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Politica

TEMPO DI BANDIERINE

GIANFRANCO FABI - 10/09/2021

sindacoUltime settimane di campagna elettorale. Ultimi impegni dei partiti per mettere le loro bandierine ben visibili in modo da suscitare interesse e attirare consensi. Saranno elezioni amministrative in alcune grandi città, tra cui Milano e Varese. Si voterà in una Regione molto particolare, come la Calabria e per due seggi in Parlamento a Siena, dove è atteso il risultato che otterrà il segretario del Pd, Enrico Letta, e a Roma, dove è in corsa l’ex-magistrato Luca Palamara e dove i Cinquestelle non sono riusciti a presentare nessun candidato.

Una prima osservazione. Non ha avuto seguito il modello Draghi, cioè la convergenza di (quasi) tutte le forze politiche attorno a un progetto unitario per uscire dalla crisi della pandemia. Anzi. Cinquestelle e Pd si presentano dappertutto divisi, mentre nel centro-destra, pur con qualche eccezione, ha ripreso vita una sostanziale unità.

A parte i casi personali e le situazioni particolari la prima osservazione riguarda comunque la valenza politica di questa consultazione. Perché in qualunque caso l’esito di questo voto condizionerà le scelte che la politica dovrà compiere all’inizio dell’anno prossimo, in particolare con il rinnovo della presidenza della Repubblica alla scadenza a fine gennaio dei sette anni di mandato di Sergio Mattarella.

Gli scenari sono essenzialmente tre. Il primo: Mario Draghi viene eletto presidente della Repubblica con il difficile compito di affidare ad un altro l’incarico di primo ministro mentre crescerebbero le pressioni perché venga sciolto un Parlamento che non rappresenta più il Paese.

Il secondo: si forma una maggioranza attorno ad un nome di prestigio in grado di mettere d’accordo tutti, o quasi (il nome che circola sommessamente è l’intramontabile Pier Ferdinando Casini). Questo consentirebbe a Draghi di continuare nel suo impegno di governo almeno fino alle elezioni politiche del 2023 in particolare per l’attuazione del piano di rilancio europeo.

Il terzo: si ripete quanto avvenuto nel 2013 con la conferma di Giorgio Napolitano dopo che i partiti non avevano trovato nessun accordo sul suo successore. Quindi con un reincarico a Mattarella che tuttavia ha già più volte escluso la possibilità di un secondo mandato.

Le elezioni di inizio ottobre difficilmente potranno diradare la nebbia, ma possono essere un segnale importante soprattutto per la verifica delle possibili nuove maggioranze di Governo. Le previsioni e i sondaggi accreditano infatti una faticosa tenuta del Partito democratico e soprattutto una forte flessione dei consensi dei Cinque stelle con la perdita dei municipi di Torino e Roma che erano stati tra i maggiori successi dei grillini cinque anni fa.

Le stesse previsioni accreditano un sensibile calo di Forza Italia e una forte crescita del partito di Giorgia Meloni, una crescita che insidierebbe anche l’attuale primato della Lega nel centro-destra.

In effetti gli scenari sono altrettanti incerti quanto complessi. Le scuse per giustificare eventuali sconfitte non mancano. I 5Stelle escono da un difficile periodo di assestamento attorno alla nuova leadership di Giuseppe Conte. Forza Italia soffre per le precarie condizioni di salute di Silvio Berlusconi e per la mancanza di una chiara linea di successione nella responsabilità del partito. Anche il Pd non naviga certo con il vento in poppa: messi da parte i temi e i valori di carattere sociale pesa la prevalenza dell’ala radicale (vedi la difesa acritica della legge Zan e l’appoggio sostanziale al progetto sull’eutanasia).

Che il centro-destra sia destinato ad avere la maggioranza nelle prossime elezioni politiche è considerato ormai scontato soprattutto se queste si svolgeranno non alla scadenza naturale del 2023, ma già nella prossima primavera con uno scioglimento anticipato delle Camere da parte del nuovo inquilino del Quirinale.

Il prossimo Parlamento avrà un terzo dei seggi in meno rispetto a quello attuale per effetto del taglio dei seggi voluto e ottenuto dai grillini. I quali peraltro saranno i primi a pagarne le conseguenze in termini numerici.

Dalle prossime elezioni di ottobre dovrebbe arrivare una conferma di queste tendenze. Sarà comunque difficile pensare che tutti potranno dire di aver vinto dopo il voto (e i ballottaggi quindici giorni dopo dove nei grandi centri non vi sarà una maggioranza assoluta). A Roma e Torino gli elettori daranno un giudizio non solo politico, ma anche sull’operato dei due sindaci grillini, Virginia Raggi e Chiara Appendino. Quest’ultima, peraltro, non si ripresenta e, secondo i sondaggi, al ballottaggio sotto la Mole andranno i due candidati di centro-destra e centro-sinistra mentre ai grillini, accreditati al massimo di un 10%, andrebbe il ruolo di ago della bilancia ammesso che il partito voglia dare indicazioni di voto.

A Milano viene data quasi per scontata la riconferma di Beppe Sala, una candidatura peraltro più sopportata che sostenuta da un Pd privo di un effettivo spessore municipale. Anche il centro-destra peraltro non sembra credere molto in un possibile ribaltone e presenta candidati più di bandiera che di sostanza.

E a Varese? La voglia di rivincita della Lega è molto forte. Probabilmente il risultato sarà determinato dal giudizio sull’amministrazione uscente (soprattutto se confrontata con quelle precedenti di marca leghista) più che dai venti della politica nazionale.

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