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Attualità

CHIAMATA

EDOARDO ZIN - 07/02/2020

donmilani

Don Milani

Meditazione alla vigilia di un giorno elettorale. Chi vincerà? Chi perderà? Chi avrà ceduto al ricatto della menzogna? Chi avrà giocato d’azzardo? Non vorreiparlare così: sono troppo turbato, inquieto.

Durante gli ultimi giorni si sono mischiate ragioni con offese, fatti con menzogne, torti con colpe, interessi con ideali. Vorrei disinteressarmene, ma non posso perché ogni cosa dell’uomo è mia, ogni battaglia dell’uomo è battaglia mia.

C’è stato un crescendo di violenza verbale, di gesti che a poco a poco mi hanno richiamato la mostruosità schiacciante di un mito, di intolleranza. In Emilia – Romagna, la consultazione ha assunto il carattere di un referendum pro o contro il governo. E qualcuno ha usato ogni espediente, ha tirato fuori ogni argomento al limite della correttezza costituzionale, ha cercato raggiri pur di ricavare un voto.

Qualche anziano ha scrollato il capo dicendo: “Che cosa sta succedendo?”. Molti hanno perso la speranza per la paura del futuro di fronte all’assenza o alla vacuità di proposte concrete per amministrare bene una regione. Non pochi hanno recriminato giustamente verso il crescere della criminalità, altri hanno alzato il dito contro la violenza, ma nessuno si è esaminato sulla propria complicità alla violenza che non è soloproblema di ordine pubblico, ma di moralità. La maggior parte si è ripiegata su se stessa, pretendendo la pura efficienza, diventando egoista, cedendo alla lamentosità. Nei partiti sono nate tensioni tra le varie identità che spesso nascondono tornaconti personali, tensioni che potrebbero essere creative, se espressione di idee da condividere, ed invece sono solo dispute nominalistiche che frantumano e lacerano.

E tutto questo mentre vicino a noi il mondo medio-orientale e la Libia sono oggetto di bombardamenti, da cui salgono i clamori della gente innocente, delle sofferenze traumatiche.

Conosciuti i risultati, ho capito che gli elettori non si sono fatti truffare dalla tattica dell’inganno. Hanno votato e devo prendere atto della volontà che ciascuno ha espresso col proprio voto.

Le elezioni hanno dimostrato chiaramente che in Emilia Romagna c’è stata una grande affluenza alle urne che ha premiato il partito del buon governo, mentre in Calabria è stata molto bassa. La maggioranza degli elettori ha dimostrato buon senso e ha votato usando lo strumento testa, pensando e decidendo senza alcun indugio: ha condannato il populismo che non ha presentato un progetto di governo, ma ha seminato solo odio e rancore; ha ritrovato una rinvigorita passione per la politica che si era sopita e che è stata risvegliata anche dalla freschezza e dalla passione delle “sardine”.

Il voto ha dimostrato (1) che è indispensabile chiudere con il passato ed aprire nuove strade, cioè condannare i fanatismi presuntuosi, (2) che la Politica necessita di una netta ed evidente discontinuità con il passato, soprattutto con la neutralità incosciente, (3) che occorrerà educare alla partecipazione nella vita dello stato democratico, rimuovendo la carenza di presenza in politica.

L’alternativa ai fanatismi presuntuosi si chiama dialogo sincero, conversazione che comporta ascolto, ricerca di un giudizio equo, rispetto reciproco nelle differenze sia all’interno dei propri partiti o movimenti sia con tutte le altre forze. Si chiama anche in alcuni casi autocritica, consapevolezza degli errori dovuti ad un’eccessiva personalizzazione e ad un’esposizione mediatica intemperante. I grandi problemi si risolvono con la competenza, con argomenti forti non con “i discorsi da bar dello sport” o con i proclami urlati nelle piazze. A chi ha fatto della politica un mezzo per arricchirsi o perdileguarsi davanti alla vita, che esige impegno, studio, professionalità, sacrificio, le forze che hanno a cuore il bene della società e dell’umanità devono rispondere con la gratuità del servizio in politica. Basta con le frasi fatte, con le parole d’ordine (“prima gli italiani”), con le formule precostituite. Anche i media sono chiamati a contribuire a rigenerare la politica narrando fatti e argomentandoli con idee, usando la politica non per aumentare l’indice di ascolto, ma per favorire il confronto creando così negli spettatori e nei lettori opinioni, convinzioni, propositi.

Di fronte al travaglio di un cambiamento d’epoca che ricorre il populismo e il giustizialismo, ai problemi conseguenti alle migrazioni e alla globalizzazione, al protezionismo e a chi per combatterlo minaccia dazi, ad una crescente povertà, non si può restare con le mani in tasca, ma bisogna “sporcarle” – come diceva don Milani – partecipando nelle attività sociali, di volontariato, di partito. Non si può restare neutrali: si deve scegliere non solo andando a votare, ma partecipando alle attività della comunità. Anche il cristiano è chiamato a non essere neutrale: egli può vivere la propria fede solo calandosi nella storia e nella sua opacità, nelle sue contraddizioni, nelle sue problematiche. I “neutralisti” hanno l’obbligo morale di uscire dal silenzio, dall’astensione, dalla reticenza. I rassegnati, venati di senso d’inutilità, sono chiamati a insorgere di fronte al grande scoppio del male, dell’eruzione di malvagità, di violenza. Sia gli uni che gli altri potrebbero essere interrogati un domani su questo loro silenzio coatto.

Accanto a queste due considerazioni – che nascono entrambe da una semplificazione della complessità dei problemi da risolvere – i cristiani sono chiamati a rianimare la politica con la loro presenza attiva con la cultura della narrazione del bene e con l’impegno concreto ed attivo per tutelare la dignità della persona e il rispetto dei diritti umani. Il credente è uomo di speranza che comunica una prospettiva profondamente umana mettendo al centro la fiducia, i legami, le relazioni. La salvezza della storia si coniuga con la salvezza delle singole persone. Prendendosi a cuore la salvezza dell’uomo (il famoso “I care” di don Milani!), l’uomo di fede diventa attore politico in senso pieno, qualunque sia la posizione che occupa nella società. E sarà una sentinella che vigilerà durante la notte per gridare l’annuncio di una nuova alba.

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