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Sport

FERRARI, CAMBIA SOLO IL COLORE

ETTORE PAGANI - 08/04/2016

ferrariIl bianco-rosso per quelli di Varese è sempre stato un simbolo d’amore. La nostra bandiera.

Nella Ferrari, però, non è che abbia cambiato molto tanto che sarebbe valso lasciare tutto come prima. Lasciarla rossa visto che come macchina non è cambiata per nulla: vedeva, prima, la coda delle Mercedes e continua a vederla mentre i suoi due alfieri fanno quello che possono ma senza riuscire a scrollarsi di dosso la superiorità dei consolidati avversari.

In un’era in cui la potenza delle macchine conta almeno al 90% sui risultati occorrerebbe ben altro che cambiare piloti! Tanto sarebbe valso, dunque, avere ancora alla guida Fernando Alonso che negli ultimi anni di gare prima del suo addio alla casa di Maranello aveva strappato, solo grazie alla sua classe, qualche piazzamento certamente più dovuto alla sua guida impeccabile che al valore della vettura.

Del resto anche l’epoca stupenda di Michael Schumacher era coincisa con la guida della vettura di gran lunga più forte di tutte le altre avversarie. Pronti via nelle pole e il migliore tempo era, puntualmente, della rossa del tedesco che altrettanto puntualmente si ripeteva in gara quando la coda della sua vettura era percepibile alla vista, semmai, solo dal suo fedele compagno di scuderia Massa. Ferrari sola e sempre sola al comando.

Ora non c’è campione del mondo che tenga. Visto che a Vettel rimane il compito di vivere solo di ricordi in compagnia di una più che legittima sindrome nervosa conseguente all’essere rimasto addirittura a piedi nella prova del Bahrain.

 Se si dà per scontato – come scontato deve essere – il criterio di una netta e decisiva dipendenza dei risultati dal valore delle vetture come più sopra si è avuto modo di dire Schumacher ha disposto certamente della vettura migliore ai tempi delle sue vittorie.

A proposito di ciò molto immodestamente ci permettiamo di non concordare con il parere di Jean Todt. Su richiesta di un cronista circa la somiglianza di Vettel a Schumacher quanto a valore la risposta del tecnico fu chiusa in poche righe nelle quali si diceva che Vettel poteva assomigliare a Schumacher solo nel passaporto in quanto entrambi tedeschi.

Non ci pare esatto ritornando a quello che più lungamente sopra si è sottolineato.

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