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Apologie Paradossali

DIALOGO

COSTANTE PORTATADINO - 26/10/2018

unione(O) Dopo una giornata niente male di Champions League, cioè di Europa con la E maiuscola, quella che per la maggior parte di noi conta davvero ai fini della nostra personale felicità, dobbiamo proprio abbatterci per quelle quisquilie di numeretti frazionari del rapporto deficit/PIL?

(C) Accetto di abbandonare per una volta la sequenza di apologie dedicata ai nuovi autocomandamenti, a patto di non parlare dei peccati dei calciatori e nemmeno dei rapporti tra illustri società e malavitosi, per non inquietare il direttore, già infastidito da ‘Report’. Anche se forse conosciamo meglio l’UEFA dell’UE e ci appassiona di più questa Europa di quella di Bruxelles e delle sue regole.

(S) Magari questa anomalia è merito e torto contemporaneamente di Silvio Berlusconi, spesso vincitore in un campo e quasi sempre assente nell’altro. E quanto ad assenze nel campo UE, credo che possiamo metterci tutti i maggiorenti d’Italia, dai politici alle varie categorie economiche, persino ai loro lobbisti. Il caso EMA, tra Milano e Amsterdam insegna qualcosa.

(O) Sarà un caso che anche le vittorie in C.L. (Champions League) manchino proprio dall’acuirsi della crisi economica e che qualcuno osi attribuire questa sterilità sia nel campo calcistico, sia in quello politico alla mancanza di capacità lobbistica in Europa? Direi che è evidente proprio nel caso di quella società calcistica che invece sa esercitarla così bene in Italia

(C) Finora vi siete divertiti a citare luoghi comuni, per farvi tornare ad una riflessione seria devo ricorrere ad una voce autorevole, quella dell’economista Luigi Campiglio, che estrapolo da una intervista rilasciata a ilsussidiario.net, pubblicata il 24 ottobre. Campiglio, che sicuramente non simpatizza per i partiti di governo, ci rammenta tuttavia un dato inconfutabile:”L’appello sulla questione del debito elevato e sull’onere che pesa sulle future generazioni è enfatizzato, per non dire drammatico. Ma vorrei ricordare una cosa: 2.052 miliardi è lo stock del debito pubblico – ultimo dato del secondo trimestre 2018 – della Germania e 2.300 è quello della Francia. Lo stock di debito dell’Italia è 2.323 miliardi. Mi si deve spiegare, allora, perché i bambini tedeschi e i bambini francesi non si devono preoccupare e quelli italiani sì.”

(S) Scusa, ma le condizioni dell’economie e delle amministrazioni pubbliche di questi due Stati sono ben diverse da quelle dell’Italia. Senza contare la stabilità politica assicurata dalle diverse strutture costituzionali e dalle rispettive leggi elettorali. Sai bene che i ‘famosi mercati’ guardano più a questo che ai ‘numeretti’.

(C) Obiezione posta anche dall’intervistatore, cui il Prof. Campiglio così risponde: Sì, ma ci si dimentica che siamo in una crisi che dura ormai da dieci anni. Nel 2007, prima della recessione, avevamo il debito un filo sotto il 100%; poi sono arrivate la grande crisi finanziaria, che ha preso dentro tutti, e la crisi europea. Poi, un pezzo di Europa, l’area che ruota attorno alla Germania, è uscito indenne grazie alla valvola straordinariamente efficace delle esportazioni, e questo va senz’altro a loro merito. La Francia, invece, che per un certo numero di anni ha sforato le regole di Maastricht sul rapporto deficit/Pil, è un Paese avanzato, civile, ma dal punto di vista della performance dell’export in confronto con la Germania è più o meno come l’Italia.” L’intervista continua: “L’argomento del debito pubblico come fardello è un po’ debole?” “Questo argomento rischia di diventare un boomerang micidiale. Esiste, piuttosto, una questione europea di convergenza – nel progetto europeo bisogna continuare a credere, perché l’alternativa sarebbe davvero una prospettiva negativa –, ma le dichiarazioni di Dombrovskis e Moscovici sembrano più un discorso anti-europeo.” “Che cosa intende dire?” “Rivolgono a noi come Paese lo stesso discorso che hanno fatto alla Grecia.” “Insomma, il giudizio della Commissione è soprattutto politico?” “Assolutamente. È una decisione squisitamente politica, visto che – ripeto – la Francia ha quasi esattamente lo stesso stock di debito pubblico italiano. E poi, cosa vuol dire avere sempre l’ossessione del rapporto debito/Pil? Io personalmente ho l’ossessione della disoccupazione, in particolare quella giovanile. Come la mettiamo?”

(O) Però il rimedio non deve essere peggiore del male, per esempio il reddito di cittadinanza …

(C) Infatti la proposta di Campiglio è ben diversa: “Prendiamo la proposta del reddito di cittadinanza. Reddito vuol dire che uno sta lavorando. Quindi, questo lavoro diamolo, facciamo quelle benedette opere di grande manutenzione senza dare soldi per puro assistenzialismo. Il lavoro è importante, perché il lavoro è la dignità delle persone. Altrimenti sarebbe una doppia condanna: si danno i soldi ingiustamente quando ci sarebbe bisogno di fare un milione di cose in questo Paese. E allora facciamole. Queste sono proposte da New Deal, perché in Italia viviamo un clima da New Deal, da anni Trenta. E dalla Ue mi aspettavo maggiore apertura. Ho un timore: vedo aleggiare lo spettro della patrimoniale.”

(S) Più facile a dirsi che a farsi. Se parliamo di grandi lavori ricordati che due delle primissime imprese italiane di costruzione sono in stato fallimentare; se parliamo di piccole imprese vedi un po’ quanti giovani italiani disoccupati sono interessati a lavorare come muratori, idraulici, escavatoristi, saldatori, eccetera. Anche i centri per l’impiego non servono a nulla se non ci sono prima scuole professionali valide e molto incentivate. Per certi corsi si potrebbe pensare non ad un reddito garantito, ma sì a un ‘ presalario’ come quello degli universitari sessantottini, ma stavolta per i quindicenni aspiranti elettricisti o meccanici o falegnami, ovviamente condizionato a frequenza, tirocini e risultati.

(C) Per non farla tanto lunga (anche papa Francesco raccomanda prediche brevi), oltre a suggerire la lettura dell’intero articolo su www.ilsussidiario.net, consiglierei a lettori/elettori di ogni età e condizione sociale di adottare il metodo che Campiglio propone al Governo italiano nei confronti delle istituzioni europee: il dialogo. Se non si comincia dal basso a rifiutare i toni da comizio quarantottesco e le furberie da ‘manina’, il clima da campagna elettorale permanente farà danni non solo alla salute dell’economia nazionale, ma pure a quella di ciascuno di noi.

(S) Noto che stasera hai fatto poca fatica, perché hai saccheggiato il lavoro altrui; ma sappi che, intanto che predichi, (siamo a mercoledì sera) anche lo spread calcistico che ci era favorevole tende a peggiorare, sommando una sconfitta e un pareggio beffardo che ci toglie all’ultimo secondo una vittoria possibile. Pensa a come potrebbe andarci male quando non avremo più un Draghi tra gli arbitri della finanza pubblica europea. Però hanno ragione sia Campiglio sia il direttore: arbitri o non arbitri, nel progetto europeo bisogna continuare a credere, fino alla vittoria.

(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante

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