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Sport

TEMPI GRAMI

ETTORE PAGANI - 04/12/2014

pozzeccoLa stoffa della camicia rossa dei garibaldini doveva essere più resistente – molto più resistente – di quella dell’allenatore della Openjob letteralmente disintegratasi sulle furie di uno scalmanato Pozzecco.

Non c’è confronto. Le rosse del barbuto così detto generale quasi resistevano alle baionette ed ai proiettili borbonici e difficilmente sarebbero rimaste soccombenti rispetto agli strappi di un assatanato coach esaltato, fin troppo, ai bordi del campo prima di avviarsi allo spogliatoio. Né potrebbe essere adeguato il consiglio per Pozzecco di supplire con una modifica dei colori.

Inadeguato, motivi politici a parte, proprio per ragioni di stoffa. Non è il colore che fa la storia ma la stoffa, appunto!

Quel che conta, piuttosto, è la speranza che il Poz non abbia pensato di tenersi qualche lembo bianco della sua ex camicia per sé perché gli potesse servire – visti i non esaltanti risultati – anche da bandiera.

* * *

L’auspicio di un contagio in “melius” conseguente al buon inizio del campionato di basket della Openjob, dopo un pre campionato per niente lusinghiero, ha sortito esito decisamente negativo. S’era sperato che il miglioramento investisse anche i rendimenti delle farfalle bustesi che, al contrario, stanno incontrando sul loro percorso talune difficoltà certo più consistenti rispetto a quelle della scorsa annata.

Nessun contagio, quindi, anzi una flessione anche – e proprio – nella pallacanestro orientatasi al peggio. Nell’insieme un peccato. Alti e bassi (più i secondi dei primi) nella maggioranza dei settori del nostro sport dal basket alla pallavolo, dall’ippica al hockey su ghiaccio al calcio e via, tristemente, di seguito.

Piove, insomma, un po’ su tutto. E non solo dal punto di vista meteorologico.

* * *

Falce duramente calata su Carolina. Una punizione non da ridere comminata dalla giustizia sportiva che, in fatto di complicità con il fidanzato, non pare averle riconosciuto attenuante alcuna.

Si è detto che lo ha non solo occultato ma anche aiutato nelle sue azioni di depistaggio. E s’è anche detto che avrebbe dovuto denunciare l’antisportivo comportamento dell’ex campione.

Carolina ha sbagliato e la giustizia ha colpito. Nulla da dire. Ma un conto è puntare il dito (e … la falce) contro l’eventuale favoreggiamento altro è non riconoscere la maggior difficoltà nel riferire in merito agli organi competenti.

A parte la normale difficoltà da superare una certa omertà nel “deferire” era presente un altro ostacolo decisamente più consistente quello dei sentimenti, del legame ad una persona amata.

Insomma si sarebbe dovuto prendere in esame tutto questo come attenuante della pena.

Anche perché non è logico che la giustizia sportiva debba colpire in maniera più severa di quella ordinaria che non si è mai sognata di comminare pena alcuna alle madri, spose, sorelle di mafiosi e dintorni colpevoli di averli aiutati, più ancora favoriti, pur nella più ampia conoscenza delle loro attività, e nel più ampio silenzio diventato rumore solo negli schiamazzi ed insulti diretti alla forza pubblica giunta al momento dell’intervento.

Giustizia sportiva, dunque più severa dell’ordinaria? Pare decisamente eccessivo.

Perderemo certamente una campionessa. Ma stando nei limiti della giusta punizione che non prevedeva, certo, una Carolina a livello delinquenziale.

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