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Attualità

BREXIT/2 POLLICE VERSO

RENATA BALLERIO - 20/12/2019

churchillIl 12 dicembre è stato eletto il 58° Parlamento del Regno Unito, o meglio i rappresentanti della camera dei Comuni. Le elezioni generali si sarebbero dovute svolgere nel 2022, ma la tumultuosa e spesso confusa gestione dell’uscita dall’Unione Europea, dopo il referendum del 2016, non ha permesso la conclusione naturale del mandato. Le elezioni anticipate hanno visto la clamorosa vittoria di Boris Johnson. I risultati hanno umiliato i laburisti capeggiati da Jeremy Corbyn e quasi oscurato i nazionalisti scozzesi, nonché i liberal-democratici. I politologhi – a bocce ferme- avranno molto materiale di analisi per capire la storica sconfitta del Labour. La causa risiede soltanto in proposte politiche condizionate da una lettura della realtà con strumenti vetero-socialisti?

È quasi scontata questa interpretazione. Ma forse non sufficiente per capire le scelte del Regno Unito. Non sbaglia chi lo definisce come la più radicata monarchia costituzionale e la più antica democrazia liberale del mondo. Capire l’UK, il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Home Nations perché composto da quattro nazioni costitutive, richiede una solida competenza storico-politica e tale da permettere di andare oltre a molti stereotipi che solo parzialmente sono stati superati grazie alla mobilità lavorativa e di studio di molti giovani. Se non è facile per il cittadino, è – comunque- poco comprensibile che l’Unione Europea non abbia colto per tempo il disagio e le insofferenze inglesi verso le politiche comunitarie.

Il tempo dirà le conseguenze che avrà la Brexit sia per l’Europa sia per il Regno Unito. Probabilmente il danno sarà reciproco. Per ora può valere il monito che l’Europa ha un cuore di leone e che ora bisogna darle il ruggito. Queste sono grosso modo le parole che fungono da sottotitolo di un libro pubblicato nel febbraio 2019 nei saggi Rizzoli. Carlo G. Gabardini nel suo testo dedicato a Churchill e intitolato Il Vizio della Democrazia aiuta a entrare nel complesso rapporto tra mondo inglese ed Europa. Lo fa con leggerezza, con una scrittura talvolta ironica ma mai banale e scontata. Le pagine possono essere lette a più livelli: alcune quasi da saggio politico, altre come una intervista immaginaria dell’autore nei confronti di Churchill, altre come studio preparatorio per una rappresentazione teatrale. Quello che è certo che il lettore, anche senza volerlo, deve interrogarsi su temi attuali.

E lo fa attraverso una figura complessa come quella di Sir Winston Leonard Spencer Churchill e la sua visione europeista. Separare le scelte politiche dello statista dal suo europeismo è senza dubbio operazione un pochetto rischiosa e non del tutto corretta. Valutare l’impetuoso Winnie, caparbio pasticcione ma di grande dinamismo, secondo l’efficace sintesi giornalistica di Indro Montanelli, significa però fare i conti sul suo coraggio di capire l’importanza di una Europa Unita per un progetto di pace. Gabardini nel suo libro scrive, facendo parlare Churchill, parole significative. ” La più sentita obiezione all’Europa riguarda le presunte enormi incompatibilità. Certo che ci sono un sacco di differenze tra noi europei, ma proprio questa è la forza, oltre ad essere inevitabile

Il vecchio Churchill prosegue affermando che l’ Europa è un’utopia ragionevole. È un approdo, è un mettersi assieme, è un riconoscersi più simili che dissimili, più fratelli che sconosciuti, più umani che bestie. Dobbiamo creare nuovamente un’Europa nella quale gli uomini siano orgogliosi di affermare:”io sono Europeo”. Si dirà che è una interpretazione dello scrittore, ma si deve riconoscere che quell’idea fu espressa da Churchill. Ed ecco una strana ironia della sorte o della storia. Boris Johnson, nel 2014, ha pubblicato un libro dal titolo Il fattore Churchill. È legittimo pensare che il premier britannico non ha studiato abbastanza il fattore europeista di Churchill. Sarà un caso o un paradosso che Nicholas Soames, dopo una lunga militanza nei Tories, sia stato espulso, insieme ad altri 20 parlamentari, dal partito conservatore, cioè da Boris Johnson? Per la cronaca il nonno di Soames era Churchill. E non è un caso che Gabardini metta come epigrafe del suo libro una frase di Piersanti Mattarella.

“La responsabilità di più grande è quella degli onesti e dei capaci, se non si impegnano per cambiare le cose”. Noi più semplicemente dobbiamo impegnarci a capire anche l’Europeismo voluto da Churchill e oggi così tradito, non solo dagli Inglesi.

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