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Urbi et Orbi

CITTÀ TRA CIELO E TERRA

PAOLO CREMONESI - 22/03/2019

assisiCi sono città dove il cielo scende a toccare la terra. Una visita a Gerusalemme, Lourdes, Subiaco, Loreto, solo per citarne alcune, non ti lasciano mai uguale a come sei entrato: le mura, il panorama e le strade stesse parlano di Dio.

In questo elenco di “luoghi dell’anima” Assisi ricopre una posizione particolare. Sarà per quella visione improvvisa che offre al pellegrino, abbarbicata sulle pendici del monte Subasio, per quelle grandi chiese edificate intorno ad edifici primitivi (Santa Maria degli Angeli sulla Porziuncola, il Santuario di Riotorto sulle casupole di Francesco), sarà per il dedalo di viuzze che, come un gioco di rimando, collega chiese a palazzi, palazzi a chiese.

In ogni stagione dell’anno i turisti da tutte le parti del mondo affollano strade e sagrati a testimoniare il fascino immutato del santo di Assisi.

Padre Enzo Fortunato, dinamico direttore della rivista ‘San Francesco’, ci accoglie all’ingresso della Basilica. Nel refettorio del convento mangiamo con una quarantina di frati, gioiosi ma non distratti, liberi ma non casuali. A lui si devono alcune delle recenti iniziative come il “Concerto di Natale” o il francobollo di ‘Francesco e il Sultano’ che hanno riportato al centro dell’attenzione la vita dei francescani. Collabora stabilmente con la trasmissione di Radiouno, che conduco, ‘Il cielo sopra San Pietro’ e tesse continuamente rapporti con personaggi della cultura, della politica e dello spettacolo.

“Quella di Francesco con il Sultano – dice – non è stata una azione diplomatica, è misericordia. Forse il mondo d’oggi va così male proprio perché la diplomazia astrae sempre più dalla misericordia”. Insieme alla sua comunità’ si batte perché san Francesco non diventi una immagine stereotipata e sentimentale ma sia la sorgente di un nuovo amore al Cristo. Una azione che diventa contemplazione come ci sta insegnando il Papa che, appunto, ha voluto prendere il nome dal santo di Assisi.

Fortunato ci accompagna per i locali sotterranei della basilica (“papale” perché in ossequio al voto di povertà: noi francescani non possediamo nulla e tanto meno gli edifici che vengono donati al Pontefice”), ricavati da vecchie stalle e decrepiti magazzini dove nel ‘300 si svolgevano le dure giornate dei frati.

Alle sei di sera tutta Assisi è uno svolazzare di tonache e calpestio di sandali: i francescani confluiscono dai vari conventi per la recita dei vespri: una suggestiva salmodia sotto gli affreschi di Giotto.

Qualche centinaio di metri più in là cambiamo radicalmente scenario incontrando Silvana Pacchiarotti. Questa giovane donna, colpita da tumore al seno, ha deciso di condividere il faticoso ‘iter’ di cura e recupero con altre donne ferite dallo stesso male. È nato così ad Assisi il Punto Rosa, una onlus che in pochi anni ha radunato intorno a sé decine di donne che lottano contro la patologia. Esempio di quello splendido volontariato italiano che Bergoglio elogia in ogni occasione. Il Punto Rosa offre assistenza psicologica, fisica, artistica, affiancando il già di per sé duro trattamento ospedaliero.

“Ho voluto fondare questa associazione – racconta – perché non c’è spettacolo più bello di una donna che rinasce dopo la malattia. E parlo di persone abbandonate dal marito o dal compagno una volta saputo del tumore, che hanno perso il lavoro, che lottano per continuare ad educare i figli e condurre una vita ‘normale’ nonostante il cancro”. Una volta all’anno questo gruppo di coraggiose donne realizza anche uno spettacolo teatrale che attira centinaia di spettatori da tutta la provincia.

Preghiera, pace, volontariato, natura. Lasciamo alle spalle l’atmosfera spirituale di Assisi per ributtarci nella caotica capitale. Ma è bello poter condividere queste rapide impressioni su un giornale che trae dalla stessa esperienza francescana la sua ispirazione.

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