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Società

PER E NONOSTANTE

GIOIA GENTILE - 12/06/2020

bersaglieriNiente sfilata, quest’anno, il 2 giugno. Mi è mancata? Se dicessi di sì sarebbe una bugia: mi infastidiscono i commenti – spesso retorici – e penso con pena e sofferenza a quei ragazzi che devono stare per ore infagottati nelle loro divise, a volte sotto un sole cocente. Però mi sono mancati i bersaglieri. Al di là dell’allegria che portano con la loro fanfara e le loro piume al vento, i bersaglieri mi ricordano mio padre. Un bel pezzo di Toni Capuozzo, pubblicato per l’occasione su facebook, mi ha fatto riflettere sul fatto che, avendo patria e padre la stessa radice, spesso si ama la Patria per gli stessi motivi per cui si ama il padre, o comunque con lo stesso affetto che ci lega a lui, indipendentemente dai difetti che ambedue possono avere, anzi, forse proprio per quei difetti.

Mio padre aveva trascorso la maggior parte della sua vita nel corpo dei bersaglieri, che erano diventati la sua famiglia più di quella in cui era nato. Non ne parlava molto, ma quel poco è stato sufficiente per farli amare anche a me. Una delle gioie maggiori l’ho vissuta – sembra un paradosso – al suo funerale, quando un drappello si schierò sotto casa per rendergli gli onori militari. Ciononostante non ho mai visto le Forze armate come simbolo della Patria, se non quando intervengono in occasione di eventi drammatici, come terremoti o alluvioni, a fianco della Protezione civile.

Inoltre sono cresciuta in anni in cui chi dichiarava di amare la Patria era bollato come fascista, la sfilata spesso criticata come un’inutile e dispendiosa esibizione di forza militare.

Forse condizionata da questo clima politico, ho finito per apprezzarne solo due momenti: il passaggio dei bersaglieri e quello delle Frecce tricolori. I primi per il motivo che ho già detto, le seconde perché, a mio parere, sono la sintesi di tutte le doti che vorrei avesse la mia Patria: intelligenza, conoscenza, coraggio, intraprendenza, efficienza, capacità decisionale, creatività, desiderio di andare oltre il limite senza trascurarlo, ma con la leggerezza di chi è consapevole di sé; senso di appartenenza e solidarietà. In una parola, armonia.

Come mi piacerebbe che la mia Patria fosse così e amarla per queste doti! Certo, sarebbe facile. Invece la amo nonostante: nonostante la sua classe politica, la burocrazia, la corruzione e i mille altri aspetti negativi che emergono tutti i giorni.

La amo per altre cose: le sue bellezze naturali, la sua storia, le sue opere d’arte, la sua musica, la sua lingua – difficile ma ricchissima. La amo per la sua gente, crogiolo di diversità inestricabilmente fuse nel corso di secoli. La amo per la forza, l’originalità, l’intelligenza, l’ironia che noi Italiani sappiamo mostrare anche nelle situazioni più difficili.

Ma forse, a pensarci bene, la amo anche per i nonostante di cui sopra: sarà perché l’età mi consente di guardarla con la stessa indulgenza con cui amo ora, nel ricordo, le debolezze di mio padre.

Forse proprio per questo, ogni volta che ritorno dopo un viaggio all’estero – anche il più affascinante – mi sento a casa.

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