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Noterelle

INNAMORATI

EMILIO CORBETTA - 30/04/2020

amoreEssere innamorati… grande cosa, ma che vuol dire essere innamorati? Facile innamorarsi di una bella donna, intelligente e simpatica. Mi vien d’aggiungere magari parecchio ricca. Smettiamo di scherzare. Non è questo l’amore che voglio considerare. Questo amore è facile e passionale, ma anche quello di cui voglio parlare va vissuto con passione; mentre però il primo è istintivo, questo secondo è molto razionale: è l’amore per la cultura, intesa come l’insieme di “nozioni” che ti aiutano ad interpretare l’esistere.

L’Amore tangibilmente non c’è; ci sono gli innamorati concretamente esistenti. Così la Cultura non c’è; ci sono quelli che sanno, i saggi. Lo Sport concretamente non c’è ma ci sono quelli che lo praticano, gli sportivi. L’Economia non c’è ma ci sono quelli che fanno un sacco di soldi. E così per la Politica, l’Educazione, e tanto altro.

Partendo da contenuti positivi in sé, i risultati saranno ottimi se ricercati, perseguiti con amore, con passione, con attenzione. In effetti se chi si darà da fare amerà così tanto l’oggetto del suo lavoro da volerlo fare il meglio possibile, perché coinvolto dal piacere di farlo, ossia se agirà con passione, il risultato non potrà non essere notevole.

Ci giocano ovviamente anche le caratteristiche personali di ciascuno, le personali qualità, doti e intelligenza oltre le caratteristiche del lavoro in sé.

Grossolanamente dal punto di vista fisico siamo tutti uguali, fatta salva l’evidente differenza di genere: “maschi e femmine li creò”, dice la Bibbia. Ma se io guardo un gruppo di africani o di cinesi mi sembrano tutti uguali: distinguo bene come detto i generi, ma fatico a distinguere le loro fisionomie. Identico il discorso per loro nei nostri confronti.

La distinzione grande, invece, fra gli esseri umani sta nel loro intimo: nel modo di pensare e nella qualità dei pensieri stessi. La grande varietà dei nostri intimi si riflette poi nei nostri innamoramenti nei confronti della realtà che ci circonda.

Abbiamo gli innamorati delle cose semplici e quelli delle cose complicate: quello che apparecchia la tavola e quello che cuoce i cibi in cucina. Quello che ama studiare gli atomi e quello che ama studiare l’universo sconosciuto. Quello che ama i libri di letteratura e quello che ama i fumetti. Quelli che scrivono le poesie e quelli che scrivono le note musicali. Quelli che impastano bene il cemento e quelli che progettano stupendi edifici. Abbiamo quelli che fanno con le mani e nel contempo pensano e quelli che pensano tanto usando meno le mani. Ciò che è affascinante è l’infinita mutevolezza del pensare e l’infinita varietà della capacità di trasformarlo in concrete percezioni per i sensi degli altri, altri che a loro volta davanti a quei risultati origineranno nuove attività di pensiero.

Penso che istintivamente tutto sia indirizzato verso il bello; più difficile però realizzare un bello disinteressato e generoso perché tutto può essere preda della tentazione di agire solo per sé stessi.

Prima parlavo di ricchezza, entità concretamente non percepibile mentre percepibili sono: i ricchi di cui tantissimi vorrebbero far parte. Essendo però la ricchezza limitata, i ricchi non possono essere tantissimi mentre sono tantissimi i poveri. È l’eterno discorso dell’economia che coinvolge da sempre pensieri, studi, attività di tanti e recentemente ho sentito dire da un ministro di una nazione europea che la cosa più importante non è la salute ma l’economia. Forse pensava che senza economia non c’è salute? E con quanta frequenza questo terribile motore dell’umanità che è l’economia diventa responsabile anche di guerre?

Da questi brevi pensieri ne originano molti altri intrecciati e coinvolgenti, ma l’importante è essere innamorati attivamente della vita, grande, unico, dono che ci è stato fatto, e saper realizzare questo amore con tanto equilibrio.

Ieri casualmente ho sentito dire da un giovane sacerdote che meditava l’incontro di Emmaus: “…io capisco poco, sono nella nebbia, ma tu Gesù resta qui con me, non dirmi niente -già ci diciamo tante parole fra di noi- ma resta qui con me, ti prego resta con me …” come sei stato con i due di Emmaus.

Forse la soluzione di questa necessità d’amore, di passione è qui, in questa invocazione!

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