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Cara Varese

MEMORIA E TOPONOMASTICA

PIERFAUSTO VEDANI - 15/02/2019

Il recupero dalle foibe di alcune vittime

Il recupero dalle foibe di alcune vittime

Dopo decenni e dopo che nel calendario dei ricordi nazionali ha conquistato uno spazio ancora piccolo, abbiamo recuperato all’attenzione di tutti le grande tragedia delle foibe, profonde cavità di natura carsica, nelle quali venne fatto sparire dai comunisti titini un numero incalcolabile di civili italiani colpevoli di avere scelto, da generazioni, di vivere in Istria, Dalmazia e nella Venezia Giulia (terra rivendicata dai titini. che tentarono di impadronirsi di Trieste). La nuova democrazia marxista-leninista, che ebbe come grande madre l’Urss e colonizzò tutta l’ Europa orientale, ebbe una singolare alternativa nazionalista nei nostri vicini slavi, che ci presentarono il conto essendo stati vittime dell’imperialismo fascista. Un conto che ebbe anche la tragica veste di una pulizia etnica, che per ferocia fu pari a quella incancellabilmente nota dei nazisti.

Il tempo medica le ferite, è grande pace tra le due nazioni, ma il seme delle giornate del ricordo ha bene attecchito e oggi dà frutti grazie anche al presidente Mattarella che ha criticato con fermezza i negazionisti delle foibe.

Gli storici e i politici d’oltre confine collegano, in qualche modo e ridimensionandole, le foibe al comportamento delle nostre truppe che invasero la Jugoslavia.

Nel primo dopoguerra e anche successivamente, alcune pubblicazioni edite in Veneto a cura di ex partigiani italiani diedero notizie di civili sloveni, parecchi dei quali uccisi, coinvolti durante le azioni di repressione dei militari italiani contro i partigiani, 800 dei quali sarebbero stati fucilati. Paesi bruciati, deportazioni, non videro in azione truppe in camicia nera, ma l’esercito.

In Italia poco si seppe di questi drammi, si sarebbe parlato a lungo dei campi di concentramento in Germania, non si ricordano invece notizie e approfondimenti su alcuni campi di concentramento che da noi accolsero donne, bambini e anziati di nazionalità slovena,

Italiani brave gente? La storia delle repressioni, delle vittime civili di quella barbarie mondiale che è la guerra, ci dicono che non siamo stati delle eccezioni: lo possono confermare i libici con migliaia di morti o perseguitati nel ventennio 1912-1932, gli etiopi con la pazzia italiana di massacri indiscriminati dopo l’attentato, nel febbraio del 1937 a Rodolfo Graziani, ad Addis Abeba come viceré d’Italia.

Per il tramite dei suoi generali Graziani fu responsabile anche degli assassinii di centinaia di religiosi copti a Debre Libanos e delle stragi nei confronti degli etiopi che nelle periferie del loro vasto paese non si arrendevano al dominio italiano.

Può apparire strano che in una rubrica dedicata alla città che più amo abbia deviato nella grande storia della quale non sono uno studioso ma solo un appassionato curioso, ma mi hanno indotto in tentazione il giorno del ricordo dei martiri delle foibe e una garbata osservazione di un concittadino sul mio recupero, scritto su Varesenews, della frana comunale in tema di toponomastica. Tra i macroscopici storici errori di Palazzo Estense non avevo annoverato quello di non avere cancellato la dedica, di stretta marca fascista, a un cappellano che assisteva le nostre truppe mentre “ripulivano” l’Etiopia. In effetti ricordare come benemerito padre Reginaldo Giuliani è una forte stonatura che merita l’attenzione almeno della prima giunta progressista dopo sessanta e passa anni di governi cittadini conservatori o finti rivoluzionari.

Già che ci sono ricupero anche la grande disputa tra varesini per ricordare Gentile, fascistissimo filosofo di fama internazionale, come tale ancora oggi apprezzato, che fu freddato da partigiani comunisti a Firenze. Era molto anziano e disponibile, girava per la città senza scorta, aveva sicuramente delle responsabilità morali, ma il suo assassinio suscitò vivaci reazioni negative anche negli ambienti toscani della Resistenza.

Chiudo questa incursione nel mondo della memoria con un doveroso omaggio ai profughi giuliano dalmati che depredati di tutto, lasciarono la Jugoslavia diventata molto inospitale. In Italia ebbero un’accoglienza molto fredda, nei porti c’era il vuoto attorno alle navi che li avevano rimpatriati. Da noi con il loro lavoro, con l’impegno e la serietà avrebbero risalito la china, ma negli anni successivi al 1947 a lungo ebbero a patire l’indifferenza nostra, davvero vergognosa e come tale nel tempo rimossa, dimenticata. Senza che ci fosse un Mattarella a rendere giustizia ai profughi e alle vittime delle foibe.

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