Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Attualità

VIRUS/3 I COSTI DELLA PAURA

GIANFRANCO FABI - 06/03/2020

malpensaQuesta volta è diverso. Non possiamo prevedere gli effetti dell’epidemia di coronavirus guardando al passato più o meno recente. Anche se il passato, almeno sotto il profilo delle ricadute economiche, potrebbe tranquillizzarci perché passata la crisi sono sempre bastati pochi mesi per ritornare alla precedente normalità. Tra i casi più recenti quello della Sars nel 2003 che partì anche allora dalla Cina, ma solo in rari casi superò i confini del continente asiatico.

Le ricadute dell’attuale coronavirus appaiono diverse dai precedenti, soprattutto per la capacità e la rapidità della diffusione anche se, per ora, con una percentuale più bassa di mortalità anche grazie ai progressi delle cure mediche.

Ma per restare nello scenario economico molte cose sono cambiate. Innanzitutto è cresciuto il peso della Cina sull’economia globale, un peso non solo a livello quantitativo dato che ora rappresenta il 20% del prodotto mondiale (era il 10% solo quindici anni fa), ma anche per la partecipazione in quelle che vengono chiamate le catene del valore, cioè nella produzione di parti e componenti realizzate poi in altre parti del mondo. È tutta una filiera produttiva che rischia di incepparsi coinvolgendo inevitabilmente i settori collegati come i trasporti e la finanza.

Ma il problema più rilevante rischia di non essere quello della Cina. I problemi maggiori l’Italia li sta già avendo e li avrà ancora di più al proprio interno. Perché gli effetti dell’epidemia sono tali da provocare direttamente solo limitate ricadute in particolare per l’aumento dei costi sanitari in un sistema che resta tra i migliori e più aperti del mondo, ma che comunque negli ultimi anni ha dovuto subire gli effetti dei significativi tagli alla spesa pubblica (magari per finanziare misure come quota 100). Ma indirettamente le ricadute saranno molto maggiori e difficili da contenere.

I settori più colpiti saranno quelli del turismo e dei trasporti, ma sarà tutto il sistema economico ad essere messo sotto pressione. Negli ultimi giorni sono state quasi completamente annullate le prenotazioni per i viaggi dall’estero nei prossimi due mesi. Il traffico aereo ne ha già risentito, con molte compagnie che hanno ridotto o del tutto annullato i voli da e per l’Italia.

Pur senza minimizzare la gravità della situazione e la necessità di misure di controllo e contenimento, resta il fatto che l’approccio drammatico e sensazionalistico sia dei mezzi di comunicazione, sia delle dichiarazioni politiche, hanno proiettato all’interno e all’estero una rappresentazione ben lontana dalla realtà. Così come le reazioni dei cittadini sono state in molti casi corrette e coerenti, ma in altri hanno dato luogo ad azioni e decisioni con effetti esattamente opposti a quelli auspicati. Basti pensare all’affollamento dei supermercati e agli accaparramenti dopo le prime notizie sulle restrizioni in alcuni comuni: un affollamento isterico e irrazionale che probabilmente ha in qualche caso addirittura facilitato la diffusione del virus.

Per Varese e la sua provincia le prospettive sono a questo punto tutt’altro che positive. È probabile che il traffico a Malpensa si ridurrà tra il 30 e il 50% nei prossimi mesi. Molte imprese che hanno stretti rapporti di fornitura e subfornitura non solo con aziende cinesi, ma anche tedesche e francesi, incontreranno difficoltà anche per l’immagine di rischio che abbiamo dato all’estero: dai piloti americani ai camionisti ungheresi non sono stati pochi i rifiuti di venire in Italia.

Il rinvio di tutte le manifestazioni di questo inizio di primavera, in particolare la fiera dell’occhialeria e il salone del mobile, pur doverose date le circostanze, hanno proiettato l’immagine di un paese isolato e sempre più da isolare. In pochi giorni sono svanite tutte le ricadute positive a livello di immagine che erano state create con l’Expo 2015 e con le iniziative che si erano susseguite e che avevano dato a Milano e alla Lombardia un posto di prima piano nei viaggi internazionali.

Si è così inceppato un fattore fondamentale per la crescita economica, il fattore fiducia. I costi della paura saranno molto maggiori di quelli diretti, pur gravi e umanamente pesanti, dell’epidemia.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login