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Opinioni

IL CASO CIELLE

EDOARDO ZIN - 13/10/2017

movimento-popolare“Non per mestiere, ma per vocazione” recitava un volantino distribuito durante la campagna elettorale amministrativa che elesse Giuseppe Gibilisco a sindaco di Varese. Alcuni anni prima “La Prealpina” così titolava un articolo:  ”I ciellini esigono dai cristiani che siano tali nella vita pubblica” e “La Provincia” le faceva eco: “CL tira le orecchie alla DC”.

 Mi sono sovvenuto di questi motti, leggendo l’articolo che Pierfausto Vedani ha pubblicato su RMFonline due settimane orsono.

 Gli anni 75 – 90 ridestano anche in me sentimenti di nostalgia per l’impegno di  Comunione e Liberazione. Essa offriva ai giovani – tra cui i miei figli – una singolare esperienza di Chiesa fondata sulla comunità, la sua scuola, l’azione caritativa, i campi estivi.

 Negli stessi anni il Movimento Popolare, soggetto di emanazione ciellina, promotore di tante iniziative politiche, incominciava i suoi passi proprio qui a Varese e a Gallarate. La nascita di questo Movimento suscitò in me dubbi sopiti che oggi , letti alla luce della cronaca quotidiana, mi persuadono che quegli incerti sospetti non erano illusori. Se provo nostalgia per l’azione educativa di CL non nutro rimpianto per essere stato un critico osservatore verso non le persone, ma verso un impegno politico che ritenevo incompatibile con quanto proclamato dal Concilio e discordante con l’azione dei cattolici democratici. Nostalgia e rimpianto non si accordano con la ragione.

 Anch’io, come Vedani, infatti, ho una memoria positiva della presenza in Varese dei ciellini di quei tempi: era una squadra ben affiatata, in città c’era partecipazione, si respirava un clima di forte senso civico. Erano anni in cui la presenza dei cattolici nella vita pubblica rischiava di soccombere sotto il peso dei referendum sul divorzio e  sull’ aborto. Il partito che raggruppava la maggior parte dei cattolici incominciava a scricchiolare sotto il peso delle correnti interne e dei continui cambi al governo del Paese. Anche la Chiesa, a causa di una scorretta interpretazione del Concilio, sembrava smarrita.

 Movimento Popolare tentò di ricomporre il mondo cattolico traducendo l’esperienza cristiana della comunità di CL nel mondo della politica. Si opponeva alla dissociazione tra l’atto di fede e l’impegno nella vita pubblica, negava il dualismo nato nel ’68, desiderava tradurre in politica ciò che veniva appreso in sede religiosa, in coerenza con la visione antropologica e i valori che lì venivano proposti. Dapprima Movimento Popolare scelse come partito dove militare la DC, ma, dopo una difficile convivenza con la segreteria De Mita, aprì il dialogo con la sinistra socialista. Nel frattempo CL e MP idearono la Compagnia delle Opere, intesa inizialmente come fornitrice di vari servizi. Venne “tangentopoli” e anche alcuni uomini di CL vennero sfiorati dalle indagini della magistratura. Il resto è cronaca.

 Nel suo intervento su queste pagine, Vedani parla di “sbandata”, di “contaminazione”, di “orgia del potere politico” da parte di CL e domanda ai “moderni cristiani in politica” di riflettere sul caso CL.

 Tenterò di dargli una risposta, tralasciando gli aspetti educativi ed ecclesiali che stanno alla base di CL e soffermandomi brevemente sugli aspetti politici.

 Movimento Popolare portò in politica l’autoreferenzialità tipica del suo movimento: come nell’azione religiosa-educativa si poteva notare l’emozione dello stare assieme tra amici per avvicinarsi a Dio, senza mirare alla formazione integrale della persona unica ed irripetibile, capace di partecipazione razionale ed autonoma alla propria vocazione, come la cultura ciellina preferiva confrontarsi con l’esperienza di ciascun membro del gruppo piuttosto che con i diversi umanesimi della contemporaneità, come l’evangelizzazione era considerata una conquista del mondo, ma non per il mondo, così in politica il Movimento Popolare alla mediazione, fatta di confronto e di dialogo, preferiva la compromissione a livello di potere per consolidare la propria presenza nella società. L’impegno dei ciellini in politica portò, pertanto, non la condivisione di ciò che è bene nelle altrui scelte politiche, ma all’inasprimento della conflittualità anche tra fratelli della stessa fede.

 Nella visione politica del Movimento Popolare si poteva individuare una particolare concezione di un principio della dottrina sociale della Chiesa: quello di sussidiarietà, che dai ciellini veniva letto non in senso verticale (gli enti intermedi più vicini alla persona non spostino competenze a enti più lontani dall’organizzazione sociale), ma in senso orizzontale: le istituzioni pubbliche non dovevano erogare prestazioni e gestire servizi, ma il cittadino doveva avere la “libertà di scelta”. Principio che può stimolare una certa competizione tra pubblico e privato, ma che ha introdotto un sistema aziendalistico nella sanità o di mercato nell’assistenza alla persona: lo dimostra la nascita di numerose cooperative al servizio della persona o di opere, di strutture legate a CL su cui si sono affacciati sospetti contaminati da interessi personali e di corruttela, senza contare che non è dimostrato che la proliferazione dei fornitori di servizi privati comporti alla fine un risparmio!

 In tutto ciò possiamo notare una visione neo-liberista che sopravvaluta il ruolo e l’importanza dell’economia e del mercato: il contrario di ciò che la Chiesa indica come solidarietà, fraternità e condivisione.

 Aggiungo un’ultima riflessione. E’ davanti ai nostri occhi, e lo constatiamo quotidianamente, l’irrilevanza della politica nel governo della cosa pubblica. Questa irrilevanza è dovuta soprattutto alla crisi dei partiti che sono ormai espressioni leaderistiche e non di progetti ormai privi  di una nuova classe dirigente e di una base che possa condividere idealità e progetti. Questo deserto non è forse dovuto anche al vuoto lasciato da CL?

 I cristiani hanno il compito di essere l’anima di una nuova politica che non esprima solo un’elencazione di progetti inattuabili o un catalogo di buone intenzioni, ma che si facciano carico di attuare con gradualità gli obiettivi da perseguire. Hanno anche il compito di rapportare la politica al buon esito finale, non cercando il potere, ma la   richiesta di collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà che, pur muovendo da posizioni ideali talvolta diverse, si possono trovare uniti per servire il bene comune. E’ necessario, inoltre, che nei nostri giorni, in cui l’immagine ha il sopravvento sulla parola, i cristiani siano capaci di leggere la storia di ogni giorno con i suoi bisogni e le sue aspettative,  non con l’apparente successo del “presenzialismo” televisivo dei vari leader, ma attraverso il disegno di Dio che si fa progetto storico nella persona umana.

 La Chiesa tutta è al servizio di tutti, soprattutto dei più poveri ed emarginati: ad essi annuncia la buona novella non dagli scranni parlamentari o dagli schermi televisivi, ma chinandosi per tendere l’orecchio all’ascolto e per udire il battito del cuore degli uomini e delle donne, anche anonimi e casuali, che attendono Dio, quel Dio che non abita le cittadelle del potere, ma che ha “un passo felpato, timido, che scava senza che te ne accorgi” (André Frossard), quel Dio che ha bisogno degli uomini  che fanno politica non per proprio tornaconto , ma per annunciare il Suo amore agli uomini che Egli ama.

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