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Cultura

MAGO DELLE PAROLE

RENATA BALLERIO - 12/02/2021

roncoroniOra ti conto un fatto è il titolo di un libretto per le scuole medie. Sono racconti di Piero Chiara, pubblicati a cura di Federico Roncoroni. Ma come si può raccontare un fatto, quale la notizia della recente morte di Roncoroni? Forse può essere d’aiuto ricordare che la parola “raccontare”, se si accetta la possibile etimologia latina, rimanda all’idea di contare, proprio nel senso di calcolare? Anche se è, ovviamente, riduttivo quantificare in un bilancio settantasei anni di una vita dedita alla cultura, quale è stata quella di Federico Roncoroni, noto ai varesini anche per la sua amicizia con Chiara, è un inevitabile punto di partenza per rendergli omaggio.

Il quotidiano Il Giorno in modo schematico ha intitolato un articolo, definendolo scrittore e saggista. Il Giornale lo ha ricordato in modo più esaustivo come “scrittore, linguistica che ha insegnato la grammatica all’Italia, raffinato romanziere, amico di Chiara e innamorato delle parole e dello stile “. Sintesi perfetta per l’autore di una conosciutissima grammatica, La grammatica essenziale della lingua italiana, con la quale ha saputo prendere per mano non solo lo studente verso le trappole della nostra lingua. E lo ha fatto con chiarezza e semplicità, doti che sono di pochi. Anzi con affetto e ironia, qualità ancora più rare. Potremmo ben dire incalcolabili.

Ma il suo “conto” più grande è stata la sua autobiografia in 182 parole. Il sillabario della memoria, viaggio sentimentale tra le parole amate, libro pubblicato nel 2010, è proprio questo: un atto d’amore. Forse per ricordare Roncoroni, o per farlo conoscere a chi sfortunatamente non lo conosce bene, sarebbe bello rileggere una sua intervista a La Provincia di Como, città in cui visse ed è morto. In occasione della pubblicazione del libro, di fatto suo esordio narrativo, disse: “Ho coniugato il piacere di ricordare e di raccontare con l’amore per le parole, parole da buttare o da salvare”. Sono le parole del dialetto parlato da sua nonna. Sono le parole di artisti e di donne conosciute, sono le parole della vita degli anni Cinquanta e le prime parole standard imparate dalle lingue straniere, sono le parole odiate, come stigmatizzare. Insomma un dare vita alle parole e entrare nella vita con le parole.

Una vita animata dall’amore per la cultura anche classica, raccontata anche in questo caso non con freddo e spocchioso tono professorale ma con coinvolgente empatia. Diremmo con amicizia, quel sentimento che è davvero il sale della vita (e perché no, della cultura). Per inciso fu presentato a Piero Chiara come latinista. Lo scrittore luinese aveva bisogno di una consulenza per il Satyricon di Petronio. Nacque una solida collaborazione e un’amicizia, così forte che Roncoroni, erede testamentario di Piero Chiara, ha continuato a far vivere la memoria, anche con la scoperta di inediti. Un’altra storia da raccontare e da ricordare, come ben sanno gli “amici di Piero Chiara”, di cui è stato fino alla fine prezioso collaboratore.

Per quelle misteriose coincidenze quest’anno il Premio Chiara Giovani ha come tema del concorso letterario la parola Libertà. Se le informazioni sul concorso destinato ai giovani dai 15 ai 25 anni sono da reperire sul sito, quello che conta è come una parola su cui tutti ci siamo interrogati in questo anno tragico sia stata declinata con amore proprio da Roncoroni. Sulle ali della libertà è, infatti, qualcosa di più di una antologia di scrittori latini. È amore per la cultura, quella che rende liberi e fa volare il pensiero.

Ma come ha più volte detto (e forse lo ricorderà proprio per il premio Chiara Giovani) Vito Mancuso, filosofo – teologo, la libertà è un ‘emozione e un impegno che ha bisogno di cura”. Come ricordare Federico Roncoroni, professore a distanza prestato ai libri.

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