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Cultura

LA ROBOTICA

LIVIO GHIRINGHELLI - 20/12/2019

minskyCon “Frankestein, ovvero il Prometeo moderno” Mary Shelley (1797-1851), seconda moglie del poeta Percy Bysshe Shelley (1792-1822) presentava il prototipo di tutti gli automi moderni, offrendo una testimonianza del sentimento di ambivalenza prodotto dal rapporto tra il costruttore e la sua creatura quasi umana, ponendo il problema delle implicazioni etiche della scienza.

Karl Capek (1890-1938), scrittore e drammaturgo ceco, introduceva il termine robot in “R.U.R., Robot universali della Rossum” (1921), costruiti per agevolare la produzione industriale e al contempo protagonisti di una ribellione, che avrebbe loro permesso di impossessarsi della terra, annientando gli uomini (l’opera, rappresentativa satirica della tecnologia, risentiva dell’angoscia collettiva provocata dal primo conflitto mondiale e il termine robot deriverebbe dalla parola ceca robota, cioè schiavo meccanico).

A partire dagli anni Sessanta la robotica ha sviluppato un campo di sapere applicativo, che utilizza tutte le competenze prodotte dall’intelligenza artificiale (costruzione di macchine intelligenti, che possano sostituire gli uomini in numerose attività lavorative o nella vita quotidiana, però con la difficoltà di conferire alle macchine attitudini e capacità quali una corretta capacità visiva o i gesti automatici di ogni giorno e la necessità di risorse finanziarie consistenti.

Marvin L. Minsky (1927-2016), autore dell’opera La società della mente (1985), prospetta le connessioni applicative nel vasto campo di impiego della telepresenza (possibilità di comandare a distanza l’azione di robot specializzati). Compiti della telepresenza: 1) modi sicuri ed efficienti di produzione di energia nucleare, di eliminazione delle scorie e di ingegneria sotto il mare; 2) progressi nella fabbricazione, nel montaggio e nel collaudo, nella manutenzione; 3) eliminazione della maggior parte dei rischi chimici e fisici perla salute, creazione di nuove tecniche mediche e chirurgiche; 4) costruzione e operazione di stazioni spaziali di costo contenuto. Risulta sempre più diffusa la dimensione della realtà virtuale, a modifica delle stesse capacità percettive degli uomini.

L’espressione è stata coniata negli ambienti informatici statunitensi agli inizi degli anni Ottanta, indicando la realtà percettiva prodotta grazie ad apparecchiature cibernetiche, che modificano le percezioni umane.

Nel volume collettaneo La robotica del 1985 si rinviene una riflessione sulle implicazioni sociali dell’uso dei robot (alienazione operaia, dequalificazione del lavoro, disoccupazione strutturale). L’automazione può però riguardare lavori ripetitivi, noiosi, avvilenti, ma anche riqualificazione professionale verso attività più gradevoli, con valorizzazione della dimensione creativa del lavoro umano e ipotesi di un consistente prolungamento della vita media, persino di possibile sostituzione senza limiti di parti del nostro corpo con arti e organi artificiali.

Nel campo delle nuove tecnologie ecco gli sviluppi della microchirurgia, la possibilità di progettare una macchina per riparazioni tanto piccola da riparare un’arteria dall’interno. Generazioni seguenti di micromacchine penetrerebbero in tutti i vasi, eccetto che in quelli più piccoli. La manutenzione permanente svolgerebbe lo stesso compito di molte cellule biologiche.

Ci sono progressi giganteschi nella miniaturizzazione. Già l’uso di organi artificiali (cuore, polmone, rene) è entrato nella comune prassi chirurgica. La sostituzione parziale o totale del corpo vivente con computer miniaturizzati pare un’ipotesi fantascientifica, ma non irrealizzabile.

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