non ci avevamo mai pensato. Ma salta fuori che forse, oltre all’universo che noi percepiamo, ce ne può essere in giro un altro che non possiamo avvertire, ma che è dietro l’angolo della immensità che viviamo, che magari sapremo contattare quando inventeremo strumenti capaci di trasmettere la sua esistenza alla percezione dei nostri sensi.

Ecco qui il concetto dei nostri sensi, il loro valore. Ci dicono tutto? No! Non ci danno le parole di vita. Qui il bisogno di fratelli che sappiano darcele, capendo tutto ciò che si deve capire. Fratelli che abbiano le conoscenze per poter soddisfare la nostra sete usando la saggezza, la misericordia e l’amore che già le parole di uno, due mila anni fa avevano dentro.

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