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L'antennato

RAI AHI AHI

STER - 19/05/2023

raiAd ogni cambio di governo, segue immancabilmente un rimescolamento – più o meno sostanziale – nei posti di comando della Tv di Stato, dall’ad giù giù fino ai conduttori dei programmi di seconda serata. Non fa difetto a questa regola il Governo Meloni, che – a quanto pare – stavolta è deciso a fare un repulisti addirittura più incisivo del solito.

Le tre reti Rai e le varie direzioni che le sovrintendono si sono sempre prestate a una diversificazione di padrinati politici: RaiUno governista purchessia, Raidue prima socialista, poi di centro-destra nell’ultimo venticinquennio, Raitre di centrosinistra dagli anni ‘80, con una spruzzata grillina negli ultimi tempi. E poi l’infinita pletora di poltronissime per accontentare tutti: da Rai Parlamento alle Radio, dalle Teche alla direzione di San Marino TV, di cui si favoleggia un gran bene. Ma a questo giro, come si diceva, sembra farsi avanti praticamente ovunque un “monocolore sovranista”, senza dimenticare che la base è già comunque buona, considerando che l’attuale assetto è in sostanza quello deciso dal governo giallo-verde, con poche modifiche apportate durante la fase politica successiva.

Come sempre quando si apre la stagione delle nomine, divampa tra i giornalisti il dibattito se la cosa sia giusta o meno, e se soprattutto questo “ricambio” – sempre spacciato da chi lo impone come l’agognata rivoluzione che premia il merito e allontana la faziosità – sia utile a livello di indottrinamento dell’opinione pubblica.

A giudicare dai continui rivolgimenti elettorali cui si è assistito nelle ultime tre elezioni, in cui si è passati dal 40% del Pd di Renzi, al 30% pentastellato, per finire alla marea nero/verde del 2022, verrebbe da dire di no, mentre verrebbe da dire di sì, se si considera l’attenzione e la fatica che immancabilmente il governante di turno mette nell’occupare le caselle della Tv di Stato.

Tacendo delle poltrone di comando – quali le testate giornalistiche, quelle di genere (che hanno sostituito le direzioni di rete), il CdA e l’Amministratore Delegato, ben più importanti, ma molto meno visibili – quale sarà “il volto” che tra un quiz e uno show amarcord, un talk di costume e uno di politica, assumerà la nuova Rai a trazione “patriottica”?

I palinsesti autunnali sono ancora di là da venire, ma già fa rumore la vicenda di Fabio Fazio, che lascia l’azienda di Stato dopo quarant’anni di carriera (vent’anni solo di “Che tempo che fa”) e nonostante gli ottimi risultati di ascolto su Raitre. Al conduttore savonese era stato proposto, per avere il rinnovo del contratto, di rinunciare alla parte politica del suo talk e dimezzare i costi; impossibile per lui accettare queste condizioni, quindi ecco l’approdo nel gruppo Discovery, che ospita già da tempo Maurizio Crozza.

Se la sta vedendo maluccio – ma ha comprovate capacità di navigazione – Lucia Annunziata, rea un mesetto fa di aver sbottato in diretta contro la ministra Roccella. Anche Report di Sigfrido Ranucci sembra sul filo della non conferma e qualcuno ipotizza che per impoverire la rete, persino il programma di punta “Chi l’ha visto?” potrebbe essere spostato sul primo canale.

Fin qui Raitre, e sull’ecumenica RaiUno? Da queste parti persino Amadeus, colui che negli ultimi anni ha rilanciato Sanremo, sarebbe messo in discussione nel suo doppio ruolo – potente, forse troppo – di conduttore e direttore artistico della kermesse. La sua colpa pare sia quella di aver chiamato nel cast festivaliero troppi cantanti “fluidi”, quelli con lo smalto e gli orecchini anziché la cravatta: peccato imperdonabile, per una rete che vuole difendere le italianissime buone maniere dei bei tempi andati. Dato per entrante al quiz preserale “L’Eredità”, al posto dell’incolpevole Flavio Insinna, ci sarebbe il noto doppiatore ed ex comico Pino Insegno. Di lui si è scritto che frequenta assiduamente Palazzo Chigi negli ultimi mesi (“ci vado perché fanno il caffè buono” avrebbe risposto alla domanda maliziosa di un cronista appostato in piazza Colonna), di certo lui ha presentato di recente alcune kermesse elettorali di Fratelli d’Italia, pare con tanto di baciamano, in quel di Ancona, alla Presidentessa del Consiglio.

Nei lunghi e ovattati corridoi della Rai di Milano e Roma l’eccitazione è palpabile. Oltre a un Milo Infante sicuro di mettere il cappello su spazi più prestigiosi nella sua Rai2 – rete che ha offerto alla Patria soltanto pochi mesi fa addirittura il direttore del proprio TG Gennaro Sangiuliano, oggi Ministro della Cultura – si parla di Luca Barbareschi nuovo intestatario di una seconda serata sul Tre; si vocifera poi di un possibile ritorno in viale Mazzini di Massimo Giletti, nonché di un arrivo da Mediaset di Nicola Porro e Paolo Del Debbio; si fa ricorrente anche il nome dell’opinionista TV Hoara Borselli, che in questi anni ha fatto esperienza nei mille talk di Retequattro. Tra i giornalisti sono in aumento le chance per Manuela Moreno, che conduce il Tg2 Post, mentre fra le “star” parrebbero messe bene Nunzia De Girolamo (oggi conduttrice, ma fino all’altro ieri deputata), Serena Autieri e persino Claudio Lippi.

Quando è la destra a dare le carte, per la Rai girano sempre i nomi di Pietrangelo Buttafuoco e Marcello Veneziani, che però al dunque non quagliano quasi mai: vedremo questa volta.

Lo spoil-system non riguarda naturalmente solo i programmi più in vista: il manuale Cencelli viene applicato con rigore anche alle rubriche più laterali. Ad Agorà (di mattina su Raitre) dovrebbe approdare una coppia di conduttori in quota Lega-FdI, mentre il talk del pomeriggio di RaiUno sarà affidato a una conduttrice neutra, cioè che non si interessi e che soprattutto non parli di politica: insomma, una precisa scelta politica.

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