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Cultura

EROI DEL RISORGIMENTO

FELICE MAGNANI - 29/09/2017

eroiQuante volte siamo stati coinvolti nei passaggi obbligati della nostra storia, quante volte ci siamo lasciati affascinare da personaggi che avevano il pregio di farci sognare, di farci capire quanto grande fosse la forza della natura umana.

I nostri maestri e maestre, professori e professoresse ci insegnavano la storia con quel pizzico di enfasi che ce la faceva apparire meno terribile e drammatica, ci facevano assaporare gli aspetti più umani: il coraggio, la fede, il carattere, l’ideale, i valori, sapevano tirar fuori quello che avrebbe formato le nostre menti e i nostri cuori, dimostrandoci che era sulla natura umana che bisogna lavorare per cambiare in meglio la storia.

La presentazione non era politica, era fondata sulla conoscenza e sulla speranza. Il mondo sarebbe cambiato prima di tutto nella coscienza e nel cuore degli uomini e per questo i personaggi della cultura, dell’economia e della guerra parlavano soprattutto di morale, di etica, di indipendenza, di principi e regole, di voglia di poter vivere senza dover chiedere permesso al padrone di turno.

Ci hanno insegnato a trovare le cose belle anche nei momenti difficili, creando le premesse di uno stato costituzionalmente più liberale, più ricco di opportunità etiche e sociali, ci hanno fatto provare il senso di una italianità legata ai valori, proprio come il napoletano Luigi Settembrini, educatore dal taglio entusiasta, di una fedeltà dalle radici profonde. Ne abbiamo respirato la forza morale, l’idea di famiglia, di giustizia e di legalità, abbiamo imparato a riconoscerne l’amore e la fede, lo slancio e la tenacia, lo spirito e la determinazione.

Abbiamo letto gli scritti di Giuseppe Mazzini, il suo amore per il lavoro, per la giustizia, abbiamo preso atto della sua rivoluzione umanitaria, fatta di una volontà tutta italiana, orientata alla creazione di un mondo più vero e più giusto. Abbiamo letto, amato e studiato la vita e il pensiero di fior di educatori, le loro profetiche considerazioni, la loro totale aderenza alla fede liberarle, il loro monito etico rivolto alle giovani generazioni, perché imparassero a costruire un’Italia unita sulla forza e la bellezza di valori condivisi.

Ricordiamo il torinese Massimo D’Azeglio con le sue Nobiltà di Propositi, Tra i Ricordi di Martino del padovano Ippolito Nievo, Il Primato Morale e Civile degli Italiani del torinese Vincenzo Gioberti, I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni e personaggi di grande spessore politico come Camillo Benso conte di Cavour e Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi con la camicia rossa.

Del Risorgimento ci mancano lo spirito, l’entusiasmo, la cultura, l’impegno di uomini e donne con lo sguardo rivolto alla costruzione di un paese forte, leale, coraggioso, onesto, unito, un paese che nasce con il contributo di tutti, in particolare di chi è disposto a mettersi in gioco, anche con il sacrificio della propria vita.

Del Risorgimento abbiamo amato tantissimo gli eroismi, la capacità di dare un senso radicato e profondo a parole come patria, famiglia, religione, cultura, ci siamo sentiti coinvolti, abbiamo cercato di diventare piccoli e di imparare, senza la presunzione di sapere già tutto o di essere molto bravi.

Oggi l’entusiasmo dei grandi ci manca, manca soprattutto quello spessore morale che stimolava la nostra conoscenza, che ci faceva riflettere, che riempiva di impegno e di studio i nostri pomeriggi.

Del Risorgimento mancano il calore e la poesia, l’idea che possa esistere un mondo migliore, dove la libertà non sia imposta, ma frutto di una coscienza onesta, forte e coraggiosa, capace di costruire un grande paese.

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