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Opinioni

CAMBIARE SÉ STESSI

FELICE MAGNANI - 09/03/2018

sorrisoÈ incredibile come l’uomo abbia spesso la verità a portata di mano e non riesca a vederla. Eppure non è necessario essere dei superlaureati o dei superfamosi o dei superimprenditori o dei superprofessionisti per rendersi conto che cambiare si può e in molti casi basta pochissimo, basta fare un passo indietro, restituire al cuore il suo respiro, ritrovare quel modo semplice di osservare il mondo, ritrovare l’umiltà, l’onestà, la voglia di fare bene per aiutare quel piccolo mondo antico in cui trascorriamo la nostra vita.

È incredibile come le verità umane siano diventate complicate, come la vita venga massacrata da chi pensa di avere il mondo in mano, da chi crede di poter disporre a proprio uso e consumo della buona fede altrui. Uno dei massimi problemi di oggi è riuscire a capire da dove occorra ricominciare per ricostruire identità che si sono perse per strada.

Lo abbiamo visto nelle ultime elezioni politiche, dove il popolo italiano ha dato prova di grande maturità, superando le inibizioni disseminate con maestria da chi avrebbe voluto depistarne l’onestà intellettuale. Si tratta di un popolo che ha acquisito una finissima sensibilità sociale e morale, che sa dare risposte concrete e mai scontate, mirate a sviluppare nuove forme di coesione, nuove speranze, soprattutto attento a richiamare il genere umano alle sue responsabilità, partendo da quelle minime, quelle dai più considerate minori, ma capaci, se messe in atto, di cambiare il volto morale di una nazione.

È andato oltre i giochi della pura demagogia politica, quella di cui la gente è ampiamente stufa, dell’aggressività, della presunzione, delle paure infondate, dei pregiudizi che fanno apparire le persone e le cose per come non sono nella realtà. Siamo stati testimoni di un popolo attento e molto presente, che ha superato le invadenze di una violenza arbitraria, creata per complicare la vita, un popolo che ha dimostrato di saper cogliere i temi e i problemi di una società che la politica ha perso di vista, perché troppo impegnata a guardarsi allo specchio, a coltivare i propri interessi e nella maggior parte dei casi lontana anni luce dalla realtà di tutti i giorni, quella contro la quale sbattono drammaticamente le speranza dei cittadini.

Il nostro è un popolo che prova interesse, che parla soffre, gioisce e discute, perché vuole vivere da protagonista la sua storia, senza essere preso in giro. Non si lascia irretire, neppure quando è cosciente che deve cambiare, lasciare il vecchio nido, quelle idee nelle quali ha ampiamente creduto e per le quali ha lottato, dimostrando che anche la storia più amata e sofferta non ha più i suoi cavalieri e le sue dame, ha bisogno di restauri profondi, di nuovi respiri, di gente che sappia rinunciare ai propri tesori per correre incontro a chi ha bisogno e non ce la fa più.

È un popolo che si mette in gioco, che azzarda, crede, si offre, che incoraggia chi la pensa diversamente, aprendo nuove strade a una democrazia che si è accorta dei suoi limiti e dei suoi disastri.

Con il suo voto ha voluto dimostrare che non bastano le belle parole, l’esercizio intellettuale, la presunzione, ma conta soprattutto l’esempio, il modo con cui ci si rapporta, l’umiltà, la semplicità del costume, stare con la gente comune e con i suoi problemi quotidiani, capire dove va il mondo e quali strumenti adottare tenendosi a debita distanza dalla frequentazione dei salotti mondani, dove spesso la verità viene consumata, trasformata, data in pasto all’esercizio intellettuale, alla ripetitività, a consumate arti messe a punto per depistare la volontà di cittadini confusi e intimoriti.

Chi conta, chi determina i passaggi della democrazia, chi richiama la politica sulla realtà di tutti i giorni è quel popolo cosciente e generoso che continua la sua marcia dell’onestà, che urla la sua rabbia, ma solo perché ha ampiamente capito che chi dovrebbe rappresentarlo è distratto e non solo, in molti casi insegue solo se stesso. Chi conta è il popolo dei pendolari, dei vecchi che frequentano i mercati per raccogliere avanzi, quello di chi ha fiducia e viene derubato, di chi fatica e si impegna, quello che fa volontariato, con lo sguardo posato là dove il bisogno è più forte e dove spesso una misera pensione impedisce di essere tranquilli. Il nostro è un popolo dignitoso, orgoglioso, geniale, creativo, ma è stato trascurato e in molti casi abbandonato al proprio destino.

Non dimentichiamo che la sapienza popolare è la fonte primaria dei grandi cambiamenti, è il bacino di raccolta della vita umana, è il punto di partenza e il punto di arrivo, basta andare dove i problemi sono ferite aperte per capire da che parte soffia il vento e cosa bisogna fare per cambiare i destini di una condizione umana prostrata da troppe falsità. Non occorre chiedere agl’intellettuali d’oltreoceano quali siano i problemi e che cosa sia più giusto fare per risolvere i problemi, basta frequentare la gente, parlare con la gente, riabilitare una storia che spesso viene volutamente sottaciuta o disarmata delle sue potenzialità umane e sociali. Il mondo cambia e chi non se ne accorge è destinato a essere risucchiato.

L’ipercriticismo ideologico ha fatto il suo tempo, consuma i rapporti, crea sacche in cui si annidano le mire espansionistiche di coloro che attentano alla dignità e alla legalità del paese. Nei momenti difficili occorre essere uniti, è necessario ritrovare il principio, l’origine, l’inizio del cammino, la tolleranza, l’amore per le cose che veramente contano per tutti. È nella difficoltà che si misura la forza di un paese, è nella sua capacità di saper raccogliere e convergere superando le diatribe, le incomprensioni, i rancori, le vecchie ruggini, è nella consapevolezza di essere una grande famiglia, dove ogni componente è una risorsa, una ricchezza, una fonte di benessere, che un paese bombardato riprende il proprio cammino.

È cambiando prima di tutto se stessi che si può cambiare il mondo, è riconoscendo i propri limiti che diventa fondamentale l’aiuto, è nella coscienza comune che il nuovo prende forma e permette all’umanità di ritrovare il sorriso, anche quando il risultato non è sempre quello che avremmo voluto.

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