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Storia

“TUTTI FASCISTI”

MANIGLIO BOTTI - 24/10/2014

salutoEia Eia alalà, il grido di battaglia dei soldati greci ripreso da Gabriele D’Annunzio e poi adottato anche dalle milizie fasciste, è il titolo dell’ultimo libro di Giampaolo Pansa, un romanzo-saggio edito da Rizzoli che nelle inserzioni sui giornali viene pubblicizzato con la dicitura “La verità è che tutti eravamo fascisti o ci comportavamo come se lo fossimo”. Ma il giudizio, come del resto si evince anche leggendo il bel libro di Pansa – il giornalista-scrittore è nato nel 1935 a Casale Monferrato e dunque appartiene all’ultima generazione vissuta nel regime –, si lega a una realtà molto più complessa e sfaccettata, nonostante una dichiarazione tanto perentoria.

Giampaolo Pansa ricostruisce la storia del fascismo attraverso il racconto della vita di un personaggio d’invenzione, Edoardo Magni, agiato proprietario terriero con possedimenti tra Casale e la Lomellina, ufficiale nella Grande Guerra e testimone, al suo ritorno a casa, di una situazione di grave disagio, di crisi economica e di violente azioni di protesta da parte delle sinistre cui, infine, i fascisti sostenuti dagli agrari imporrano il loro ordine altrettanto violento. La figlia di Magni, compagna di liceo dello scrittore, anch’ella personaggio di fantasia, ormai attempata ma brava avvocata con studio a Casale, chiama Pansa e gli consegna un manoscritto del padre perché egli se ne occupi e ne tenga vivi la storia e il ricordo.

Magni è un personaggio letterario e l’espediente retorico cui ricorre Pansa per presentarcelo è già stato usato in altre precedenti opere dello scrittore casalese, ottimo conoscitore delle vicende della sua terra dagli inizi del Novecento alla fine della seconda guerra mondiale, e anche nei tempi immediatamente successivi e ancora sanguinosi. A questo ampio periodo Giampaolo Pansa ha dedicato – specialmente agli anni della Resistenza e della Repubblica di Salò – numerose opere che hanno suscitato livorose prese di posizione da parte di chi, da sinistra, ha sempre preteso di imporre una sua vulgata non contestabile e, soprattutto, non “revisionabile”. Pensiamo a libri come “Il sangue dei vinti” (2003) o “Sconosciuto 1945” (2005), documentatissimi, veri e propri lampi di verità per lungo tempo represse.

Se quest’ultimo lavoro non ha precisamente le caratteristiche del saggio storico ne mantiene però la forza della testimonianza: le vicende di Edoardo Magni, nato nel 1890, si intrecciano con quelle di personaggi realmente esistiti, a cominciare da Cesare Forni, un anarco-fascista “operoso” in Lomellina, reduce della Grande Guerra come Magni, ai conti Cesare e Giulia Carminati, a Cesare De Vecchi, allo stesso Benito Mussolini. Ma c’è di più, attraverso la storia di Edoardo Magni conosciamo anche i sentimenti di una persona e soprattutto le situazioni di un’epoca: le amicizie, i tradimenti, gli umori e gli amori. Per questo motivo riteniamo che la dicitura pubblicitaria “Eravamo tutti fascisti… ” sia un po’ forzata. Magni, per esempio, pur essendo un amico e un sostenitore di Forni, seguirà con un certo distacco l’avvento del regime fascista, vivendone poi con sempre maggior circospezione l’espandersi e detestandone alla fine gli orrori, come l’introduzione delle leggi razziali e la persecuzione degli ebrei che nella zona di Casale Monferrato rappresentavano una forte comunità.

Ci sono dei punti importanti, ma si vuole anche deboli, nelle vicende di Magni: Pansa ci parla diffusamente dei suoi amori, delle donne che l’hanno accompagnato e in qualche modo istruito (tuttavia è piuttosto reticente sulla figura della moglie legittima, la donna che darà alla luce la sua unica figlia, l’amica di Pansa…). Nel complesso la figura di Edoardo Magni è quella di un uomo attento, un finto “non intellettuale”, un uomo pratico e nello stesso tempo capace di minare la praticità e l’utile con azioni imprudenti e coraggiose. Leggendone la storia si ha quasi l’impressione che Pansa – lontano da Magni per età, ovviamente, per censo e per cultura – abbia voluto creare una sorta di alter ego, un personaggio con i pregi (e i difetti) dell’uomo vero; un navigatore nei flutti di grandi e tragici eventi, pubblici e privati. Insomma un formidabile testimone della vita.

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