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Cara Varese

ALLA FACCIA DEL BUON GUSTO

PIERFAUSTO VEDANI - 22/12/2017

parolacceSono i giorni dei buoni pensieri, delle riflessioni, dei propositi, delle speranze. I tempi sono difficili, la società è inquieta perché in più settori i problemi non hanno una soluzione adeguata. E quando questa soluzione è possibile, se non doverosa, nulla facciamo per chiudere situazioni antipatiche o addirittura incivili rivolgendo altrove la nostra attenzione.

Come nel caso del deterioramento di una normale civica educazione che sicuramente ha vissuto tempi migliori.

Le parolacce infatti negli ultimi tempi hanno preso piede addirittura nei mezzi di comunicazione, si va dai “social” del mondo web ai titoli di programmi televisivi e ai loro contenuti: sbalorditivo il campionario di volgarità che ha agevolmente travolto ogni remora quasi fosse una battaglia per la democrazia.

Prima di approdare ai mass media il nuovo linguaggio, decisamente improprio, ha conosciuto un lungo periodo di incubazione, ma successivamente è stato veloce il suo percorso soprattutto dopo essersi impossessato della galassia dei giovani, scuole comprese.

Ci deve essere stata resistenza prima di un approdo alla sponda dell’osé da parte delle ragazze, travolte da qualche loro rappresentante nelle vesti di conduttrice televisiva.

Abituato sin da bimbo al rispetto assoluto degli anziani e delle donne, non ricordo sorprese o traumi di sorta quando alla fine degli Anni 40 al ginnasio mi ritrovai in classe diverse femminucce. Per noi maschi sarebbero state la rovina sino alla fine del liceo perché studiavano di più e meglio di noi, che come segno di maturità avevamo forse solo i pantaloni lunghi.

La società è ribaltata nei confronti di quell’epoca e mi guardo bene dal processarla magari ripercorrendo le grandi rivoluzioni che l’hanno squassata, storicamente tutte libertarie e di matrice nordamericana, ’68 compreso, resta il perdurare di esiti culturali con pesanti risvolti negativi nella corsa a una libertà assoluta.

È bene mettere in chiaro che anche ambienti giornalistici professionali, quanto solo al parlato ovviamente, a volte oggi possono ricordare i corsi accelerati che dovevano fare le reclute di qualsiasi tipo al loro arrivo nelle caserme, ma non è una regola assoluta e quando c’è il botto e la testata ha tradizione e storia di aplomb tutto è attenuato dalla presenza di generazioni di giornalisti che fanno della forma anche sostanza. Avendo frequentato decine di anni or sono due redazioni di grandi giornali ho ricordi precisi e più che accettabili. Anche l’approdo prima a Como e poi a Varese è stato molto gradevole.

Il problema dei linguaggi per niente ortodossi mi sembra importante, ma non so dire in quale posizione lo si possa collocare stante la lunghezza dell’elenco di quelli che già stiamo affrontando. Forse è anche un errore ricordarlo, aggiungerlo proprio nei giorni in cui si pensa a tempi migliori e si accantonano, se possibile, le amarezze.

Credo peraltro che possa essere messo nella nota spese, nel preventivo di chi annuncia miracolosi ribaltoni della attuale condizione nazionale. Ci sono ideologie, teorie, scelte di libertà e democrazia che si contrappongono e dovremo-potremo scegliere, mai dimenticando però che la nostra libertà finisce dove comincia quella degli altri. Sfuriate, ingiurie, liti pesanti volgarità assolute gratuite o da copione oggi fanno spettacolo in tv e vengono ripresi e diffusi sul web come se fossero il meglio della cronaca o dell’intrattenimento, tutto alla faccia del buon gusto, di una educazione messa in soffitta senza che ci siano ipotesi o progetti di una virata, di un stop che certamente non sono una violazione della democrazia.

Buon Natale a tutti.

P.S. Dopo avere scritto queste note sono andato in cucina per bere un po’ di latte caldo. Ho pensato di non farmi mancare anche un biscotto, ho posato sul tavolo la scatola poi voltandomi con lo sventolante sciarpone che anche in casa non mollo mai ho mandato tazza, latte e biscotti in terra. Con l’accompagnamento di un paio di parolacce. Predicare bene e razzolare male.

 

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