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Opinioni

QUALCOSA NON QUADRA

ROBERTO GERVASINI - 30/11/2012

Qualcosa non quadra nei numeri e nelle tesi sulla crisi dei partiti in Italia. I risultati delle elezioni in Sicilia, con altissime percentuali di astensionismo, nonché i sondaggi quotidiani che confermano una disaffezione degli italiani verso i partiti politici, fanno a pugni con l’indubbio successo di votanti e di raccolta fondi nelle primarie della Sinistra. Le televisioni di Stato hanno dato, è vero, un sostanzioso contributo al successo, ancora la domenica pomeriggio coi seggi aperti, con Camusso (CGIL) che faceva dichiarazioni di voto, e Rai 1 e Rai 2 puntuali nell’immediato dopopranzo. Pareva di essere a Ballarò quando la Polverini fu ospite in trasmissione ben dodici volte, prima di diventare presidente della Regione Lazio, ed Emma Bonino mai. Un cappotto mediatico. Pensando alla partecipazione della gente al voto a Varese, si ricorda anche, son giusti trascorsi vent’anni, la straordinaria performance della Lega Alpina Lombarda che con una lista pirata, composta di valdostani più che di lombardi, fece eleggere due consiglieri comunali con oltre il 5% dei voti, sottratti alla Lega Nord. Si esagera, si sbaglia da soli, anche senza aiuto mediatico.

“Riconosciamo tutto ciò che hanno di sacro i diritti individuali, ma crediamo non si abbiano diritti senza doveri, crediamo che il diritto di giudicare implichi il dovere di conoscere, e che il primo dovere di chiunque è chiamato a decidere col proprio voto le sorti del Paese sia quello di procurarsi le nozioni indispensabili per sapere ciò che fa”. Ecco quanto affermava in Parlamento il Ministro Giuseppe Zanardelli, trent’anni prima del 1912, cent’ anni fa, quando fu concesso il suffragio universale (votavano solo i maschi sopra i trent’anni). “ Sapere ciò che fa”.

Giovanni Giolitti sostenne il suffragio universale per puro calcolo elettorale e se a sinistra Gaetano Salvemini e Giuseppe Emanuele Modigliani avevano fatto del suffragio universale una bandiera, Filippo Turati la pensava diversamente: “Il suffragio universale creerà, specialmente nel Mezzogiorno, nuovi contingenti elettorali ebeti, corruttibili, raggirabili al servizio del padrone medievale e dei ciarlatani”. Disse proprio ciarlatani.

Si andava a consegnare i “cafoni” nelle mani della mafia. Le mafie sono qui da noi. Filippo Turati temeva inoltre che col suffragio universale ed il voto concesso anche agli analfabeti, il partito socialista potesse perdere voti.

Esiste quindi un problema di cultura ed informazione, problema che Umberto Bossi aveva giustamente sollevato quando, suo figlio Renzo ancora alle elementari, chiedeva esami pubblici per gli stranieri residenti ed occupati al fine di concedere cittadinanza e voto. Esami di italiano e di diritto. Da anni era già stata cancellata una materia scolastica, l’educazione civica.

Se gli stessi esami caldeggiati dal Senatùr dovessero esser estesi e sostenuti anche dagli aventi diritto al voto, in Italia cosa accadrebbe? Poche domande occorrono: cosa fa il Parlamento? Ed il Governo? La Costituzione cos’è? Chi nomina il Presidente del Consiglio? Cosa fa il Presidente della Repubblica? Chi da incarico a qualcuno di tentar di formare un Governo?

A differenza di cent’anni fa non sarebbe più il censo, il patrimonio, il reddito, il reato di fallimento, il sesso femminile la discriminante, sarebbe l’ignoranza, la bocciatura agli esami.

Giulio Andreotti molti anni addietro, viste le alte percentuali di schede nulle ed annullate per errore, chiese come mai un ragazzo di quattordici anni dovesse sostenere un esame per ottenere la patente di guida per girare in motorino mentre chiunque poteva fare danni sbagliando a votare, disinformato, impreparato, incapace ed impunito. La Dc ha governato decenni. Oggi l’analfabetismo di ritorno è problema grave. Gli italiani presi in toto non conoscono bene neppure la propria lingua. Le frasi ipotetiche sono montagne. Ma se la felicità anche solo terrena è lo scopo di una vita, pensando che il congiuntivo è una malattia degli occhi e che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e che la sovranità appartiene al popolo, come recita l’art. 1 dei Principi Fondamentali della nostra Costituzione, si vive felici e contenti.

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