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Cultura

IL TEMPO

LIVIO GHIRINGHELLI - 10/02/2022

tempoL’organizzazione del tempo in passato, presente e futuro ha tormentato l’umanità per millenni. Che cos’è innanzitutto? Come se ne può arrestare l’implacabile avanzata? Se ne può rovesciare la freccia? Ha un’esistenza propria o si configura nei termini di un’illusione? È sempre potuto scorrere in modo armonico e costante negli angoli più remoti dell’universo come nelle dimensioni subnucleari?

L’uomo è stato posto davanti ai grandi corpi celesti che ruotano in perfetta armonia; riti, sacrifici, atti di sottomissione hanno cadenzato la vita di intere civiltà, attribuendo alla divinità i meccanismi del movimento, l’apparire della luce, la regolarità dell’alternarsi delle stagioni; il potere veniva affidato ad astronomi e sacerdoti a garanzia del ripetersi ciclico dei fenomeni. È necessario oltretutto che sulla scala dei tempi infinitesimi rispetto ai processi cosmici l’angolino di universo da noi occupato ci appaia pacifico e tranquillo. Di contro sta la consapevolezza della nostra precarietà, della fine ineluttabile che attende ciascuno di noi e ci rende drammatico lo scorrere del tempo. Si è coscienti che per noi non si alternano morte e rinascita, la fine corrisponderà a una retta spezzata.

Nel passato della storia filosofica Parmenide dichiarava l’avvenire un’illusione di fronte all’immutabilità dell’essere. Platone riservava il tempo come passato, presente e futuro al solo mondo materiale imperfetto e corruttibile. Aristotele distinguerà il tempo ciclico definito dal movimento perfetto e regolare delle sfere celesti dal primo motore immobile collocato nell’eternità. Agostino recupererà invece il concetto di tempo individuandolo nella successione di stati di coscienza.

Nel tempo che ci appartiene i ricordi comprendono lo spazio e il tempo in cui sono stati vissuti; il nostro cervello elabora processi temporali anche in assenza di percezioni esterne. Il tempo soggettivo risulta ben diverso da quello misurato con l’orologio. Le nostre emozioni possono dilatarlo o comprimerlo a dismisura. La memoria è plastica rivivendo gli episodi con l’aggiungere o togliere qualcosa rispetto all’esperienza d’origine. Anche la relazione col futuro accompagna le nostre giornate con l’immaginazione, le aspettative, le paure, anche se non confessate.

I meccanismi che presiedono ai cicli circadiani ci appaiono programmati biologicamente. Per ingabbiare comunque il tempo ecco meridiane e calendari precedere gli orologi meccanici. Clock (in inglese l’orologio campana) nell’Europa dell’Alto Medio Evo scandiva la vita delle comunità (giorno e notte, feste o adunanze politiche, incendi, attacchi nemici ecc.). La precisione dei movimenti meccanici rese possibile una suddivisione molto accurata del tempo. Il trionfo del tempo si ha con l’avvento della rivoluzione industriale. Oggi qualifichiamo il tempo come fosse assoluto. Nel 1687 Isaac Newton dichiarava: “il tempo assoluto, vero, matematico, in sé e per sua natura senza relazione ad alcunché di esterno, corre uniformemente e con altro nome è chiamato durata”.

E per descrivere le leggi del moto Newton immagina lo spazio e il tempo come assiomi assoluti. Spazio e tempo diventano contenitori eterni e incorruttibili. Il tempo assoluto diventa totalmente indipendente dalla materia cosmica, per cui George Berkeley, filosofo contemporaneo, lo accusa di avere reintrodotto la metafisica nella scienza. Onde, come implicazione possibile, la simultaneità degli eventi. Solo che nei primi anni del Novecento la teoria della relatività con Einstein assesta un colpo durissimo al tempo assoluto. È perduta anche la sua indipendenza dallo spazio. Spazio e tempo strettamente collegati fra loro, dipendono entrambi dalla velocità dei corpi.

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