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Urbi et Orbi

DECRESCITA INFELICE

PAOLO CREMONESI - 17/09/2021

I candidati sindaco a Roma

I candidati sindaco a Roma

Tra quindici giorni si aprono a Roma i seggi per scegliere il nuovo sindaco e la campagna elettorale procede sbiadita. Verrebbe da dire ‘stanca’ quasi che i candidati, ad eccezione del ‘marziano’ Calenda, in fondo in fondo non ci credano più di quel tanto.

Il designato dal centro destra Enrico Michetti (“Michetti chi?” è lo slogan scelto dal suo entourage per i manifesti elettorali) sta passando alla storia per il candidato che rinuncia all’ultimo momento ai confronti pubblici. Ha già inanellato tre ‘defaillance’. Virginia Raggi, fiera della sua scelta di ripresentarsi ma senza l’entusiasmo del partito di riferimento, continua a parlare di una Roma che non esiste se non nella sua testa. Ultimo caso: l’elogio di una stazione Tuscolana riqualificata ma sbugiardata il giorno dopo dalle fotografie del degrado e del caos che regna intorno al polo ferroviario. Roberto Gualtieri, Pd, getta sul piatto il peso della sua esperienza di ex ministro dell’economia e quello del partito di riferimento (“C’è Roma da fare” lo slogan della sua campagna) ma l’impressione è che si muova ingessato e che l’automatismo di un voto derivante dallo schieramento d’appartenenza non sia poi così automatico.

L’unica novità della campagna è offerta dall’attivismo di Carlo Calenda (“Roma sul serio” il suo slogan). In campo già da quasi un anno, pur non contando sull’apparato di un partito, vanta una conoscenza dei problemi della capitale che gli altri candidati non sembrano avere e visita giorno dopo giorno tutti i quartieri. Ha idee chiare sul mondo del no profit; i suoi simpatizzanti cercano voti porta a porta come si faceva un tempo. Persino in agosto non si è risparmiato battendo gli stabilimenti balneari frequentati dai romani.

Gli ultimi sondaggi disponibili non sembrano però premiare la generosità del leader di Azione. Secondo l’istituto IZI che ha intervistato tra l’8 e il 9 Settembre oltre mille romani, meno di un punto percentuale separerebbe Enrico Michetti da Roberto Gualtieri. Il candidato del centrodestra sarebbe al 25,9 per cento e quello del centrosinistra si fermerebbe al 25. La sindaca Raggi, secondo l’analisi riportata dal Corriere della Sera, sarebbe al 20,7 e Carlo Calenda si attesterebbe al 18,4 per cento. Secondo un altro sondaggio SWG invece Calenda avrebbe superato la Raggi portandosi a ridosso di Gualtieri. Percentuali però da prendere con le pinze per l’estrema volatilità della campagna: a due settimane dal voto oltre il 38 per cento di romani non ha ancora deciso.

Governare la capitale non è una passeggiata: lo abbiamo visto in quest’ultimo mandato grillino nato con rivoluzionarie intenzioni di rinnovamento e naufragato in una politica di decrescita infelice dove la riqualificazione di alcune aiuole in centro città merita tweet entusiasti della maggioranza in Campidoglio mentre i cassonetti trasudano immondizia ed un buon servizio di mezzi pubblici rimane una chimera.

Cosa è mancato sino ad ora in questa campagna elettorale? Sicuramente una dimensione ideale anche nella ‘piccola politica’ che permetta a chi si impegna di mantenere un orizzonte ampio nella sua azione. Come scriveva in tempi non sospetti don Luigi Giussani: “il problema è una sincera dedizione al bene comune e una reale e adeguata competenza”. Bene comune che non è la sommatoria di interessi ma la faticosa ricerca di una sintesi tra posizioni lontane. Ma chi ne parla? Meglio, una volta eletti, procedere a smantellare quanto fatto sino ad oggi

Sicuro test di quanto scritto è lo scarso interesse dei partiti per quello che una volta era definito ‘voto cattolico’. I candidati sono pochissimi e molti gli esclusi all’ultimo momento. Evidentemente le segreterie considerano ormai scarso il peso di quel mondo. In una capitale, cuore del cattolicesimo, dove la frequenza alla Messa domenicale non raggiunge il 18 per cento (c’è chi garantisce che la percentuale sia ancora più bassa). Ma d’altro canto al cinico e borghese rassegnato disimpegno o allo sterile lamento del “è tutto un magna magna”, cosa opporre se non una rinnovata passione per l’uomo. Ed a sua volta questa da quale terreno potrà mai germogliare?

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