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Cultura

VITTORIO E LUCIO

LUISA NEGRI - 21/02/2020

tavernarifontanaNella sala dedicata a Lucio Fontana nella sede del Comune di Comabbio è stata inaugurata una interessante mostra, “Vittorio Tavernari: ipotesi organiche d’armonia”, dedicata al celebre scultore.

Promossa dall’Associazione culturale “Il borgo di Lucio Fontana”, curata dalla figlia di Vittorio, Carla, e da Massimo Cassani, con testo in catalogo di Paolo Campiglio, la rassegna propone disegni e sculture realizzate dall’artista tra il 1948 e il 1951, cioè negli anni dell’‘astrattismo organico’, oltre che interessanti documenti storici messi a disposizione dall’ archivio della famiglia.

Proprio attraverso tali documenti è stato possibile realizzare un focus sulla storica Triennale di Milano del 1951, dove la “grande forma antropomorfa” di Tavernari (1919- 1987) era collocata sullo scalone d’onore, davanti a un’opera di Cassinari, e sormontata dal ‘tubo fluorescente’ di Lucio Fontana che disegna un “concetto spaziale”.

Erano anni di grande euforia e di voglia di cambiamento anche nel mondo dell’arte, e i due amici, Lucio e Vittorio, erano pienamente parte di quell’universo artistico del dopoguerra che, pur rimanendo legato all’essenza di temi e insegnamenti antichi, preludeva a nuovi scenari narrativi, raccontando l’ essenza della vita, la magia della natura, l’ intimità dei sentimenti in forme del tutto nuove, libere da dogmatismi di maniera, da accademismi limitanti, da statiche rappresentazioni imprigionate in schemi precostituiti. Tavernari aveva visto opere di Picasso in Costa Azzurra e di Moore a Venezia, aveva ancor prima guardato all’arte africana e nella rivista Numero, dove aveva più volte scritto di scultura, aveva presentato il celebre “Manifesto del Realismo”, indicato comunemente come “ oltre Guernica”.

Il tubo di Lucio e la grande forma antropomorfa di Vittorio lasciarono il segno tra i visitatori avveduti della Triennale, segnalandoli senza ombra di dubbio tra i più interessanti interpreti della scultura di quel momento, improntata a nuove espressività che guardavano avanti senza però dimenticarne gli imprescindibili fondamenti.

La mostra offre, in omaggio alla scultura di Fontana, una scelta delle migliori opere di Tavernari di quegli anni e soprattutto di disegni su carta, schizzi e progetti che ben dimostrano, come scrive in catalogo Campiglio, “il perenne rovello attorno alla forma, al volume e alle sue fluttuanti armonie.”

Di Tavernari si ricorda, nella mostra di Comabbio, “ una tendenza al concetto massivo e al peso della sua scultura e alla sua materia- anche nelle ipotesi non strettamente figurative- che ne contraddistingue l’ approccio e l’ abitudine espressionista a tradurre l’ emozione in volume”, e ancora la vitalità delle soluzioni verticali, i cosiddetti totem, “ elaborati già nel ‘ 48, ma ripresi e sviluppati poi negli anni sessanta e settanta, nelle note forme in legno”, o la traccia di antropomorfismi segreti che si dispone negli organismi orizzontali.

Il suo cosiddetto approccio panteistico del 1948- 1952 si rivela fondamentale- chiosa l’autore – per la comprensione delle tappe successive della sua arte, quando nel decennio seguente, in piena maturità, darà nei suoi metamorfici torsi lignei ulteriori conferme della presenza di un frammento dell’universo, un paesaggio terrestre, o lunare, nel dettaglio di un corpo umano. O quando tradurrà in piani verticali di materia lignea i suoi ‘cieli’.”

Lo stesso Tavernari così si raccontava in quegli anni : “Il linguaggio che adopero per creare le mie sculture è, vorrei dire, quasi panteistico. Perché nella mia esistenza ho osservato molte cose del creato, mi hanno sempre commosso, mi hanno preso magicamente(…) penso quindi che la mia scultura non sia astratta come taluni credono. Quando penso e sento di creare una scultura faccio il mio meglio per armonizzare nella maniera più perfetta gli elementi che la scultura mi offre: piano orizzontale e verticale e profondità, le tre dimensioni, insomma, fondamentali della scultura(…)il mio linguaggio sfugge in parte il contatto dell’uomo per cercare di avvicinare invece le armonie del creato nel rigore preciso delle leggi della scultura”.

Vittorio Tavernari: ipotesi organiche d’armonia disegni e sculture 1948-1951
La mostra, inaugurata il 15 febbraio, rimarrà aperta fino al 1 marzo : sabato e domenica dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 18.30
Ingresso libero
Sala Lucio Fontana, via Garibaldi, 560 Comabbio (Va)
info@ilborgodiluciofontana.it tel.0331968572
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