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Attualità

L’ASL NELL’EX SANT’AMBROGIO: ASSURDO

CESARE CHIERICATI - 30/01/2015

collegioAmbrogio Vaghi nell’ultimo numero di RMFonline ha chiuso il suo intervento dedicato alla risistemazione di Piazza Repubblica ponendo alcuni interrogativi di fondo sulla spinosa questione. Spinosa perché si trascina da tempo immemorabile, da prima dei peggiorativi interventi degli anni ’80-’90 culminati nell’abbattimento del vecchio mercato coperto, nella costruzione delle Corti, architettonicamente di rara bruttezza, nello scavo del grande parcheggio, nella desolata spianata di vuoto fra i due estremi della piazza, insomma un classico “non luogo” che ora si cerca in qualche modo di correggere tenendo conto dell’esistente.

Al primo “paletto” di Vaghi relativo al recupero o meno della Caserma rispondo che bisogna prendere atto delle decisioni della Sopraintendenza che ne impone, almeno in parte, la riqualificazione. Giusta o sbagliata che sia, la scelta va accettata per evitare la riapertura di un contenzioso infinito e conseguente definitiva cronicizzazione del degrado attuale. Detto questo credo tuttavia che l’allarme dell’architetto Mario Botta sui costi del risanamento (“sarà un bagno di sangue”) vada preso molto seriamente e qui la parola passa doverosamente a tecnici possibilmente imparziali.

Al secondo “paletto” relativo alla costruzione di un nuovo teatro, in simultanea o quasi con la sistemazione della piazza, rispondo sì. Sì perché i varesini aspettano un teatro, degno di tale nome, dal lontanissimo 1953 quando, nel civico disinteresse generale, venne abbattuto il Sociale di piazza Giovine Italia, dando di fatto inizio alla grande cementificazione della città. Quella del teatro, come del resto tante altre in città, è una strada lastricata di buone intenzioni e di occasioni gettate al vento come quella di fine anni sessanta che prevedeva un manufatto polifunzionale nell’area occupata dal parcheggio ACI alle spalle dei Giardini Estensi. Dimensioni, caratteristiche funzionali e disegno del nuovo manufatto devono essere suggerite da esperti veri e coordinate rigorosamente all’interno di piazza Repubblica, rilevando il posticcio ex Apollonio che comunque, nell’arco di oltre dieci anni, ha svolto un accettabile servizio ai cittadini.

Il terzo “paletto” di Vaghi non è meno spinoso dei primi due e chiama in causa l’ex Collegio S. Ambrogio sbrigativamente destinato dal masterplan alla completa demolizione per far posto a interventi di edilizia residenziale. Questione molto delicata perché il rischio di ripetere su scala più ampia un’operazione fallimentare come quella dei cosiddetti “giardini sospesi”, edificati accanto al Franco Ossola, è davvero dietro l’angolo. Servono sull’ex collegio, peraltro di qualità architettonica non eccelsa va detto, studi e riflessioni puntuali. È comunque da escludere, per evidenti ragioni urbanistiche, il ventilato trasferimento dell’ASL sulla collina del Montalbano. Sarebbe, forse su scala minore, la riproposizione dello stesso errore già commesso con il polo ospedaliero materno infantile di Giubiano.

Gli ultimi due ”paletti” pongono infine il quesito se le risorse finanziarie per sostenere il tutto debbano essere in toto di origine pubblica oppure se è lecito e magari anche auspicabile un do ut des coi privati. In cambio di risorse private per il teatro, per la caserma e l’arredo della piazza, la mano pubblica (Comune, Provincia, Regione) dovrebbe cedere terreni e adeguate volumetrie per edilizia residenziale di mercato. In linea di principio la cosa è lecita e può funzionare a condizione che il patto venga siglato alla luce del sole, al netto di speculazioni occulte, di favoritismi, secondo linee guida concordate e ferramente controllate nell’interesse generale dei cittadini. Non è esattamente quello che accade di solito nel bel Paese, la storia è lì a dimostrarlo, compresa quella di Varese naturalmente.

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