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Sport

LA GENIALITÀ DEI TIFOSI

ETTORE PAGANI - 10/10/2014

palazzettoLa folla dello sport. Eterogenea, varia, multicolore, calma o eccitata, fedele o infedele. Spesso anche spiritosa e purtroppo – a reparti fortunatamente più ridotti – improntata al teppismo.

Lasciamo da parte quest’ultima categoria; buttiamola via come si conviene al sudiciume. Le altre danno luogo ad una rassegna di situazioni l’una diversa dall’altra da primato.

Si pensi, per esempio, alla parodia di frasi degli striscioni riproposti anche in TV. A dir poco spesso geniali. Ben raramente offensivi (quasi mai) in un assortimento di espressioni burlesche, quasi sempre centratissime, più che indovinate e tali da rallegrare un ambiente così come dovrebbe essere sempre quello di contorno ad una manifestazione sportiva. Bene il calore, bene la passione, bene l’incitamento ma che sia chiaro che i tifosi, nel loro, se del caso, esasperante entusiasmo, questo vogliono essere: simpaticamente presenti.

Che certe frasi, per via della frequentissima ripetizione, siano diventate quasi usuali è pacifico ma è altrettanto pacifico che chi le ha inventate una certa genialità la doveva pur possedere.

 “Arbitro della mutua” nella sua iniziale ideazione niente male come “Candela de giazz” -indirizzato a San Siro ad un direttore di gara (gambe e braccia secchissime su una pelle bianco latte) corredata da quella divisa nera in giacca e calzoncini d’obbligo ai tempi.

Così come – sempre a San Siro su altro versante (quello ippico) quel “Palumbar” indirizzato ad un fantino che rimasto troppo in “fondo” al gruppo finendo battuto per un ritardo nello spunto finale. Spirito a buon mercato raramente offensivo ma sempre geniale e fonte di risate.

Un capitolo particolare merita la fedeltà. Particolare perché qui riusciamo volentieri a parlare di cose nostrane. Tanto per intenderci del pubblico del basket varesino. Senza nulla togliere agli altri ai tifosi, cioè, di tutti gli altri sport locali non v’è dubbio che il primo posto sul podio spetti ai patiti della nostra pallacanestro. Patiti, è il caso di dirlo, anche se, ovviamente, portati alla passione di una tradizione fatta da risultati echeggianti di gloria a 360 gradi. E, più ancora, consolidati dal fatto che a tali epocali situazioni si sia approdati partendo quasi dal nulla.

Un popolo quello del basket nato da un numero molto relativo di appassionati e andato, man mano, ingigantendosi fino a dar luogo ad un fiume di entusiasmo.

Una “folla” di tifosi ad incitare la squadra che non è “mai” mancata. E tanto meno nei momenti di crisi meno indicati a trovar consensi. E – ancora- quando le previsioni della strada verso un campionato non davano garanzie di tranquillità.

Ecco perché, dunque, anche oggi la fede non è crollata. Ancora oggi che la preparazione al campionato riserva all’immediato futuro più incognite che certezze.

Eppure anche oggi – appunto – la folla dei tifosi pronti a sorreggere la squadra raggiunge numeri che sembrano disinteressarsi di ogni incognita ignorando rischi e immaginando certezze. Non è cosa da poco. Questa è, limpida fedeltà. È la passione che genera la fedeltà. E allora, anche se loro, i superfedeli, saranno sempre in gran numero vi è solo da sperare che ottengano un meritassimo premio vedendoli con la gioia sui volti.

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