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Cara Varese

RETE DI LIBERTÀ

PIERFAUSTO VEDANI - 23/11/2017

newsOggi le istituzioni invadono i mezzi di comunicazione con notizie che le riguardano: scritte anche bene e quindi pronte per la pubblicazione sono anche formalmente molto accattivanti. E come tali possono a volte attenuare, questione di sfumature, la consueta valutazione critica di chi decide della loro pubblicazione.

Sono tempi in cui agli operatori dell’ informazione, calati sempre nella realtà dell’era supersprint del web, non si chiede di consumare le suole delle scarpe, ma rapidissime verifiche prima di affidare la valanga di news che arrivano dall’ universo della Rete. Dove succede di tutto, in particolare che ci sia anche una vastissima partecipazione all’informazione, inesistente al tempo, non lontano, del dominio della carta stampata.

E’ incalcolabile infatti il numero delle persone che davanti ai più disparati accadimenti giudicandoli degni di approfondimenti in qualche modo diventano… giornalisti: sono comunicatori per semplice diletto, per senso civico, per spirito di servizio: tutti affascinati dalla partecipazione a un mondo nuovo e piace loro essere protagonisti del grande carosello dell’informazione. Sono persone che stimo e addirittura mi piacerebbe che ogni anno a qualcuno di questi cittadini del web di casa nostra fosse rivolto un pubblico ringraziamento per avere reso un servizio alla comunità.

Web è sinonimo di libertà, di autonomia spesso fortemente correlata a un senso di responsabilità che è fondamento di vera democrazia. Sarebbe tutto ok ma dell’ universo dell’umanità da sempre fanno parte anche campioni di imbecillità, cattiveria, sadismo e anche della vigliaccheria dell’anonimato, insomma tutta gente che provoca guai. Si potrebbe anche temere il deterioramento della credibilità dell’intero mondo web se non fosse sostanzialmente ispirato a solidi principi di democrazia. Ne abbiamo un riscontro preciso con il controllo addirittura feroce dei fruitori di internet nei Paesi dove la libertà individuale è sempre un sogno.

La libertà è uno dei cardini della società, noi italiani dopo averla negata a mezzo mondo con l’impero romano, la si perse per secoli e l’abbiamo conosciuta solo a partire dall’aprile 1945 dopo aver scansato anche le sirene dell’utopia marxista.

Tutto sommato e grazie anche all’istituzione repubblicana ne abbiamo fatto un uso accettabile anche se ogni tanto in ambito politico lasciamo affiorare qualche nostalgia del cesarismo, dell’uomo forte che a volte milita anche in movimenti superdemocratici dei quali è certamente degno.

Viva allora la Rete che non fa sconti a nessuno e che, a volte con esagerazioni inopportune, da strumento di confronto passa a ruoli che non le competono accettando opinioni e sensibilità che profumano di conformismo davanti alla franchezza di qualche affermazione, esagerata o infelice nella forma non nella sostanza. Come è accaduto a Bologna, città di leggendarie umanità e cultura, di grandi atei e di grandi cardinali, dove due sacerdoti avendo come riferimento in un caso il fallimento educativo di una giovane e nell’altro l’insegnamento della Chiesa, hanno affidato il loro sferzante pensiero alla Rete.

Che con il tempo siano cambiati anche i cattolici da sbarco lo hanno confermato le pressioni sui due sacerdoti perché in qualche misura innestassero la retromarcia. Una scelta che ha ottenuto risultati inaspettati: i pro e i contro hanno sempre affascinato il popolo della Nuova Comunicazione.

Io ne faccio parte come lattante, per di più disattento, il che mi crea a volte problemi tecnologici con le infernali tastiere del computer e dei telefonini, mai invece con i principi, come quello della sacralità della libertà.

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