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Cultura

L’INVIATO DANTE

FELICE MAGNANI - 24/04/2020

danteC’è nell’autore della Divina Commedia il fermento di una coscienza critica che si protende a lambire i confini della natura umana, soprattutto là dove lo spirito sente fortemente il bisogno di riedificarsi attraverso un cammino di conoscenza interiore e di speranza.

Dante offre soprattutto oggi un terreno di verifica e di proposta straordinari, sulla base di uno splendido metodo di analisi della personalità umana, messa a dura prova dal covid 19. Come inviato speciale di un’intelligenza superiore, Dante cammina lungo i crinali di una condizione molto spesso preda di una natura istintuale, cercando di coglierne e di interpretarne, con somma dovizia psicologica e argomentativa, tendenze, errori, prevaricazioni, antagonismi e dissoluzioni, alla luce di due figure di grandissimo spessore intellettuale, Beatrice e Virgilio, personaggi che nella loro vita hanno ben vissuto e interpretato con somma perizia intellettuale e morale le fragilità della natura umana.

Con Dante Alighieri si respira una storia che non è solo raffinatezza letteraria, ma offerta di investigazione morale, capacità di saper leggere la vita soprattutto quando questa si consuma a causa della dissoluzione di valori come libertà, coerenza, onestà, rispetto e abnegazione.

In che cosa consiste l’intelligenza del sommo poeta? Forse nel saper indicare a se stesso prima di tutto e poi al prossimo il valore storico e morale di una identità, la capacità di saperla cogliere, vigilare, valutare, analizzare con grande naturalezza e anche con una perizia letteraria che non è mai fine a se stessa, ma che diventa insegnamento di vita proprio quando l’uomo è nudo di fronte al male che ha prodotto.

Dunque l’intelligenza umana ha i suoi inviati speciali, che non sono mai prigionieri del tempo, perché la loro sostanza intellettuale li sopravanza, li mette nella condizione di capire che i valori, quando sono realmente valori, vivono in eterno, a difesa della condizione umana.

Dell’intelligenza Dante non abusa, la coglie, la orienta, la forma, la gestisce, la illumina, lasciando spazio a una visione che oltrepassa i muri e le limitazioni, un’intelligenza teorica, ma soprattutto pratica, un dono mai lasciato in pasto all’ambiguità, ma usato con dovizia per il bene comune, perché l’umanità ne faccia tesoro.

È il Dante che ama la sua terra, anche quando diventa esilio forzato, sradicamento, svilimento, è il poeta che ama la poesia vivendola prima di tutto nella propria vita. Con il sommo poeta toscano impariamo a riflettere su molti temi della conoscenza, in particolare su quelli di carattere religioso, domandandoci quale ruolo abbia quell’anima rappresentata come energia interiore costantemente in movimento.

Grazie al suo messaggio capiamo che nella vita c’è spazio per quel senso di responsabilità che determina il carattere delle persone, qualificandole. In pieno dramma da coronavirus, tra odi e rancori mai sopiti, il messaggio dantesco riluce come una folgore divina, illuminando la condizione umana, fornendole la possibilità di meditare sui propri errori, sulle proprie iniquità, lasciando sempre uno spazio aperto alla salvezza.

In un tempo di incertezze, ma anche di profonde riflessioni, si delinea grazie alla letteratura la possibilità di costruire quello che potrebbe essere un futuro migliore, magari rileggendo con attenzione quello che ha scritto il nostro carissimo amico Dante Alighieri, così vicino a noi e ai nostri problemi e così prodigo di suggerimenti per cambiare in meglio, offrendo a una condizione umana disorientata la possibilità di comprendere che è partendo dall’errore che può nascere quel mondo nuovo a cui tutti aspiriamo, un mondo più capace di essere in sintonia con i bisogni e le necessità delle persone.

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