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Cultura

IL SAN SIRO TRASCURATO

GIUSEPPE TERZIROLI - 26/07/2013

È quasi un luogo comune affermare che l’Italia è troppo ricca di patrimonio artistico e inoltre che quello celato negli archivi e depositi dei musei, quindi invisibile al pubblico, rappresenta la maggioranza della massa d’arte realmente disponibile.

Ci occupiamo oggi invece di un edificio, meglio di un contesto che è assolutamente e fortunatamente nascosto alla vista quotidiana di centinaia di persone, che transitano sulla provinciale che dal Gaggiolo porta a Viggiù: l’antichissima chiesa di San Siro alla Baraggia.

Circondata da un gruppo di case contadine ha il pregio, come per le altre chiese varesotte del periodo che va dal Romanico al Cinquecento, di collocarsi in una verde campagna, pressoché aperta e ancora intatta, che dovrebbe viepiù stimolare un obiettivo di recupero e valorizzazione.

Negli anni Settanta e Ottanta del Novecento San Siro era nel mirino di coloro che furono gli autori del miracolo del recupero di tanti gioielli dell’arte provinciale, Santo Stefano di Bizzozero, Santa Caterina del Sasso, Sant’Imerio a Bosto, il Monastero di Torba, solo per citare alcuni dei molti esempi. Sono nella mia memoria vivi i ricordi degli appelli e delle visite in loco di Bruno Ravasi, Mario Ravasi, Silvano Colombo, Luigi Zanzi, Mario Miglierina, Walter Roccato, unitamente ai più sensibili cultori della storia dell’arte della nostra provincia, perché si ponesse fine a un dissesto. Negli anni Ottanta si pose mano a un primo ciclo di lavori, che ha salvato la Chiesa dal massacro finale.

Ora però ancora più rapidamente serve un miracolo; se l’edificio si fosse trovato oltre confine (in linea d’aria pochi chilometri) forse ciò sarebbe già avvenuto.

L’abside porta una interessantissima affrescatura, secondo lo schema della teoria dei Santi che circondano la Vergine e nel catino absidale troneggia Gesù Cristo Pantocratore con ai lati gli Evangelisti, risalenti al XV/XVI sec.

Non mi è noto se sia stato avanzato o progettato un piano di salvataggio. Il contesto viggiutese, attraverso le note di F. Rizzi e i rilievi dell’architetto Bregola, diffonde sulla rete le più recenti notizie al riguardo, in quanto le pitture necessitano di un operazione di restauro e la chiesa di protezione da chicchessia la possa deturpare e offendere. Ce lo ricordano anche i mitici Pompieri che hanno legato nella musica il centro di Viggiù alla memoria nazionale.

Noi ci uniamo a loro e a chiunque altro, Amministrazione in testa, vorrà fare di San Siro della Baraggia una delle mete risanate, non solo dal punto di vista turistico e artistico.

Il piano deve essere di tipo religioso. Quando un edificio viene riaperto con frequenza al culto non perirà e, se anche fosse fatto sulla nuda terra, senza fondamenta, sarà sostenuto dalle preghiere e dalle cure dei frequentanti. Quasi tutti gli edifici di culto simili sono arrivate a noi con il sostegno delle mura.

Le case circostanti, sopracitate e che anticamente costituivano la sede di un convento paiono lì pronte per fare una base di appoggio alla creazione di un centro anche di fede.

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