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Attualità

SACRO MONTE, UN PIANO DELLA MOBILITÀ

OVIDIO CAZZOLA - 17/05/2013

Congestione, proteste, progetti privi del coordinamento necessario. È ormai una storia decennale di errori e di inerzia.

Tutto è cominciato nel 1952 quando la maggioranza del Consiglio comunale, su proposta della Giunta dell’epoca, decise di non rinnovare il contributo alla SVIT che gestiva il sistema tramviario e di funicolare per il Sacro Monte.. La salita era ormai possibile con gli autobus e con i mezzi privati.

Negli anni ’90 la nostalgia per la funicolare convinceva la maggioranza del Consiglio a ripristinarla

Con un progetto sbrigativo che portava l’autobus fino alla stazione di base della funicolare. Con la necessità di ampliare costosamente la galleria tramviaria sotto la collina del Gaggio e di allargare il tracciato prima percorso dal solo tram. Rinunciando, senza opere particolari, a creare una più semplice linea di trasporto tramviario moderno.

È da qui iniziata una indecente concorrenza fra autobus e funicolare con le passività che conosciamo per il funzionamento della funicolare. Con la tentazione ricorrente di chiuderne definitivamente il servizio.Ma la questione di fondo è diversa.

Si tratta di riconsiderare l’importanza di S.Maria del Monte. Quale è la sua storia, le ragioni del suo richiamo. La sua storia, superati i secoli del suo ruolo militare, è intrisa di ascendenza spirituale, di richiamo religioso. Intorno al Santuario e alla presenza delle Romite è nato un abitato.

Alla fine dell’800 si è andata consolidando una presenza alberghiera che si estenderà poi al Campo dei Fiori con gli investimenti della Società Grandi Alberghi di Milano presieduta da Tito Molina. Le bellezze del luogo e dei suoi panorami iniziavano a produrre grande attrazione. Molina presiedeva anche la SVIE, la società che gestiva il trasporto tramviario e che realizza le funicolari. La funicolare per il Sacro Monte assicurava, e assicurerebbe ancora oggi, una salita delicata e rispettosa dei luoghi, diversamente dalla modalità più offensiva e prepotente degli autobus e dei veicoli privati.

Ma si devono sottolineare e riconoscere gli aspetti che ne riducono l’utilizzo. Cito i più evidenti oltre a quello della concorrenza degli autobus per piazzale Pogliaghi e dei veicoli privati:

-          la necessità di dover raggiungere con il bus la stazione di base

-          il costo del biglietto

-          l’attività limitata

-          la mancanza di un collegamento con scala mobile fino alla vicinanza del Santuario

-          la scarsa offerta di attrattive della parte di abitato più vicina all’arrivo.

È necessario superare le inerzie, le ‘pensate’ improvvise per fare notizia. Evitare decisioni che stupiscono per la loro inadeguatezza e i danni permanenti che produrrebbero come l’incredibile autosilo alla Prima Cappella. Localizzato improvvidamente su una curva presso l’Immacolata. Anche le proteste nelle scorse settimane dei gestori di punti di ristoro al Sacro Monte nei confronti del Comune di Varese per le numerose (giuste) contravvenzioni comminate alle auto in sosta fuori dai parcheggi esistenti, ancora una volta ripropongono con urgenza la necessità di uno studio accurato e completo dei problemi di accesso alla nostra più cara montagna.

Che parta dalla realtà dei valori e delle esigenze presenti.

Nonostante le carenze che abbiamo ereditato è certo possibile:

-           limitare l’accessibilità dei veicoli privati ad un massimo accettato, prescritto più a valle con avviso elettronico;

-           favorire con modalità preferenziali nei giorni di sabato e domenica l’accesso con la funicolare.

Ma occorre un Piano completo e coerente dei sistemi di accesso e di sosta per raggiungere Santa Maria. Rispettandola.

E, con gli aspetti di compatibilità economica, considerare anche la possibilità di un ripristino attrattivo di un sistema tramviario moderno, a partire dalla città., come in Europa si sta riprendendo a fare.

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