Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Noterelle

PENSARE SCOMODO

EMILIO CORBETTA - 14/06/2019

Il Pensatore di Rodin

Il Pensatore di Rodin

Pensare la vita passata. Pensare la vita trascorsa. Pensare alle amicizie trascorse, pensare ai nemici; a chi ti ha amato e ti ama, A chi ti ha odiato e ti odia. Noi vorremmo essere sempre amati. Tutti vorremmo ricevere sempre simpatia. Vorremmo che la vita fosse colma di benessere, mentre invece ci sono state e ci sono le avversità

Vale la pena pensare al passato? Sentire il bisogno di pensare al passato vuol forse dire essere entrato nella senilità? aver fatto la fatidica curva per cui non sai o non puoi più affrontare la vita in modo attivo? Non riesci più a viverla? È lei che ti viene incontro? Ma può anche succedere che sia lei ad andarsene e tu non puoi più viverla e puoi solo pensarla. Senilità vuol dire star vivendo l’esperienza di cervelli inutili, di cervelli accantonati dalla società, che non contano più nulla, messi in pensione, cervelli annoiati, oppure invece la drammatica evenienza di cervelli distrutti, che non possono più pensare. Non solo senza più memoria: non pensano più! E non si può capire se in loro c’è la grande sofferenza creata dal percepire l’annullarsi di questa importante funzione. Capire se ci sono istanti di disperazione, poi silenzio e poi il ritornare dell’istante terribile. Quella sofferenza c’è o si è invece al semplice stato vegetativo?

Pensare al passato: è importante non per alimentare rimorsi, lasciarsi andare a malinconie, stimolare nostalgie, ma per acquistare saggezza. È vero, è importante continuare ad acquistare saggezza per cui la curva di cui abbiamo parlato non è l’ultima, ma solo una delle tante curve della vita. Allora pensare al passato ringiovanisce? apre sempre nuove prospettive? dà ancora speranza di vita?

Pensare al passato per comprendere bene, nella variegata evoluzione della realtà, l’importanza di quella coppia che ha creato la tua famiglia che ti ha generato, creato il tuo nido che ti ha accolto, che ti ha educato, che ti ha preparato alla vita. Il pensare al passato ti può condurre a superare l’entità del singolo, a superare l’originalità del singolo: tu per te sei tutto ma poi scopri che sei solo un elemento di un complesso più grande, di un progetto che va oltre il tuo esistere, e nel contempo ti senti unico, differente dagli altri. È vero: sei “originale” con la tua specifica personalità. Portatore di vocazione a vita comunitaria, componente di una necessaria comunità, ma nel contempo portato ad una tua singolarità, unica ed originale che può portarti al singolarismo, addirittura all’egoismo.

Perché tutto questo ripensare la famiglia, grande elemento del nostro vivere? Concetto che non tutti i popoli hanno, concetto che viene interpretato in molteplici forme ma realtà che ha grande valore per superare le prove della vita. Un singolo resta fragile e solo: piccolo bacchetto facilmente piegabile, rompibile. Due oppongono più resistenza. Tre sono più resistenti ancora. Quattro sono come un bastone, forte, non piegabile, non spezzabile. La famiglia assume, comprende, sublima le singolarità. Concetti superati? L’esperienza obiettiva mostra le sofferenze ed i grandi problemi di coloro che amano vivere lontani, indipendenti dalla famiglia in un sogno di libertà. Si sceglie la solitudine, l’indipendenza, l’egoismo; talvolta si abbandona la famiglia, ma poi si entra in una comunità.

Il pensare al passato spesso nasce dal rimpianto di tempi considerati più rosei, più belli. È rimpianto di eventi felici ed affascinanti che, in quanto passati, sembrano essere stati più dolci e facili di una realtà attuale resa più difficoltosa dalle noxae della senilità. Spesso si dimentica la fatica fatta allora nel vivere quegli eventi. Il tempo lontano, vissuto in una età in cui istintivamente si ha più slancio interiore, più entusiasmo e talvolta più incoscienza, sembra effettivamente più bello e si arriva a velarlo di nostalgia. Rivivere il passato è forse ricercare una forza di vita che istintivamente c’è ancora, ma che viene pesantemente intralciata dal vivere una situazione corporale e fisica inevitabilmente più pesante, meno agile, meno vivace. Il grande errore che la nostra società fa è di “emarginare gli anziani” che non devono e non possono essere messi nel “limbo dei pensionati”. È una situazione innaturale, ingiusta e nel contempo è spreco di esperienze e di cervelli.

Pensare al passato è il continuo sforzo per capir il significato di questa vita. Sei nel presente e ripensi il passato. Sei nel presente e con la speranza ti proietti nel futuro. Ma dov’è il futuro? Per l’ateo la vita è tutta solo qui e cerca di viverla per gli altri e per sé nel modo più generoso e onesto possibile. Per chi crede in un futuro “oltre” dovrebbe essere lo stesso: viverla con lo stesso intento senza calpestare il prossimo e non fare il ragionamento che questa vita è mia e quella che conta è la mia, che gli altri ….

Perché tutto questo pensare scomodo? Sei in senilità, sei in riposo, fai le cose comode, le più facili, quelle che ti piacciono di più: eh no! Questo disagio, questa scomodità mi tiene vivo. L’impegno di affrontare il disagio, di affrontare la fatica ogni giorno impedisce l’involuzione, tiene vivo il mio cervello che deve vivere tutte le curve della vita rifuggendo i comodi ma noiosi rettilinei della senilità che inducono alla involuzione, alla decadenza, al cessare del pensiero.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login