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Apologie Paradossali

DISTRIBUZIONE DEI TORTI

COSTANTE PORTATADINO - 17/06/2022

urne-vuote(S) L’unica interpretazione possibile del momento presente della politica italiana evoca una sola parola: caos. Vi sfido a smentirmi, trovandoci un filo di razionalità.

(C) Raccolgo la sfida, cercando di tornare al titolo della nostra rubrica: apologie, cioè difese di fronte al tribunale dell’opinione pubblica, e paradossali, cioè contrarie all’opinione dominante. I possibili colpevoli sono due: i partiti e gli elettori. Cominciamo con ammettere i principali errori di ciascuno.

(O) Quello principale dei partiti è di aver definito la propria identità non in base a valori ma al successo della  comunicazione contingente, misurabile dai sondaggi d’opinione. Parallelamente quello degli elettori è di esprimere la propria inclinazione elettorale non per la condivisione dei valori e del progetto di società sostenuto dal partito, ma come reazione all’ultima difficoltà palesata dalla società o dall’economia, per esempio la sicurezza, o la presenza di immigrati o l’aumento delle bollette o le restrizioni anti-Covid, solo per menzionare le circostanze più recenti. La disaffezione alla politica e l’astensionismo diventano inevitabili.

(C) Il grande cambiamento, descrivibile come il tracollo della politica, avviene in Italia tra l’89 e il ’92, tra la caduta del muro di Berlino, la fine dell’Unione sovietica, l’inizio della globalizzazione finanziaria e, per l’Italia, l’accentuarsi della deindustrializzazione, infine, ultimo in ordine di tempo e forse d’importanza, Tangentopoli. Il cambiamento sociale e culturale, molto più che l’azione della magistratura, anch’essa orientata più sul contingente che guidata da un vero progetto di risanamento della politica, travolse i partiti tradizionali, ancorati a quel mondo immobile di classi sociali definite, attraversato, ma non contestato dall’interclassismo cattolico. Quelli nuovi, Lega Nord e Forza Italia, vincendo le elezioni del 1994, dettarono il criterio dell’alternanza e della contrapposizione, convenzionalmente definita destra-sinistra, chiusa alle collaborazioni istituzionali, possibili persino al tempo della guerra fredda. Il colpo definitivo venne dalla crisi finanziaria del 2011 e dalla chiamata al governo di Monti, capo non eletto di un governo di emergenza.

 Da quell’emergenza non siamo ancora usciti, nonostante il prezzo pagato specialmente dalla piccola e media impresa e conseguentemente dalla classe media che cessa di essere l’ago della bilancia politica e sociale dell’Italia e diventa il brodo di coltura dei risentimenti e degli estremismi culturali, fino al diluvio di populismo delle elezioni del 2018. Tutto ciò è colpa dei partiti o non piuttosto della debolezza e dell’opportunismo di tutte le forze sociali, di quella realtà che siamo soliti chiamare società civile?

(S) Questo non significa che la colpa sia degli elettori. Nello stesso periodo la Germania ha superato i problemi della riunificazione, la Francia ha trovato un nuovo partito e un giovane leader capace di riconfermarsi, la Spagna non è stata affossata dal separatismo catalano. Le loro strutture istituzionali hanno contribuito a conservare un po’ meglio delle nostre la funzione di rappresentanza ideale dei partiti.

(C)  Non intendevo dare loro la colpa. Il rifiuto di partecipare ai referendum sulla giustizia non lo imputo all’elettore, che pensa: ma se non sono capaci i partiti di decidere, perché dobbiamo farlo noi, che non abbiamo elementi sufficienti per arrivare ad una certezza. L’assenteismo al referendum è stato sconvolgente in termini di percentuale, ma altrettanto si può dire delle elezioni amministrative, che riguardano direttamente la vita dei cittadini.

(S) Come spieghi che queste elezioni sembrano archiviare definitivamente anche il tentativo controcorrente del Movimento Cinque Stelle?

(C) M5S originariamente rifiutava la forma-partito per mantenersi in quella di movimento. La sua trasformazione in partito “normale” lo ha trascinato al tracollo del consenso.

Solo una ripresa di capacità di giudizio e d’intervento di tutte quelle componenti della società che usiamo chiamare “corpi intermedi”,  dai sindacati al terzo settore, dalle Chiese alla cultura, dai mass-media alle università e alla scuola, dai produttori ai consumatori, potrà rilanciare il sistema politico in una dimensione di razionalità e di servizio ai bisogni delle persone, ancorando partiti ed elettori a valori reali  al posto delle inclinazioni contingenti e opportunistiche, esaltate dai sondaggi d’opinione.

 (S) Sebastiano Conformi  (C) Costante  (O) Onirio Desti

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